Alcune proposte per la pianificazione, la gestione e il controllo di
programmi[1]e progetti di lungo
periodo
R. Morelli – IEng MIET; TCM A AICE/ICEC
Il presente articolo tratta di alcuni metodi,
delineati nel corso di lavori concreti, presentati in maniera più ampia dallo
stesso autore negli incontri delle Giornate AICE 2017 e 2018 e disponibili tra
gli Atti di dette Giornate o in lavori pubblicati sul sito web di AICE. Essi
vengono qui ripresentati in forma sintetica per discussione. In un caso, nella
prima parte, dal trend delle serie di dati “storici” degli esborsi previsti ed effettivi si
propone di ottenere due funzioni la cui intersezione fornisce la migliore stima
al momento dell’analisi di tempo e costo di ultimazione di un programma o
progetto. In un altro caso, seconda parte, si propone di integrare tempi e
costi in un unico parametro di avanzamento, essendo sempre sia i tempi che i
costi due vincoli esterni contrattualmente dati per l’esecuzione di un
progetto.
Chiunque abbia nozione d’impresa, o conosca le
tecniche di programmazione, o abbia preparato e gestito un progetto o contratto
rilevante, sa bene che su un grafico costi-tempi (vedi Fig. 10 in fondo) l’area
sottesa dalla curva degli esborsi che li rappresenti (in gergo una curva ad
“S”, anche se l’andamento può essere diverso) assume il senso di generico
indice ”qualitativo” di onerosità finanziaria del programma, del progetto, del contratto a seconda dei casi.
Tale onerosità è particolarmente rilevante nei programmi, progetti, o contratti
di lungo periodo. In questi casi, un tale generico indice può essere la base
per fornire utili spunti per considerazioni importanti anche di altro genere,
alcune delle quali sono proposte qui di seguito, essendo sempre, sia i tempi
che i costi, due vincoli esterni contrattualmente dati per l’esecuzione di un
progetto, un programma, un contratto. Al fine di chiarire meglio il discorso,
si possono prendere introduttivamente in esame i vari diagrammi rappresentati
in Fig. 1 seguente:
Si può vedere che le aree sottese dai diagrammi
crescono da zero in (d) sino al
massimo in (a), per cui appare
lecito poter dire che piccole aree indicano convenienza per il committente,
viceversa, grandi aree indicano convenienza per il fornitore o appaltatore. In
altre parole l'area sottesa dal diagramma degli esborsi può essere un indice,
per il committente, dell'onerosità finanziaria della commessa, invece per
l'appaltatore o fornitore essa può rappresentare un indice del finanziamento
della commessa di cui si dovrebbe provvisoriamente far carico in vista del
profitto finale.
Situazioni di equità, seppure tale termine è sempre
oggetto di asimmetrie ideologiche, si raggiungono nel momento in cui gli
andamenti reali degli esborsi, da parte del committente, ricalcano abbastanza
da vicino gli andamenti reali degli esborsi, da parte del fornitore o
appaltatore, effettuati in corso d'opera.
In ogni caso, la sola area di un diagramma degli
esborsi è del tutto inadeguata ad essere assunta quale elemento per valutazioni
quantitative. Infatti, a titolo di esempio, dalle Fig. 2.1 e Fig. 2.2 si può
comprendere che, pur a parità di area sottesa, le situazioni (a) e (b) danno luogo a rilievi finanziari sensibilmente diversi, in
quanto aree identiche diversamente distanti dall'asse delle ordinate hanno
diverso contenuto finanziario.
I.
Prima Parte
L’esperienza mostra che i grandi programmi e
progetti pluriennali, tipici in campo istituzionale, raramente vengono varati
con progetto già definito e computabile per via analitica, ma solitamente
esiste un “metaprogetto”, poco definito,
se non in termini di obiettivi o nei termini molto generali, sulla base del
quale si svolge una sorta di pianificazione estimativa iniziale, solitamente su
basi analogiche complessive o per singole grosse parti. Ossia, per esempio, si
cercano casi simili, anche su scale più grandi e più piccole e si procede nella
stima di costi e tempi tenendo conto analiticamente degli “effetti di scala”.
