Vi è contiguità tra due
importanti eventi organizzati negli ultimi mesi dall’ISTITUTO DI SCIENZE SOCIALI E STUDI STRATEGICI “GINO GERMANI” in merito a
temi che riguardano la sicurezza europea
che si sono tenuti a Roma rispettivamente :
1) il
27 ottobre 2016, dal titolo “L’Europa
sotto attacco: verso una nuova strategia di sicurezza per fronteggiare un
quadro di minacce sempre più insidioso”;
2) il
31 maggio 2017, dal titolo “La strategia
d'influenza della Russia in Europa: Mosca e i movimenti populisti europei di
destra e di sinistra”.
In entrambi i casi si è trattato
di una riflessione con analisti, esperti
e decision-makers provenienti dalle Istituzioni governative civili e militari,
dal mondo economico, dalle università e gli istituti di ricerca, dai mass media
esperti europei .
L’intento del primo evento è
stato quello di analizzare il quadro delle minacce interne ed esterne che oggi
insidiano l’Europa, nonché di definire delle linee-guida di una nuova strategia
di sicurezza a livello europeo; nonché di approfondire i motivi che rendono
necessario, per l’Europa, un cambiamento culturale e di visione strategica per
poter fronteggiare rischi inediti per la pace e la sicurezza nel Continente, con
particolare riferimento a tre crisi di sicurezza interconnesse:
a) la radicalizzazione islamista
di settori delle popolazioni musulmane del Continente e la conseguente crescita
della minaccia terroristica jihadista;
b) i massicci e incontrollati
flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che comportano
notevoli rischi di destabilizzazione sul piano sociale, politico e della
sicurezza;
c) la sfida di una Russia
revisionista all’ordine di sicurezza europeo e il ricorso, da parte di Mosca,
agli strumenti del hybrid warfare per ricostituire la propria sfera di
influenza nello spazio post-sovietico, minare la coesione dell’UE e indebolire
la NATO.
Con il secondo evento si è voluto
contribuire a:
d) una più profonda conoscenza e
consapevolezza della strategia d’influenza russa in Europa, il cui elemento
centrale è il tentativo di sostenere e sfruttare l’onda populista;
e) analizzare i crescenti
collegamenti e rapporti di collaborazione tra Russia e movimenti populisti, e
valutarne i possibili riflessi sul futuro della sicurezza e della stabilità
degli Stati europei;
f) proporre linee-guida per una
risposta strategica alle rivolte populiste e al soft power di Mosca in Europa,
teso a minare la coesione dell’UE e della NATO, alimentando altresì crescenti
problemi di stabilità interna nei Paesi del continente.
Gli spunti di riflessione
dell’Istituto Germani (estratti dagli inviti) sono rilevanti e sono stati i seguenti:
°°° °°° °°°
Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il primo evento
:
Il quadro di minacce che oggi insidiano la
sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di
pericolosità senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda. Per fronteggiarle
adeguatamente saranno necessari un profondo cambiamento di cultura e mentalità
da parte delle élites politiche e della società civile in Europa, nonché un ripensamento
delle politiche nazionali e dell’UE in molteplici settori, tra cui controterrorismo,
immigrazione, politiche estera, della difesa e dell’industria militare, politica
economico-finanziaria. Tre diverse crisi, tra loro interconnesse e in continua
evoluzione, stanno creando uno scenario di rischi inediti per la pace e la
sicurezza in Europa:
1) Un Medio Oriente
destabilizzato dal collasso di numerosi Stati e dall’espansione di movimenti
jihadisti (sostenuta da alcuni Stati del Golfo Persico) continua ad alimentare fenomeni
di radicalizzazione islamista all’interno delle popolazioni musulmane in
Europa, accrescendo così la minaccia terroristica nel Vecchio Continente.
