Un articolo "The Most Famous Paradox in Physics Nears Its End” (Il paradosso più famoso della fisica sta per finire) è stato pubblicato da Quantamagazine (https://www.quantamagazine.org/) ed è reperibile in originale al link https://www.quantamagazine.org/the-black-hole-information-paradox-comes-to-an-end-20201029/ con il seguente occhiello riassuntivo:
“In una serie fondamentale di
calcoli, i fisici hanno dimostrato che i buchi neri possono diffondere
informazioni, il che sembra impossibile per definizione. Il lavoro sembra
risolvere un paradosso che Stephen Hawking descrisse per la prima volta
cinquant'anni fa”.
Uno dei
passaggio più singolari dell’articolo è il seguente:
“Ma quasi tutti sembrano essere
d'accordo su una cosa. In un modo o nell'altro, lo stesso spazio-tempo sembra
cadere a pezzi in un buco nero, il che implica che lo spazio-tempo non è il
livello radice della realtà, ma una struttura emergente da qualcosa di più
profondo. Sebbene Einstein concepisse la gravità come la geometria dello
spazio-tempo, la sua teoria implica anche la dissoluzione dello spazio-tempo,
motivo per cui l'informazione può sfuggire alla sua prigione gravitazionale”.
I seguenti grafici riportati nell'articolo, ne facilitano la comprensione.
Commenti ed Interrogativi:
1) Sembra quasi darsi per scontato che:
- lo spazio tempo si frantumi, come se esso stesso fosse un "reticolo materiale" (che peraltro è in grado di imbrigliare l'informazione?);
- l'entropia ad un certo punto diminuisca e si annulli (solo sottrazione di calore attraverso radiazione di Hawking?);
- tutta l'informazione sia immateriale (per es. come il pensiero, che tale è? Il DNA anche è informazione, ma ha bisogno di un supporto materiale!) e quindi non soggetta alle leggi relativistiche della gravità.
2) Nonostante la Fisica Teorica (attraverso la Matematica) possa rendere ragionevoli tali ipotesi o anche giustificarle, non occorrerebbe una conferma sperimentale per averne certezza e quindi farne vera Scienza?
3) Leggendo
l’articolo non si può far a meno di pensare alle tradizioni orientali che
parlano di un “archivio akashico”, il cosiddetto Registro della Vita, deposito
universale di ogni conoscenza e informazione. Ma, non solo su questo vaga la mente del
lettore che scandaglia ipotesi. Infatti, assumendo come vere alcune
affermazioni riportate nell’articolo, sembra si vada configurando tra “fantasiose
ipotesi” che la mente insegue alla ricerca del Vero, una rete costituita dai
nuclei attivi di galassie (AGN) a guisa di depositi di informazioni e
conoscenze “locali”, destinata a produrre su impensabili scale temporali e
spaziali, attraverso un “crunch” finale, un tale archivio. Ciò ripropone l’interrogativo
sulla conoscenza che gli umani ritengono di possedere essi stessi, localizzata
apparentemente nei propri apparati mentali, senza prendere in considerazione la
possibilità che tale conoscenza possa essere localizzata altrove e resa
accessibile agli umani in determinate condizioni fisiche e mentali.
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