Però, per quanto accurato il processo di stima possa essere e per quanto
scrupolosa l’analisi di rischio di sforamento dei costi e dei tempi possa
svolgersi, alla fin fine, in concreto, una stima rimane una stima e può
costituire soltanto un generale ma approssimato riferimento, suscettibile di
necessarie modificazioni. D’altro canto, progetti veramente analoghi o
similari, sono sempre abbastanza rari e difficili da trovare. I ritorni
d’esperienza e di dati su di essi sono spesso tardivi e affetti da
problematiche economiche (per es. basi di riferimento, tassi di cambio e
d’inflazione), di riservatezza (questioni di sicurezza e di mercato),
commerciali (nicchia vs. competizione), industriali, tecnologici, ambientali e
politico-sociali che sempre di più mostrano una loro grande variabilità ed
incidenza. Si registrano dunque nella realtà – nel corso dell’esecuzione, per
effetto delle approssimazioni iniziali - pianificazioni ripetute con il
procedere del progetto, accompagnate da lievitazione dei costi e dei tempi
inizialmente previsti. Da tali ri-pianificazioni possono emergere serie
storiche di dati utili per un esame analitico delle tendenze (trend).
Proprio nei programmi pluriennali il costo di un
progetto a vita intera (o l’ammontare delle altre risorse a vita intera a esso
dedicate) costituisce uno dei parametri più importanti da individuare in fase
di pianificazione (o nel corso delle ri-pianificazioni successive). Ma il costo
a vita intera, in alcuni progetti molto vasti e di lungo periodo - per es. di
tipo infrastrutturale (per la realizzazione di reti ferroviarie, autostradali,
o reti in genere, etc.), oppure per lo smantellamento di grandi progetti
industriali dismessi (per es. centrali e impianti nucleari, o bonifica di vaste
aree fortemente compromesse e inquinate -
non solo varia (di solito in aumento) nel corso della realizzazione del
progetto stesso, ma può comportare la costituzione di un team strutturato o
addirittura di una vera e propria società di gestione del programma. In questi
casi viene operata una sistematica e periodica attività di follow-up, revisione della pianificazione, ivi inclusi il
cronoprogramma ed il costo a vita intera che mostra nel tempo una sua linea di
trend. Proprio in questi particolari casi le analisi di trend sulle risorse
destinate al progetto (per es. serie storica degli esborsi previsti nelle
successive ri-pianificazioni in corso d’opera) e quelle effettivamente
impiegate possono essere un ausilio previsionale utile nel monitoraggio e
controllo dei progetti stessi.
Fig. 3 – Analisi di trend in corso
d’opera a fini previsionali di tempi e costi “a finire”
Il punto di convergenza della linea di trend delle
risorse a vita intera con la linea di trend delle risorse effettivamente
impiegate man mano lungo le diverse fasi d’implementazione assume non soltanto
valore di riferimento per l’effettivo avanzamento del progetto, ma anche valore
predittivo sulla possibile fine del progetto stesso e sull’ammontare di risorse
richieste (vedasi Fig. 3). Il procedimento di trend condotto per via grafica o
per via analitica focalizza quindi il monitoraggio e controllo del progetto sul
punto di convergenza Pn.
Il procedimento geometrico d’intersezione di due rette di trend su un piano (x,y)
individua le coordinate del punto Pn
attraverso il seguente sistema formato dalle equazioni delle due rette di trend
trovate (per es. con il metodo dei minimi quadrati o con il procedimento delle
medie parziali):
Inutile dire che in quei casi in cui le pendenze
delle due rette sono tali da divergere (ovvero il tasso medio di aumento dei
costi a vita intera è maggiore del tasso di esborso per la realizzazione del
progetto) vuol dire che il progetto è fuori controllo e si rischia di non
vedere mai la sua implementazione. Ove le due funzioni di trend non fossero
lineari, ma fossero due diverse generiche funzioni f(x) e g(x)
il ragionamento sarebbe del tutto identico salvo che il sistema assumerebbe la
forma :
II.