2) Massicci e incontrollati
flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente creano crescenti
problemi di sicurezza e stabilità in Europa, tra cui l’espansione all’interno
delle città europee di “zone franche” di fatto fuori dal controllo delle
Autorità, tensioni interetniche e inter-religiose spesso violente, e l’ascesa
di partiti e movimenti politici di estrema destra.
3) Con l’annessione della Crimea
e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale la Russia ha sfidato apertamente
l’ordine europeo di sicurezza, impiegando le armi della “guerra ibrida” per
ricostituire una propria sfera d’influenza nello spazio post-sovietico. Mosca
mira inoltre a sfruttare la crisi politica profonda che ha investito l’Europa
per minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO. Secondo alcuni analisti,
peraltro, l’intervento militare russo in Siria avrebbe destabilizzato
ulteriormente la situazione in Medio Oriente, aumentando i flussi di profughi
verso l’Europa. I governi europei e la stessa UE si trovano, per molti aspetti,
impreparati ad affrontare in modo efficace questo nuovo scenario di minacce.
Ciò si deve a scelte politiche molto discutibili, compiute da diversi Stati
europei negli ultimi due decenni, che hanno finito per indebolire la loro capacità
di tutelare la propria sicurezza nell’attuale turbolento scenario geopolitico.
Come ad esempio l’aver lasciato che le capacità militari del Vecchio Continente
subissero un grave declino, anche in conseguenza di costanti tagli di bilancio,
proprio in una fase storica in cui lo strumento militare andava assumendo
crescente importanza nelle relazioni internazionali.
Altri errori strategici, ripetuti negli anni,
hanno aumentato le vulnerabilità degli Stati europei nei confronti di minacce
sia interne che esterne. Tra questi vanno menzionati :
- la sottovalutazione dei gravi rischi di
destabilizzazione sociale e politica connessi all’immigrazione irregolare
(soprattutto in tempi di crisi economica);
- la mancata attuazione di una rigorosa politica
di repressione e contrasto nei confronti dell’ideologia salafita, la cui
diffusione in seno alle comunità musulmane in Europa è stata per anni
tollerata;
- la mancata creazione di una agenzia di
intelligence europea specializzata nella lotta al terrorismo, all’estremismo
violento e all’eversione.
L’UE, dal canto suo, si è finora dimostrata
poco efficace nella gestione dei crescenti problemi di sicurezza del
Continente, a causa di molteplici fattori, tra cui una mancanza di visione
comune tra gli Stati membri su quali siano le più importanti minacce da contrastare.
Non a caso, l’attuale crisi politica dell’UE, soprattutto dopo Brexit, sta spingendo
alcuni Stati membri a tentare di rinazionalizzare le proprie politiche di
sicurezza, il che rappresenta una risposta parziale e inadeguata.
Per evitare che gli Stati del Continente
perdano progressivamente la capacità di proteggere i propri cittadini - e di
esercitare la propria sovranità nel rispetto dei valori della democrazia
liberale - occorre una nuova strategia di sicurezza a livello europeo, di carattere
olistico e multidimensionale. Tale strategia, fondata su un’analisi chiara e condivisa
delle principali minacce, dovrebbe essere tesa a potenziare sempre di più le capacità
europee di resilienza, deterrenza e difesa.
Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il secondo
evento :
Negli ultimi anni i movimenti di
protesta populisti – o “anti-sistema” - sono diventati una forza sempre più
rilevante sulla scena politica europea. Essi sono caratterizzati da: 1) un
orientamento “sovranista” e contrario alla globalizzazione; 2) l’ostilità nei
confronti delle élite politiche ed economiche – l’”establishment” - dei vari
paesi e dell’Unione Europea, viste come corrotte e incompetenti; 3) la volontà
di contestare e delegittimare i valori e le norme fondamentali della democrazia
liberale. Come è stato evidenziato da diversi esperti, la crescita della
rivolta populista potrebbe destabilizzare i regimi democratici del continente,
determinando una pericolosa “ri-nazionalizzazione” degli Stati che manderebbe
in frantumi l’UE e il legame transatlantico. Il che avrebbe ripercussioni
imprevedibili sul piano della sicurezza e la stabilità. La sfida
destabilizzante alle democrazie europee, insita nei movimenti populisti, viene
accresciuta e resa ancora più complessa dai legami, spesso molto stretti, fra
la Russia (sempre più determinata a recuperare lo status di potenza globale) e
i partiti populisti del continente. La maggior parte di questi hanno un
orientamento decisamente filo-Cremlino e ne condividono l’ostilità verso
l’ordine internazionale liberale guidato dall’Occidente e l’”interventismo
occidentale” nei più diversi scenari geopolitici. L’onda populista nel
continente, perciò, è diventata un fattore rilevante nella contrapposizione
geopolitica tra Occidente e Russia. Per comprendere perché i movimenti
“anti-sistema” abbiano voluto instaurare forti legami e rapporti di
collaborazione con Mosca occorre considerare le evidenti affinità ideologiche
tra le forze populiste – sia di destra che di sinistra - e la Russia di Putin.
I populismi di destra sono attratti dalla nuova ideologia del Cremlino,
nazionalista, eurasista e conservatrice sotto il profilo sociale e culturale,
la quale esalta la sovranità nazionale, la difesa dei valori tradizionali e
cristiani, l’autoritarismo politico, il rifiuto del sistema di valori
dell’Occidente secolarizzato, percepito come decadente e nichilista. Inoltre, i
populismi di destra tendono a ravvisare nel regime di Putin un modello di leadership
forte e autoritaria, nonché a considerarlo un alleato prezioso nella lotta
all’Islam radicale, nella resistenza alla secolarizzazione delle società
contemporanee, nel contrasto alla globalizzazione economica e nel recupero
della sovranità e dell’identità delle Nazioni. I populisti di sinistra
condividono con gli ideologi del Cremlino una visione molto negativa della
globalizzazione e dell’ordine mondiale capitalistico dominato dagli USA. Sia la
destra che la sinistra populista tendono a percepire la Russia come
indispensabile contrappeso geopolitico al potere globale statunitense. La forza
di attrazione ideologica esercitata dal regime russo sui movimenti di protesta
anti-sistema – così come la presenza di diversi obiettivi politici comuni (come
la delegittimazione dell’UE e dell’Alleanza Atlantica) – hanno portato a una
crescente collaborazione tra Mosca e forze populiste.
La Russia ovviamente non è la
causa della rivolta populista, la quale viene alimentata da problemi reali – di
carattere socio-economico, identitario e di sicurezza - che affliggono settori
molto estesi delle società europee. Problemi ai quali le élite del continente
non hanno ancora saputo offrire valide soluzioni. Mosca , tuttavia, ha scelto
di sostenere l’onda populista perché la ritiene funzionale al perseguimento di
tre obiettivi strategici: 1) indebolire ed eventualmente disgregare l’UE e la
NATO (che Mosca percepisce come insidie non solo per le proprie ambizioni
geopolitiche ma anche per la propria sicurezza e stabilità); 2) aumentare
l’instabilità socio-politica interna dei paesi europei e fomentare tensioni tra
Stati dell’area euro-atlantica; 3) alimentare la sfiducia dell’opinione
pubblica in Europa nei confronti della democrazia liberale e dei valori
fondamentali della “società aperta”. Mosca, inoltre, spesso si serve delle
forze populiste per amplificare le proprie campagne di disinformazione,
