è in fase di sviluppo nel Regno
Unito una nuova forma di generazione combinata di energia solare accoppiata allo
stoccaggio. Sembra che essa abbini fogli solari sottili, flessibili e leggeri
con accumulo di energia per alimentare edifici o caricare veicoli fuori rete.
La società Solivus, che sta dietro di essa, prevede di utilizzarla per coprire
i tetti di grandi edifici industriali con il “tessuto solare”. Questi includono
magazzini di supermercati e centri di distribuzione o hub commerciali. Ma Solivus sembra prevedere anche di produrre
unità solari o "archi" per uso domestico. L'obiettivo è quello di
creare energia locale e rinnovabile, per persone e imprese e aiutare il Regno
Unito a raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette di gas serra entro il
2050. Uno stralcio di un apparato prodotto è riportato nella figura seguente.
Prestazioni
I cosiddetti “film organici”
erano già ben conosciuti, anche per i loro modesti rendimenti; ma, le vere novità
per queste nuove celle solari organiche sembrano essere alcuni record
energetici che vengono definiti "notevoli" nell’articolo preso a
riferimento.
Il materiale solare sembra essere
un foglio a base di carbonio (vedi anche grafene al link riportato di seguito),
che la società indicata descrive come un "fotovoltaico organico"
(OPV). È un materiale che assorbe la luce solare e produce energia. Il film a
strati può essere piegato in forme o incollato su superfici piane o curve,
verticali o orizzontali, dove i pannelli non possono essere utilizzati o
fissati senza danneggiare l'integrità di un edificio. La ditta afferma che il
film rappresenta un decimo del peso dei pannelli tradizionali in telai - 1,8 kg/m2
- non contiene terre rare o materiali tossici e dura 20 anni. L’efficienza in laboratorio sembra collocarsi
a circa il 13%, ma stabile quando le temperature aumentano alla luce solare
naturale (questo è invece un problema con i pannelli solari tradizionali,
sebbene possano funzionare con un'efficienza media del 15-18%). Il film
organico raccoglie uno spettro di luce più ampio rispetto ad altri pannelli,
afferma il produttore Heliatek, e lavora ancora nei giorni “grigi”.
Previsioni
Si prevede che l'energia prodotta
potrà essere immagazzinata localmente, in una batteria per veicoli elettrici o
potenzialmente in una batteria a volano, che può rilasciare rapidamente la sua
carica. Per una casa e una macchina e pur vero che la risposta all'indipendenza
energetica off-grid è un'ampia superficie in un piccolo spazio, per catturare
la luce solare. Qualcosa sulla falsariga di un “albero solare” (come si
sottolinea nell’articolo).
Pure è vero che i trasporti rappresentano il 23% delle
emissioni di CO2 del Regno Unito e il governo si è impegnato a porre
fine alla vendita di nuovi veicoli a benzina o diesel entro il 2040. Ma, si può
andare avanti solo sulla speranza che questi film organici, seppur migliorati,
aiuteranno nella battaglia per fermare l'aumento dei livelli di CO2
nell'atmosfera e il danno verso oceani sempre più acidi (ammesso che sia solo la
CO2 a determinarlo come causa primaria!). Le aziende desiderose di
essere carbon-neutral hanno comunque
reagito positivamente e il piano a medio termine di Solivus è di lanciare
un'installazione di film su grandi proprietà commerciali e stadi nel Regno
Unito nel 2021/22. La loro aspettativa è che un tetto di 10.000 m2 fornirà circa 1 MW - abbastanza
per alimentare un grande condominio. La società sta inoltre collaborando con il
Graphene Engineering Innovation Center dell'Università di Manchester per vedere
come meglio il grafene può svolgere un ruolo. Il grafene è un materiale 2D
resistente con uno spessore di un solo atomo, che conduce in modo efficiente
calore ed elettricità (vedi figura in basso).
Il passo successivo è più modesto: il tessuto solare è stato
installato in un edificio agricolo, lasciato a un'azienda di scooter per la
mobilità che deve caricare le batterie per la sua flotta. E il film è stato
modellato in "archi" - unità con lati curvi e un'ampia superficie
(vedi figura seguente), progettata per assorbire più luce senza la necessità di
seguire il sole.
Si prevede che un'unità sarà un
sistema da 1 kW (kilowatt) che fornisce 1.000 kWh (killowattora) ogni anno nel
Regno Unito. I ricercatori dell'Università del Surrey stanno esaminando la
reazione pubblica all'idea e al design. Il costo per i consumatori verrebbe in
qualche modo facilitato con l'obiettivo di scendere al di sotto delle attuali
bollette energetiche. Viene fatto notare che sebbene il concetto di
fotovoltaico leggero sugli edifici sia "eccitante", perché apre nuove
applicazioni per il solare, ci sono però ostacoli economici e pratici, poiché l'attuale
mercato del fotovoltaico flessibile è una frazione di quello dei tradizionali
pannelli solari rigidi, il che significa che i produttori di fotovoltaico
flessibile non hanno le stesse economie di scala. Inoltre, si è visto che alcuni
film solari flessibili hanno presentato problemi in cui l'acqua è penetrata
attraverso il rivestimento, causando infine il degrado. E la tecnologia
dominante nel fotovoltaico flessibile è stata con dispositivi realizzati con di-seleniuro
di gallio, indio rame.
Commenti
In definitiva, nascono immediatamente alcune osservazioni:
In definitiva, nascono immediatamente alcune osservazioni:
1. Perché se questa tecnologia è pensata per le abitazioni e la mobilità non si può
pensare di impiegarla (specie in ambiente cittadino!) per produrre direttamente
idrogeno per via elettrolitica ed immagazzinarlo sia per usi di mobilità sia
per usi domestici?
Nonostante tutto, persiste l'idea di realizzare un albero solare, che
appare ancora prematura, ma il viaggio verso un simile obiettivo di autosufficienza energetica "casalinga" è classificato nell'articolo come “in corso”. Forse
sarà in grado di produrre energia con foglie di film organici, ma difficilmente
potrà “sequestrare CO2” come fanno gli alberi che ci fornisce Madre Natura.
Dinanzi a tutto questo viene da pensare all'alta disoccupazione intellettuale diffusa in Italia, per esempio: a fisici che sono finiti a fare i coristi per il Teatro dell'Opera o operatori (magari "informatici"!) in qualche call center, come pure a tanti ingegneri o tecnologi che in ruoli tutt'altro che attinenti al loro profilo professionale si sono adeguati - a causa della disoccupazione e precarietà diffusa - ad un basso profilo professionale, privilegiando la stabilità in ruoli modesti (magari vicino casa e agli affetti!) piuttosto che una professione d'eccellenza (magari all'estero!), senza che ciò possa emergere in alcuna statistica. Sembra opportuno sottolineare ancora una volta che se c'è una via (oltre la Provvidenza!) per contrastare il cambiamento climatico occorre puntare in modo straordinario sulla ricerca, prima di tutto mettendo al lavoro in ambienti opportuni chi ne ha le qualità e i titoli, senza fare della loro precarietà e della necessità di lavoro uno strumento al servizio del profitto o peggio ancora del consenso o "affiliazione" politica ( voto di scambio!).
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