Seconda Parte
Vi è una “obbligatorietà” – anche di tipo contrattuale
- del controllo di gestione in rapporto ai valori di tempi, costi e risorse in
generale pianificati inizialmente. Il valore mandatorio del controllo di
gestione nasce anche dal fatto che per il Committente, istituzionale, pubblico
o privato che sia, in sede di gestione ordinaria, devono essere invarianti non
soltanto il costo totale del progetto (Ct),
come pure il tempo finale (tf) entro cui esso deve essere terminato (ossia
si tratta della inamovibile posizione di P0
in Fig.4), ma deve essere invariante anche la forma della curva degli esborsi,
a «S» o meno che sia. Naturalmente se gli scostamenti che si dovessero rivelare
in corso d’opera non fossero recuperabili, si passerebbe necessariamente nella
gestione straordinaria e quindi nella ripianificazione e riprogrammazione (P0’), seguita evidentemente
da una ri-contrattualizzazione. Forse è il caso di sottolineare che ad ogni
ripianificazione il punto (P0’)
può essere approssimativamente determinato con il metodo del trend illustrato
nella I. Prima Parte .
Fig. 4 - Revisione della pianificazione al tempo tx per
effetto sforamenti di tempi e/o costi
previsti
I recenti Standard ICMS[2] sembrano ancora poco diffusi e i concetti e
procedure tradizionali del tipo Earned
Value[3] - spesso ritenuti
poco maneggevoli - non sembrano ancora aver sufficientemente permeato i settori
dell’appaltistica pubblica e privata.
Il ricorso ad una proposta applicativa per un
“Indicatore di Avanzamento Lavori” in ambito istituzionale, appare quanto mai
opportuna, non solo per gli effetti contrattuali cui uno stato d’avanzamento è
solitamente connesso. Una tale proposta nasce dal fatto che non è inusuale, in alcuni
grandi progetti pubblici, dare significato gestionale ai concetti di
avanzamento economico e avanzamento temporale, definiti come rapporto tra
valori (di tempi e costi) di consuntivo e quelli di preventivo a vita intera
(V.I.) o totale di programma. Il semplice procedere del tempo e l’aumento degli
esborsi previsti, o loro rapporti singolari rispetto ai valori
contrattualizzati, non sono per se stessi – specie se presi singolarmente –
segno del procedere del progetto. Pertanto, le procedure di controllo gestione
di un progetto istituzionale, attraverso le analisi degli scostamenti dal
pianificato, devono sempre avere valore mandatorio-prioritario, ma devono
basarsi su indici rappresentativi della realtà quanto più è possibile. Vale la
pena far rilevare che se l’incremento dei consuntivi (costi o tempi) maturati
in un determinato periodo equivalgono agli incrementi (sforamenti) di costo
totale o tempo totale a finire, l’avanzamento economico o temporale effettivo,
in quel periodo, è eroso e può divenire sostanzialmente nullo[4].
Fig. 5 –Un esempio
sulla scarsa rappresentatività dell’avanzamento economico o temporale come sopra definito
Per meglio dire, in Fig.5 avendo assunto unitario il periodo (ta-ti) il rapporto incrementale dei consuntivi è l’incremento ΔCa. Qualora nel corso del periodo maturino condizioni previsionali per cui il costo a V.I. aumenta di un incremento ΔCt esattamente uguale all’incremento dei consuntivi ΔCa appare che sulla base della tendenza lineare è come se si aggiungesse alla fine un altro periodo di pari entità (unitaria) da tf a ts. Ciò, in pratica, erode il valore dell’avanzamento economico (rendendolo praticamente nullo in caso di un andamento lineare).
Pertanto, appare come, in un qualunque momento di
esecuzione del progetto, sia più significativo e corretto, per determinare uno
stato d’avanzamento più oggettivo e realistico, riferirsi ad altro indicatore
dell’avanzamento lavori diversamente formulato.
