SINTESI
Tre sono i punti fondamentali che vorremmo sottolineare in occasione dell'incontro organizzato per il 25/9/2015 a Roma dal Comitato per una Civiltà dell'Amore presso la Rappresentanza UE in Via IV Novembre 149 - Roma:
1. EUROPA
Sul finire dell'estate 2015 è stato firmato a
Montecitorio, dalla Presidente Boldrini, una Dichiarazione congiunta con
Francia, Germania e Lussemburgo, per un'Europa più unita politicamente in una
Federazione di Stati alla luce dei Trattati e nello Spirito dei Padri
Fondatori, reclamando un più attivo e centrale ruolo delle istituzioni e dei
parlamenti in particolare. Nel corso dell'evento sono state lette dagli alti
esponenti presenti dichiarazioni che sollecitano una maggiore vicinanza e
attenzione alle istanze di solidarietà ed equità nate e diffusesi nel corpo
sociale a seguito dalla crisi. Si tratta delle solite mosche cocchiere, 4 su
28, che cercano di spingere sull’acceleratore per fare in modo che il progetto
europeo possa concludersi e non rimanere a mezz’aria in situazioni che si
ritorcono contro i propri cittadini, specie i più giovani.
Rafforzare l'UE solo Monetariamente
continua ad essere con evidenza la priorità di taluni mentre il passo
prioritario per riprendere il processo
di integrazione dei Popoli e delle Nazioni d'Europa dovrebbe partire sulle perequazioni
dei Sistemi Sociali e Produttivi dei singoli Paesi, mediante una progressiva
Armonizzazione dei Sistemi Economici, Produttivi, Legislativi, uniformando e omogeneizzando gli apparati di
funzionamento della Sicurezza, della Sanità, della Previdenza Sociale, del
Sistema Produttivo e Lavorativo insieme, delle Pubbliche Amministrazioni, della
Difesa sia dei Confini Europei ed altresì della Tutela del Territorio e Difesa
delle Popolazioni. Questa è la “dichiarazione” sostanziale che vorremmo sottolineare
noi come cittadini europei, cristiani per una civiltà dell’amore.
2. MIGRAZIONI
Sotto i colpi della finanza speculativa, le parti più
sviluppate si sviluppano sempre di più e quelle meno sviluppate implodono su se
stesse sino alla crisi. Lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e le
politiche di promozione e sostegno allo sviluppo possono anche apparire, specie
ai più “efficienti”, inefficienti e dispersive; se non, nel caso peggiore,
assimilate ad un sistema di assistenzialismo, che piuttosto di promuovere
efficienza ed attivismo, induce un’irreversibile inedia industriale,
costantemente in attesa della prossima tranche di aiuti dovuti in nome della
solidarietà. Ma le popolazioni disagiate non aspettano e varcano con irruenza
le frontiere giungendo sino a noi.
Destabilizzando zone vastissime
per finalità politiche, si generano eventi che muovono popolazioni intere,
piuttosto che portare pace, sviluppo e lavoro dove necessario. In questo clima,
misere esistenze di rifugiati e migranti, divenute oggetto di sfruttamento,
sono accolte non più solo da Regioni del Sud, che hanno i loro stessi figli
senza lavoro e sempre più spesso senza futuro.
In una Europa assediata si
condanna giustamente la xenofobia! Ma, chi può pretendere da un esercito di nostra
stessa gente senza lavoro, di gente in seria difficoltà, da anni ormai, che si
sviluppino i giusti sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile
nei confronti di rifugiati e migranti economici? Non dovremmo noi cristiani per
primi riconoscere che presumibilmente non ce ne sono ancora le condizioni per
un gran numero di nostri stessi “derelitti”, cristiani, che ci appartengono
perché più prossimi a noi?
3. SVILUPPO
Papa Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale del Migrante del 2013 affermò che "nel
contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto ad emigrare, va
riaffermato il DIRITTO A NON EMIGRARE, cioè ad essere in condizione di rimanere
nella propria terra" in condizioni di vita dignitose. Questo tema dello “sviluppo
lì dove occorre”, è stato peraltro ripreso recentemente da Monsignor Galantino
in un clima di incomprensibili polemiche.
Proviamo a guardare i costi; ecco un piccolo confronto
mostrato in più occasioni nel corso di convegni e da affermati
organi nazionali di stampa:
<<Con i 2,5 miliardi spesi per l’assistenza di 171 mila
persone sbarcate in Italia tra il 2011 e
il 2014 si sarebbero potuti creare in loco 1,85 milioni di posti di lavoro e
sostenere circa 13 milioni di famiglie.>> Immaginiamo cosa potrebbero fare le
nazioni della UE nel loro insieme.
Che il confronto dei costi sia tutto a favore della
cooperazione in loco, nonché il fatto che i microprogetti siano molto meno a
rischio corruzione e infinitamente più facili da realizzare rispetto a corridoi
umanitari et similia, ce lo confermano ormai anche le nostre istituzioni.
Inutile procrastinare discussioni in “parole, parole” come dice Papa Francesco. E’ l’ora
dell’azione e la soluzione è una soltanto :
ANZICHE’ MUOVERE I
POPOLI OCCORRE MUOVERE LE RISORSE E PORTARE LO SVILUPPO LI DOVE E’ NECESSARIO
NON SOLO COME MITIGAZIONE DEI FENOMENI MIGRATORI, MA COME ATTO DOVUTO DA UN
MONDO CHE SI DEFINISCE CRISTIANO NEI CONFRONTI DI PROPRI FRATELLI IN
DIFFICOLTA’, AFFINCHE’ ANCH’ESSI ABBIANO
CONDIZIONI DI VITA DIGNITOSE NELLA PROPRIA TERRA.
