In merito al tema del valore economico i vecchi libri di economia riportavano la teoria dell'Abate Galiani che attribuiva il valore economico di un bene o alla rarità (metalli preziosi, gioielli, etc.) oppure all'utilità. Proprio per la sua utilità e centralità nella vita umana - e non solo per aspetti riguardanti potere e territorialità - i fisiocratici francesi attribuivano grande valore alla terra, che presentava doti di "(ri-)producibilità" e quindi di apertura alla strada del concetto di rendita (funzionale all'aristocrazia terriera di quel tempo). Sebbene i classici (ed in primis A. Smith) avessero ben riconosciuto il lavoro, i commerci e l'impresa (funzione organizzatrice dei fattori produttivi) come generatori di valore, occorre giungere alle teorie socialiste e soprattutto marxiste per assistere ad un tentativo di ricondurre in modo preponderante al solo lavoro la capacità di generare valore economico. La rivoluzione industriale e il conseguente taylorismo, sostenuti - secondo una visione weberiana da un' "etica protestante" (seppur preesistente in molti scritti cattolici ante Riforma) hanno fatto nascere il capitalismo occidentale che ha poi compiuto, pur con i limiti che solo oggi si vanno (ri-)scoprendo, il miracolo di liberare una buona parte dell'umanità dalla fame e dalla scarsità (naturalmente a spese delle risorse della Terra), ma lasciando sostanzialmente inalterate e talvolta peggiorando le condizioni di quella parte più povera di "umanità quasi dimenticata". Ma in tutto l'arco temporale della storia umana, la prerogativa di coniare moneta è stata prerogativa nobiliare riservata a re e reggenti di popoli e nazioni, che (man mano che il processo di democratizzazione della società proseguiva) la adottavano nei confronti delle comunità che erano a loro sottoposte in virtù della forza, oppure del potere loro conferito per "volontà di dio" o per "volontà di dio e grazia della nazione", o infine per disposizione costituzionale come avviene nelle moderne repubbliche che per governare adottano un sistema democratico e di rappresentanza basato sul consenso dei governati. Con il sistema Gold Standard, sviluppatosi per far fronte ai commerci internazionali, le diverse autorità con potere di conio (emissione di carta moneta) dovevano dotarsi di opportune riserve auree in proporzione alla carta moneta che mettevano in circolazione. Con l'abbandono del sistema Gold Standard (che poneva l'oro come corrispettivo ultimo a garanzia di un qualunque ammontare di carta moneta) l'avvento della visione keynesiana dell'economia - che pur riconosceva gran valore al lavoro e al pieno impiego dei fattori produttivi e delle forze del lavoro in particolare - il sistema aureo di garanzia ha sostanzialmente finito per essere abbandonato. Quasi dimenticando l'effettiva interconnessione dei sistemi economici prodotta dai commerci internazionali, si è sviluppata nel tempo, tra le autorità monetarie (strettamente coincidenti con le autorità di governo territoriali) una sorta di guerra basata su due elementi fondamentali (pur non nuovi, ma sempre presenti nella storia economica fin dagli albori delle civiltà) : da un lato il debito e dall'altra l'inflazione. Questi due elementi, peraltro, come ci spiega bene la Teoria Monetaria Moderna sono interconnessi (vedasi https://roccomorelli.blogspot.com/2017/11/un-breve-cenno-sulla-teoria-monetaria.html), poiché il deficit di bilancio alla base del debito è ricchezza che le autorità monetarie mettono a disposizione delle comunità che ad esse sono sottoposte; mentre invece il surplus di bilancio (contrario del deficit) è ricchezza che dalle comunità viene ritirata attraverso la tassazione o l'inflazione che incide sul potere reale e non nominale di un determinato ammontare di carta moneta. Soltanto ai nostri giorni, attraverso la globalizzazione, il potere di conio (ossia quello di stampare carta moneta), o meglio il suo equivalente moderno, è passato "di fatto" - attraverso le cartolarizzazioni, la creazione dei cosiddetti "derivati", il gioco borsistico, i commerci internazionali, etc. - dalle mani dei governanti nelle mani delle banche e "dei mercati". Questi fenomeni e "strumenti innovativi" per la creazione di valore (dal nulla) in un sistema privo di garanzie (che in passato era offerto dal Gold Standard) hanno mostrato la loro capacità di innescare crisi generalizzate e si accompagnano ad una evidente perdita di capacità di governo e credibilità di quelle istituzioni ed autorità. Oggi c'è chi parla di un ritorno al Gold Standard seppur modificato rispetto al passato (vedasi https://www.goldmoney.com/research/goldmoney-insights/the-return-to-a-gold-exchange-standard ).
Sembra ragionevole affermare che nella società moderna il valore e la ricchezza economica abbiano perso il loro significato originario ed abbiano assunto forme più "cartacee" e addirittura "evanescenti" (vedasi anche link in calce) esponendosi così a repentine variazioni determinate in particolare da crisi cicliche/strutturali che mettono a repentaglio non solo la produttività del capitale detenuto, ma addirittura la sua stessa esistenza. Tutto questo, associato alla globalizzazione, ha avuto ed ha tuttora l'effetto di far variare e spostare il baricentro del potere economico divenuto più esposto e mutevole rispetto al passato, associandolo ad una impredicibilità strutturale ed intrinseca che non favorisce condizioni di stabilità necessarie allo sviluppo. In tali mutevoli e impredicibili condizioni è ragionevole attendersi una ripresa della prevalenza associata alla Forza Militare rispetto a quella del Potere Economico?
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-02-02/per-i-colossi-tech-42-miliardi-utili-tre-mesi-215251.shtml?uuid=AEd7bhtD
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-11/riserve-valuta-cina-valgono-112000.shtml?uuid=Ab2nFEmH
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-07-23/le-borse-ora-valgono-piu-pil-pianeta-quali-sono-rischi-160220.shtml?uuid=AEC0lr1B
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