E’ riportata, qui di seguito, una sintesi in merito a “Juvenaliana XX Edizione” - Premio Giovenale 2024, assegnato al Direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Organizzato in Aquino, antico insediamento Romano che diede i natali a Giovenale (oltre che a S.Tommaso), l’evento si è svolto in due pomeriggi letterari: il primo il 9/11/2024 nell’antica cornice, densa di tradizione e di storia, della chiesa di S. Maria della Libera; ed il secondo il 23/11/2024, nella Sala Consiliare del Comune di Aquino che ha patrocinato l’evento, come da locandina:
Dopo i saluti iniziali del Presidente della Pro-Loco Renzo Centofante e quelli del Sindaco Fausto Tomassi, questo prestigioso riconoscimento "Premio Giovanale", organizzato dalla Pro Loco di Aquino, è stato attribuito a Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera e originario di Frosinone. La premiazione si è tenuta, nella prima delle due serate previste, presso la Chiesa di Santa Maria della Libera, con la partecipazione di autorità locali e un vasto pubblico.
Fontana è stato premiato per la sua chiarezza e coerenza giornalistica, qualità che lo distinguono nella divulgazione al servizio dei lettori. Durante l'evento, ha anche risposto a domande su temi di politica internazionale, sottolineando i successi della testata che dirige, soprattutto nella transizione digitale.
Con il soprano Elisa Cardinali e al pianoforte il maestro Diego
Alfonso l’intermezzo lirico-musicale con l’incantevole brano “Lascia che io
pianga “ di Händel, ha sottolineato il meritorio classicismo della
serata, conferendogli un tocco di eleganza, di tradizione e di valori culturali
durevoli, aldilà di ogni contingente crisi.
La
manifestazione, intitolata al poeta satirico romano Decimo Giunio Giovenale, ha
avuto il sostegno di diversi partner, tra cui la Banca Popolare del Cassinate,
la Pietrantuono Gioielli, TeleUniverso, UniVoices Academy, insieme alla Pro-Loco-Aquino.
Il secondo incontro, svoltosi nella Sala del
Consiglio Comunale, ha continuato a celebrare il legame tra cultura e
tradizione, con interventi di figure di spicco della cultura e del territorio. Entrambi gli incontri hanno avuto una
introduzione da parte di Camillo Marino, apprezzato poeta vernacolare e
collezionista locale.
L’evento è divenuto uno dei numerosi vanti per la regione Lazio, poiché mantiene viva la tradizione culturale locale attraverso il dialogo e l'omaggio alle eccellenze italiane nel campo dell’informazione e della cultura.
Il premio, nato
grazie all'iniziativa dell'Aquinate “DOC” Prof. Ernesto Pellecchia - peraltro
autore di “Levia Gravia”, una preziosa miscellanea in 18 brani, che hanno
scandito la sua storia di insegnante - tenendo conto anche delle precedenti
edizioni, puo' aiutare a ricostruire il ruolo di questo intellettuale
nell'ambito di questo Premio.
Il professor Ernesto Pellecchia,
figura centrale nella nascita del Premio
Giovenale ad Aquino, ha avuto un ruolo cruciale nella promozione di questo
evento culturale, il quale è stato istituito per valorizzare lo studio e
l'eredità del poeta satirico Giovenale. L'iniziativa, che porta la sua firma,
ha progressivamente consolidato un prestigioso albo d'oro, con l'intento di
legare la tradizione classica all'arte e alla cultura contemporanea.
Pellecchia è stato spesso ricordato
dagli organizzatori e dalle autorità locali per il suo contributo
"encomiabile" nel fondare e mantenere vivo l'evento. Grazie al suo
impegno, il Premio non si limita alla consegna di riconoscimenti, ma include
approfondimenti accademici e letterari, rafforzando il legame tra Aquino e il
patrimonio culturale classico. È stato anche menzionato come figura di
riferimento da rappresentanti del Comune, della Pro Loco e da istituzioni
accademiche, sottolineando l'importanza della sua visione per la crescita
culturale della regione.
La sua opera continua a essere una
fonte d'ispirazione per il mantenimento e il successo del Premio, che oggi
viene riconosciuto come un'eccellenza del territorio laziale e un appuntamento
di rilevanza nazionale e internazionale nella promozione della cultura classica
e moderna.
Nella serata del 9/11/2024 il Prof. Marcello Carlino ha illustrato una sua breve ed interessante riflessione dal titolo "Le ultime parole famose" su frasi celebri di Giovenale, partendo dalla famosa “Panem et Circenses” come pure dalla “Quis custodiet custodes?” per giungere ad un aggancio critico ai tempi che viviamo, esplorando così il significato delle sue massime nella società antica e il loro riflesso sull'attualità.(Vedasi link https://roccomorelli.blogspot.com/p/giovenale-e-le-ultime-parole-famose.html) L'analisi di Carlino pare evidenziare, al tempo stesso, la forza critica delle satire di Giovenale, in particolare il modo in cui denunciava le corruzioni morali e sociali del suo tempo, utilizzando un linguaggio incisivo e memorabile. Frasi che ormai vengono interpretate come testimonianze del dissenso intellettuale contro le ingiustizie e la decadenza.