influenzare il dibattito politico in Europa a proprio favore, esercitare
pressioni nei confronti dei governi nazionali e dell’UE in merito a questioni
particolarmente importanti per la Russia. Il Cremlino ha altresì utilizzato
diversi partiti populisti per legittimare, a livello internazionale e talvolta
anche interno, le proprie scelte di politica estera (ad esempio, nel marzo
2014, in occasione del referendum in Crimea, vari esponenti politici della
destra populista europea si recarono sul posto come osservatori, mentre l’OSCE
non ne inviò alcuno). Il sostegno offerto a movimenti populisti di destra e di
sinistra s’inserisce in una più ampia strategia russa di influenza e soft power
in Europa, perseguita mediante strumenti quali campagne di disinformazione (che
sfruttano le più innovative tecnologie informatiche e i media digitali),
pressioni energetiche, attacchi cibernetici , investimenti in settori
strategici dell’economia, instaurazione di rapporti di affari con esponenti
delle élite politica ed economica, finanziamenti a favore di think tank e
istituti culturali. Le élite europee non hanno ancora dato una risposta
efficace alla rivolta populista e al sostegno ad essa offerto dalla Russia. Una
tale risposta non potrà prescindere dalla formulazione di politiche innovative
in diversi campi (economia, sicurezza e ordine pubblico, immigrazione
irregolare, lotta alla corruzione diffusa tra le élite, etc.) finalizzate ad
aggredire i problemi e i disagi che alimentano i movimenti “anti-sistema”. Sul
piano culturale, della comunicazione e dell’istruzione si rende sempre più
necessaria una strategia atta a difendere i valori e le norme della democrazia
liberale dagli attacchi delle forze populiste tesi a delegittimarli e
screditarli. Il contrasto alla propaganda populista dovrà essere accompagnato
dalla messa in atto di adeguate contromisure nei confronti della
disinformazione russa, quali la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al
problema, la rivelazione pubblica di specifiche operazioni disinformative, la
diffusione di una “contronarrativa” atta a controbattere le campagne
comunicative del Cremlino tese a minare la fiducia della popolazione nella
democrazia liberale e ad alimentarne l’ostilità nei confronti dell’UE. Infine,
sarà necessario rafforzare le attività di counterintelligence e altre misure
volte a contrastare i finanziamenti esteri occulti a favore di partiti politici
e qualsiasi forma di ingerenza destabilizzante nei processi politici dei paesi
europei.
°°° °°° °°°
Qualche commento
Gli interventi nel secondo convegno
sono stati tesi a fornire al Prof. Germani commenti sollecitati al pubblico. Ecco
alcune risposte, per esempio:
·
“ Il modello delineato certamente si adatta ai
paesi dell’est europeo (ex Comecon compresa la Germania dell’Est), ma non
sembra applicabile ai paesi del Sud Europa dove i populismi trovano alimento da
una evidente divergenza tra l’Europa Unita desiderata (dal popolo e dai padri
fondatori) e l’Europa di fatto realizzata”.
oppure:
·
“ "L’adombramento dell’ipotesi di un crescendo di una
vera e propria internazionale nera
che mira alla caduta delle democrazie liberali tradizionalmente intese.”
E’ difficile dire se sia casuale
che in data 1/6/2017, a valle dell’ultimo evento, importanti giornali nazionali abbiano riportato la seguente notizia “La Germania prepara un esercito Ue guidato dalla
Bundeswehr” (vedasi link seguente)
Ad ogni modo, le critiche
all’Istituto Germani non si sono fatte attendere, vedi ad es.
ma le posizioni dell’Istituto
Germani sembrano trovare altrove qualche conferma, vedi ad esempio
Non è comunque una novità che “nel
lungo periodo il grande sogno geopolitico del nazionalismo russo sarebbe quello
di sostituire all’Unione europea alleata con gli Stati Uniti una nuova Eurasia
che vada dalla costa atlantica dell’Europa a Vladivostok (Eurasia), e di cui la
Russia sarebbe egemone”.
Occorre ricordare che sin dall’inizio
degli studi di geopolitica si sosteneva da più parti, in Europa, che avrebbe
dominato il Mondo chi fosse riuscito a dominare sull’Eurasia.
Pertanto, le tesi orwelliane
andrebbero rilette alla luce dei moderni fatti geopolitici?