Guardiamo questo video (26.09.2022)
Un’ondata di calore di oltre 700 gradi investe Giove
Secondo INAF : -"L’origine delle aurore su Giove è simile a quella terrestre. Si tratta dell’interazione delle particelle cariche del vento solare con il campo magnetico del pianeta e con gli atomi che compongono la sua atmosfera. Nel caso di Giove si tratta di un fenomeno permanente, in grado di fornire calore costante al resto del pianeta. L’ondata di calore, però, secondo le ipotesi sarebbe stata innescata da un eccesso di energia eccezionale. Un potente impulso di plasma di vento solare avrebbe impattato il campo magnetico di Giove, aumentando il riscaldamento dell'aurora e costringendo i gas caldi a espandersi e a riversarsi verso l'equatore"- viene da domandarsi se una potente eiezione di massa coronale (ECM) del Sole, forse di massimo grado (G5), non abbia colpito Giove e innescato il fenomeno.
Se questo fosse il caso, come ragionevolmente viene da supporre, ci si domanda come mai le stagioni di caldo intenso che si realizzano sul nostro pianeta Terra non siano attribuibili a tali ECMs e si sostengono invece quasi esclusivamente le ragioni dell'effetto serra, invece di indagare anche su una possibile correlazione con ECMs. Una tale correlazione sembra peraltro confortata da una discesa delle "aurore" verso regioni sempre più basse rispetto al polo terrestre. Le ECMs vengono ""raccontate" come composte da circa 94% di protoni e circa 6% di elettroni che viaggiano a velocità di circa 300 - 600 km/sec . Uno si domanda: dove finisce tutta quell'energia, se non in calore, a contatto con l'atmosfera? Se vale per Giove, però, perché non può valere anche per la Terra e quindi contribuire a spiegare i cambiamenti climatici insieme all'effetto serra?
Questo interrogativo sembra, apparentemente, non doversi porre, poiché gli andamenti dell'attività solare e delle temperature terrestri sono monitorate e studiate dalle istituzioni appositamente incaricate.
I dati gentilmente messi a disposizione dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti, riferimento per dette istituzioni, se da un lato evidenziano una sostanziale costanza della potenza specifica totale, in Watt per metro quadro, che investe il nostro pianeta (vedasi grafico in Fig. 2 - Solar Irradiance), messa a confronto con gli incrementi delle temperature medie che effettivamente si registrano sulla Terra, dall'altro (vedi Fig. 3)
Fig. 2 (fonte NOAA)
il Numero internazionale delle macchie solari Sn: media annuale e numero livellato su 13 mesi (International sunspot number Sn: Yearly mean and 13-month smoothed number) ha un andamento ciclico con picchi che in intensità possono anche triplicare rispetto ai picchi più bassi.
Vale la pena ricordare qui che le macchie solari sono causate da disturbi nel campo magnetico solare. Disturbi che possono giungere fino alla fotosfera, la "superficie" visibile del Sole. I potenti campi magnetici in prossimità delle macchie solari producono regioni attive sul Sole, che a loro volta generano frequentemente disturbi come brillamenti solari ed espulsioni di massa coronale (ECMs).
Se le macchie solari sono attive, più brillamenti solari creeranno un aumento dell'attività delle tempeste geomagnetiche per la Terra. Pertanto, durante i massimi delle macchie solari, la Terra vedrà un aumento dell'aurora boreale e meridionale e una possibile interruzione delle trasmissioni radio e delle reti elettriche.
Inoltre, ricordiamo che la definizione di Total Solar Irradiance (TSI = irraggiamento solare) è la seguente:
"L'irraggiamento solare è la potenza per unità di superficie ricevuta dal Sole sotto forma di radiazione elettromagnetica nell'intervallo di lunghezze d'onda dello strumento di misura." Quindi la TSI misura la radiazione elettromagnetica totale, ossia fotoni privi di massa dotati di diverse frequenze, visibili e non visibili.
Ma le ECMs oltre a produrre "flaring" nella parte visibile dello spettro di radiazione elettromagnetica, producono anche flussi di plasma, ossia particelle ionizzate (ossia: "radiazione" particellare; 94% protoni e 6% elettroni) che viaggiano ad alta velocità (300 - 600 km/sec ) e quindi, essendovi massa (contrariamente ai fotoni della radiazione elettromagnetica), posseggono energia cinetica che nello scontro con ogni tipo di atmosfera si trasforma in calore, in quantità più o meno grande a seconda dei casi.
In definitiva, quindi, a meno che gli strumenti che rilevano la TSI non includano, nei Watt per metro quadro che investono la Terra in occasioni di ECMs, anche l'energia che viene riversata nell'atmosfera terrestre da quella che abbiamo chiamato (forse un pò impropriamente) "radiazione particellare", la messa a confronto della crescita delle temperature con la quasi costanza della TSI misurata è certamente un metodo necessario, ma non sufficiente per un monitoraggio più complessivo.
Ad ogni modo, una correlazione con gli effetti termici prodotti nell'atmosfera terrestre dalle macchie solari in occasioni di emissioni di massa coronale, non può essere di tipo continuo, sistematico e direttamente rilevabile, poiché non tutte le ECMs colpiscono la Terra (per effetto orientamento/traiettoria) ed esse sono un fenomeno variabile e non sempre presente. Se una correlazione esiste, essa è comunque "ritardata" dal tragitto Sole-Terra che le ECMs devono compiere a seconda della velocità a cui viaggiano. Ma tutto ciò non significa che non varrebbe la pena di studiarla e ricercarla. Anche per essere certi che il vero e solo imputato del (su-)riscaldamento terrestre, ad oggi, sono "i gas serra", versione per la quale anche il NOAA sembra propendere. (vedi Fig. 4 e 5).
Fig.4 (fonte NOAA)
Fig. 5 (fonte NOAA)
Ovviamente le congetture qui sopra esposte richiederebbero una valutazione professionale approfondita per avere il giudizio di un esperto, piuttosto che le mere ipotesi, per quanto ragionevoli, di un neofita che scrive.
Alcuni riferimenti :