Inoltre, nel confronto tra diversi piani[5], senza
la definizione di un opportuno, indipendente e diverso indice di avanzamento
lavori (basato per esempio su ore uomo oppure quantità fisicamente oggettive)
può essere fuorviante assumere soltanto i suddetti “avanzamenti” su costi o
tempi, o loro indicatori e valori come elementi di giudizio comparativo o come
elementi rappresentativi dell’andamento del programma di progetto. Per esempio,
è difficile esprimere un giudizio esatto, confrontabile e veritiero
sull’avanzamento (fisico, temporale o economico) conseguito in ciascun anno
d’implementazione, nei diversi periodi (biennio, quinquennio, etc.) e a vita
intera, quando vi sono continue variazioni nelle ri-pianificazioni; si può
giungere così a “perdere” nozione o anche a non più considerare il vero
riferimento iniziale. Per tale ragione si propone un’opportuna riflessione se:
- non sia significativo (insieme agli altri indici
tradizionali quali: dimensione, VAN, TIR, Punto di Pareggio, tempi di ritorno,
etc.), come indice di confronto tra piani diversi, l’area sottesa dalla curva a
“S” degli esborsi di ciascun piano; e
- come avanzamento integrato costi-tempi possa essere
opportuno un indice (ϱ), da valutare volta per volta e caso per caso; e
- l’indice (ϱ) non possa essere il rapporto tra
l’area sottesa dalla curva a “S” costi-tempi afferente ai consuntivi sino a un
determinato momento e l’area sottesa dalla curva a “S” costi-tempi afferente ai
costi e tempi totali, ossia consuntivi e previsioni a finire da quel momento in
avanti, come essa risulta dalla ripianificazione a quel momento stesso.
Riferendosi alla Fig.N.6 seguente si avrebbe:
Fig.6 – Curva degli esborsi integrata Consuntivo + Preventivo Ri-pianificati al tempo
Un simile
indicatore di avanzamento, svincolandosi maggiormente dall’accidentalità
intrinseca dei valori previsionali di tempi e costi totali a V.I. di progetto, sembra assumere un valore
più adeguato, poiché ogni variazione (anche simultanea) dei tempi e costi è
immediatamente riflessa sullo stato di avanzamento, che diviene quindi più
“stabile e affidabile” per dare nozione al management dello stato effettivo di
un progetto.
Per l’applicazione a casi concreti si distinguono:
Caso A - Il caso ideale di funzioni con andamentocontinuo; Caso B - Il caso concreto di funzioni
con andamento a gradini; che vengono discussi qui di seguito.
Caso
A (Ideale): funzioni con andamento continuo
Caso B (Concreto): funzioni con andamento a gradini
Solitamente non si arriva a disporre di una funzione
matematica (magari attraverso operazioni di “best fitting”), ma di dati in una tabella come in Tab. 1 seguente ;
per es. con i costi ed i tempi, sotto forma di serie storica di “valori
cumulati”, suddivisi tra “valori consuntivati (qui, per es., al 2017 - in
colore blu) e “valori preventivati” (in colore rosso) di un progetto iniziato
nell’anno 2000 e previsto “a finire” nel 2034.
Con essi si può eseguire un calcolo con intervalli
temporali costanti attraverso il metodo delle sommatorie [formula (7.2.B)]
illustrato precedentemente.
Forse in un’epoca dove si prospettano computer
quantistici può apparire anacronistico, ma sia nella Prima che nella Seconda
Parte, solo apparentemente si tratta di calcoli che possono sembrare complicati
(visti i simboli degli integrali e delle sommatorie), perché se tutti i dati
disponibili e necessari vengono riportati per la graficazione su un foglio di
carta millimetrata (strumento ormai desueto), i trend possono essere eseguiti
agevolmente con riga e squadra, mentre il computo delle aree si riduce ad una
banale conta di quadretti (vedi Fig.8).
III.
Ulteriori richiami
Alla luce dei contenuti sopra esposti, si può
richiamare la stretta connessione esistente tra programmi cronologici
caratterizzanti ogni realizzazione e relativi oneri finanziari, specie in programmi
pluriennali. In tale connessione, ben
nota a coloro che si occupano di programmazione, si distinguono due criteri
nella pianificazione:
a)
un criterio di massimo anticipo, consistente
nell’allocazione “al più presto”, sull'asse dei tempi delle attività “lasche”,
cioè non coincidenti con la linea critica e perciò dotate di possibilità di
scorrimento;
b)
un criterio di massima dilazione, consistente
nell'allocazione “al più tardi” sull'asse dei tempi delle stesse attività
“lasche”.