Per una Civiltà dell'Amore.
P.S.
Vedi anche il seguente video per comprendere meglio un punto di vista noto :
https://www.youtube.com/embed/LPjzfGChGlE
PRIMA DOMANDA: Senza voler riproporre una visione malthusiana del mondo, ci si domanda se il fatto che in un mondo capitalistico la ricchezza si concentri per essere utilizzata in investimenti produttivi, combinato al fatto che ogni anno alle fasce più povere (1,5 miliardi vivono con 2 $/giorno) si aggiungono 50-60 milioni di nuovi poveri (vedi video qui sopra), non possa spiegare - almeno in parte - l'ampliamento della "forbice" tra ricchi e poveri. Quindi, non è forse il problema demografico su scala mondiale a imporre il problema della povertà?
SECONDA DOMANDA: Un "Governo Unico Mondiale", se gestito in modo illuminato e con giustizia, può essere una configurazione auspicabile per gestire le sfide che oggi si presentano all'intero Pianeta Terra, "grande astronave" vagante nello spazio. Ma si può realizzare un tale governo attraverso la "forza" e senza il "consenso" dei governati? Non vi è il rischio che una tale configurazione anziché sfociare in un sistema democratico e giusto non sfoci in un sistema autocratico e dispotico, contro il quale si genererebbe una reazione? Chi vigila al riguardo l'ONU?
TERZA DOMANDA: Destabilizzare aree "antidemocratiche" (vedi ad es. Siria e Libia) per imporre "governi democratici" conduce al conflitto armato e alle guerre ed esse producono "profughi a casa propria" che vanno accolti altrove. A ciò si aggiunge "lo spettacolo del consumo e dello spreco" che si celebra nel Mondo Occidentale, che così attira i poveri del mondo reclamanti la loro parte. Questa sacca di umanità sofferente è fatta peraltro oggetto di sfruttamento dalle varie "mafie" mondiali, che ne approfittano: nella tratta attraverso le migrazioni; per imporre condizioni di vita non dignitose ai migranti e ai residenti nei paesi di accoglienza attraverso una forte e persistente pressione sui salari e un accrescimento dell' "esercito di riserva" che produce tutt'altro che la "giusta mercede", ma solo disoccupati nel modo del lavoro. Non occorrerebbe reclamare accoglienza, si, ma in condizioni di vita dignitose per migranti e residenti? Si condanna giustamente la xenofobia, ma chi può pretendere da un esercito di senza lavoro, di gente in seria difficoltà a casa propria, che si sviluppino sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile nei confronti di rifugiati e migranti economici?
Per una Civiltà dell'Amore.
P.S.
Vedi anche il seguente video per comprendere meglio un punto di vista noto :
https://www.youtube.com/embed/LPjzfGChGlE
TRE DOMANDE :
PRIMA DOMANDA: Senza voler riproporre una visione malthusiana del mondo, ci si domanda se il fatto che in un mondo capitalistico la ricchezza si concentri per essere utilizzata in investimenti produttivi, combinato al fatto che ogni anno alle fasce più povere (1,5 miliardi vivono con 2 $/giorno) si aggiungono 50-60 milioni di nuovi poveri (vedi video qui sopra), non possa spiegare - almeno in parte - l'ampliamento della "forbice" tra ricchi e poveri. Quindi, non è forse il problema demografico su scala mondiale a imporre il problema della povertà?
SECONDA DOMANDA: Un "Governo Unico Mondiale", se gestito in modo illuminato e con giustizia, può essere una configurazione auspicabile per gestire le sfide che oggi si presentano all'intero Pianeta Terra, "grande astronave" vagante nello spazio. Ma si può realizzare un tale governo attraverso la "forza" e senza il "consenso" dei governati? Non vi è il rischio che una tale configurazione anziché sfociare in un sistema democratico e giusto non sfoci in un sistema autocratico e dispotico, contro il quale si genererebbe una reazione? Chi vigila al riguardo l'ONU?
TERZA DOMANDA: Destabilizzare aree "antidemocratiche" (vedi ad es. Siria e Libia) per imporre "governi democratici" conduce al conflitto armato e alle guerre ed esse producono "profughi a casa propria" che vanno accolti altrove. A ciò si aggiunge "lo spettacolo del consumo e dello spreco" che si celebra nel Mondo Occidentale, che così attira i poveri del mondo reclamanti la loro parte. Questa sacca di umanità sofferente è fatta peraltro oggetto di sfruttamento dalle varie "mafie" mondiali, che ne approfittano: nella tratta attraverso le migrazioni; per imporre condizioni di vita non dignitose ai migranti e ai residenti nei paesi di accoglienza attraverso una forte e persistente pressione sui salari e un accrescimento dell' "esercito di riserva" che produce tutt'altro che la "giusta mercede", ma solo disoccupati nel modo del lavoro. Non occorrerebbe reclamare accoglienza, si, ma in condizioni di vita dignitose per migranti e residenti? Si condanna giustamente la xenofobia, ma chi può pretendere da un esercito di senza lavoro, di gente in seria difficoltà a casa propria, che si sviluppino sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile nei confronti di rifugiati e migranti economici?
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