Nella serata del 23/11/2024 sono stati trattati dalla Prof.ssa Rita Cuccioli Melloni - Università di Bologna: la Satira Juv.3:Prologo ed epilogo; mentre la Prof.ssa Marta Maria Perilli - Scuola Normale Superiore di Pisa – ha trattato il tema: Giovenale ed Ulisse nella Satira 15. Viene fornita la seguente breve sintesi delle due Satire e un commento riassuntivo su di esse.
La Satira 3 di
Giovenale è un lungo monologo pronunciato da Umbricio, che annuncia il suo
abbandono di Roma a favore di una vita più tranquilla in campagna. Nel prologo,
viene descritta una Roma degradata e caotica, infestata da crimini, conflitti
sociali e ipocrisia. Umbricio lamenta il trionfo della corruzione, l'avidità, e
il declino dei valori morali. Egli inveisce contro la multiculturalità romana,
percepita come una minaccia alla purezza culturale tradizionale. Nel finale,
viene sottolineata la disillusione nei confronti della società, con l'accento
sulla fuga come unica via di salvezza.
Questa satira è
una critica feroce della Roma del tempo, dove l’urbanizzazione e la politica
hanno generato un senso di alienazione. Umbricio, rappresentando Giovenale,
denuncia la perdita delle virtù romane originali, sostituite da lussi e vizi
importati, ma si rivela anche un nostalgico incline a idealizzare il passato.
2.
Giovenale e
Ulisse nella Satira 15 (Prof.ssa Marta Maria Perilli)
La Satira 15
mette in scena una critica più universale attraverso il confronto tra civiltà e
barbarie. (in realtà il tema centrale sembra essere il cannibalismo degli
Egiziani durante un conflitto tribale, che Giovenale descrive come un estremo
della depravazione umana). Ulisse, emblema della razionalità e della civiltà
classica, diventa un riferimento implicito per confrontare la ferocia
contemporanea con i valori eroici dell’epoca omerica.
La satira
esplora l’abisso tra la cultura greco-romana e i comportamenti
"barbari", ma Giovenale non risparmia una visione pessimistica anche
sui Romani, lasciando intendere che la stessa barbarie sia radicata nella
natura umana. L’uso del mito di Ulisse serve a interrogarsi su quanto la
civilizzazione possa davvero mitigare gli impulsi primitivi.
Commento
Le due satire
evidenziano la capacità di Giovenale di usare la poesia come specchio critico
della società. Nel caso della Satira 3, si mette in luce un senso di impotenza
e frustrazione verso il progresso urbano e culturale, mentre nella Satira 15 la
barbarie viene usata come lente per riflettere sui limiti della civiltà stessa.
Entrambi i testi sono profondamente attuali, mostrando che i dilemmi morali e
sociali non sono circoscritti all’antichità. La tensione tra tradizione e
modernità, così come il pessimismo antropologico, li rendono opere di grande
interesse anche oggi.
Peraltro, a seguito dei contenuti della narrazione di Ulisse ad Alcinoo nel corso del banchetto (di cui al punto 2) qui sopra, qualche “neofita” ha frugato tra i suoi ricordi se ai tempi del poeta latino Giovenale i poemi Omerici avessero già trovato forma scritta o erano ancora tradizione orale.
In realtà ai tempi del poeta latino Giovenale (I-II secolo d.C.), i poemi omerici, ossia l'Iliade e l'Odissea, avevano già da secoli assunto una forma scritta. Giovenale visse in piena epoca imperiale romana, mentre i poemi omerici vennero messi per iscritto probabilmente intorno al VIII-VII secolo a.C..
La tradizione orale omerica risale a tempi ancora più antichi, ma già nel periodo classico greco (V secolo a.C.) i testi scritti erano largamente diffusi e considerati una parte fondamentale della cultura greca. Durante l'età ellenistica (IV-I secolo a.C.), i poemi subirono anche un processo di sistematizzazione e "canonizzazione" grazie al lavoro di studiosi come gli alessandrini, che produssero edizioni critiche dei testi.
Quando Giovenale scriveva le sue satire, i poemi omerici erano dunque già parte integrante del patrimonio letterario e culturale del mondo greco-romano, conosciuti e studiati tanto dai Greci quanto dai Romani.
Con questo “apporto” tutt’altro che nuovo, ma rinnovato e riservato a coloro che si erano interrogati al riguardo, e che l’audience non ha potuto condividere, si sono chiusi tra i molti saluti e ringraziamenti i lavori previsti dagli organizzatori dell’evento. Resta un caro ricordo di due serate tra amici ritrovati, con tocchi lirici e un po’ di nostalgia per un tempo necessariamente speso altrove, lungo il fiume della vita che silenziosamente, ma inesorabilmente scorre.
Altri Riferimenti sullo stesso Evento
https://www.ciociariaturismo.it/premio-giovenale-ad-aquino-8-novembre-2024/
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