Una chiarificazione dell’argomento è possibile
attraverso l’esame di Fig. 9, dove la linea critica è evidenziata dalla
sequenza delle attività critiche e le attività lasche sono diversamente
allocate, a seconda del criterio adottato.
C'è da ricordare però che l'adozione indiscriminata
del criterio della massima dilazione, se da un lato riduce gli oneri
finanziari, permettendo al più tardi possibile l'impegno economico sulle
attività lasche, dall'altro rende il programma ipercritico, con possibilità di
ritardare l'intera realizzazione programmata se anche una sola delle attività
teoricamente lasca e praticamente criticizzata subisce ritardi. Per questo
motivo si sostiene che l’approccio “al più tardi” nella programmazione debba
essere escluso per programmi che assegnano un elevato valore all’obiettivo
finale – per es. i programmi di manutenzione o costruzione di impianti di
generazione elettrica, al cui completamento è legato il l’avvio dell’impianto,
non solo per considerazioni commerciali; ragion per cui si adotta in questi
casi l’approccio di programmazione “al più presto”, lasciando il suo contrario
limitato quasi esclusivamente ad applicazioni per ragioni finanziarie, tipiche
del lungo periodo. Se ora si considera che ogni attività di programma è
(teoricamente) legata ad un pagamento, che si può ipotizzare allocato lungo
l’attività stessa, appare chiaro come ogni programma, come pure ogni linea di
programma. Il criterio della massima dilazione avvicina i pagamenti, per le
attività non critiche, alla parte finale del programma per cui si ottiene una
riduzione dell'area sottesa dalla linea degli esborsi. Effetto contrario
produce il criterio del massimo anticipo.
E’ del tutto evidente che gli aspetti finanziari –
e quindi il rischio connesso - sono tanto più rilevanti quanto più è:
-
elevata la dimensione economica e quella
temporale (aspetto tipico del lungo periodo);
- elevato il ricorso al finanziamento esterno
piuttosto che all’uso di capitale proprio o equity (oggi sempre più spesso
anch’essa finanziata!);
- elevata la presenza di valuta straniera (che
introduce rischio di cambio o di instabilità di altre economie) o presenza di
“valuta comune” tipiche delle aree di libero scambio;
- stringenti sono le condizioni per il ripagamento
del finanziamento e più lasche quelle per la sua concessione (come la crisi dei
sub-prime ha mostrato);
tutti fattori che possono far ipotizzare un rischio
crescente (esponenzialmente!) con l’aumentare della dimensione temporale e che
spingono a considerare sempre di più, in fase di pianificazione iniziale,
“l’area sottesa dalla curva degli esborsi” e a predisporre realistici ed
efficaci strumenti di gestione, monitoraggio e controllo, necessari nel corso
della lunga implementazione di un programma o di un progetto della fattispecie
qui considerata. Eventuali acceleramenti onerosi di programma, che dovessero riguardare
ovviamente il percorso critico e le attività che lo costituiscono, implicando
un’anticipazione dei pagamenti, dovrebbero portare a valutare, tra gli altri,
anche gli aspetti finanziari per assicurare che i benefici conseguenti
all’acceleramento non siano inferiori ai costi per conseguirlo.
[1] Per programma, escludendo i casi in cui s’intenda cronoprogramma, si assume un insieme di più progetti tra loro integrati, non solo logicamente, che costituiscano un unicum per il raggiungimento di un determinato obiettivo. Singolarmente o in modo integrato, i progetti sono oggetto di diverse forme di contratto tra le parti in causa.
[3]
Vedi ad es. http://www.pmtsi.com/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-25-Earned-Value-Questo-Sconosciuto.pdf
[4] In
altre parole, se l’obiettivo è quello di percorrere 1000 km in 10 giorni,
quindi 100 km/giorno in media, ma mentre
se ne percorrono i primi 100 l’obiettivo fissato si sposta di altrettanto, il
suo raggiungimento diviene impresa quantomeno ardua.
[5]
Per piano qui si intende il programma elevato a valore.
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