1. Premessa
In epoca Ante-Covid, spesso si affermava che la globalizzazione in atto mancasse di governance. Eppure, bastava fare una ricerca sul web assumendo come tag “econometric global model” per scoprire quanti modelli econometrici fossero già stati messi a punto da istituzioni e organizzazioni per analizzare, prevedere e gestire la globalizzazione. Ragion per cui, si fa strada l’idea che non sia stata la capacità tecnica di governance dei processi globali a mancare, quanto il consenso generale delle nazioni che essa presuppone, nonché la consapevole e necessaria cooperazione ad un progetto molto complesso. Ne era anche evidenza la rinascita di atteggiamenti protezionistici in economia e di sovranismi in politica, alimentati da oggettivi conflitti commerciali, politici e sociali, palesi od occulti che fossero. Atteggiamenti e sovranismi che, ora, sembrano siano stati "magicamente" sopiti dal Covid e dall'emergenza conseguente.
Comunque sia, a seguito della innegabile interconnessione che stava assumendo il sistema globale nel configurarsi come un "sistema economico unico e chiuso", più che un concetto, una certezza, sembrava che andasse maturando, già dopo la crisi 2008-2009 dei mutui sub-prime. Ossia, sembrava si fosse manifestata l'evidenza che sistemi economici grandi sarebbero stati "too big to fail", cioè troppo grandi per fallire! Per cui, se uno di questi grandi sistemi fosse veramente fallito, sarebbe stato il collasso del Sistema Globale!
2. PIL, Produzione Aggregata e Sostenibilità
Una misura
macroeconomica dell’attività produttiva di una determinata economia (o nazione)
nel suo complesso può essere espressa dalla cosiddetta produzione aggregata. Per
la contabilità nazionale la produzione aggregata di un paese è la somma del
valore di mercato di tutti i beni e servizi (al lordo dell’ammortamento)
prodotti in quel paese in un anno, ossia il Prodotto Interno Lordo (PIL). Il
confronto tra diversi PIL ottenuti in anni diversi può essere fatto solo a
prezzi costanti (cioè a prezzi in vigore ad una determinata data di
riferimento) a causa dell’inflazione che è contenuta nel PIL di ciascun anno, non solo nel medio/lungo periodo.
Il PIL in termini
reali, quindi, si ottiene deflazionando il PIL nominale in modo da avere un PIL
a prezzi costanti che è ritenuta misura appropriata della produzione aggregata.
Peraltro, vale la pena
qui ricordare - per inciso - che proprio la presenza dell’inflazione, variabile
nei diversi anni, impone che il tasso reale di crescita (g) di un’economia sia
calcolato sui valori a prezzi costanti del PIL di quell’economia. Qualora il
tasso reale d’interesse (r) sul debito di quell’economia sia maggiore del suo
tasso reale di crescita (g) allora quell’economia viene a trovarsi in
condizioni di insostenibilità data dal verificarsi proprio della condizione:
g < r (1)
con:
g
= tasso reale di crescita del PIL;
r = tasso reale di pagamento degli
interessi sul debito.
In tali condizioni il
debito continua a crescere in termini reali per la differenza (r-g);
quindi sostanzialmente per effetto degli interessi sul debito tale situazione
può portare a mancanza di sostenibilità di un debito accumulato e quindi al cosiddetto "default" di stati sovrani[1].
È da rilevare, però,
che qualora il debito generato da deficit in più anni di bilancio venga
(attraverso titoli di stato emessi dalle banche centrali di un paese)
acquistato sotto forma di titoli (BOT, CCT, etc.) dai cittadini e istituzioni del paese stesso – come avveniva in
Italia in passato - la mancanza di sostenibilità del debito di una economia rimane
solo un fatto interno al paese, tra lo stato ed i suoi cittadini. Allorquando i
titoli di stato emessi a copertura del debito sono invece acquistati dal
mercato globale, è quest’ultimo a decidere con i suoi strumenti (per es.
agenzie di rating, differenziali rispetto a titoli ritenuti sicuri, etc.) il
rischio connesso alla sostenibilità di quel debito e quindi il tasso di
interesse richiesto sui titoli di stato del paese debitore. Se è vero che in
caso di default italiano il rischio maggiore è per quei paesi che detengono una
più alta quota del debito nostrano, è anche vero che chi ne detiene una più
alta quota può maggiormente influenzare le nostre politiche (vedi grafico
seguente e relativa nota).
Fig. N. 1[2] (Google Groups -Vedi Nota)
Ovviamente a debiti
meno sostenibili è legato un più alto rischio e pertanto un più alto tasso di
interesse, essendovi una stretta correlazione positiva tra tasso di interesse
di un investimento e rischio dell’investimento stesso. A determinare il rischio
è anche il profilo del debitore e la sua credibilità, come pure la sua storia e
solvibilità a livello internazionale. L’alta posizione debitoria, però, non è
caratteristica dei paesi poveri, bensì di quelli più sviluppati e ritenuti “più
ricchi”. Paradossalmente si può affermare che i paesi ad alto debito pubblico
sono “condannati a crescere”, ossia ad innalzare il proprio PIL e tenere bassa
la propria inflazione, al fine di garantire la sostenibilità almeno del
rimborso degli interessi sul debito accumulato. Se paragonassimo un paese ad
un’unica grande impresa nazionale, però, sarebbe come dire che questa impresa o
società venisse valutata dai mercati solo attraverso la capacità di generare
flusso di cassa e non anche attraverso il patrimonio disponibile. Da questo, poi, nascono “asimmetrie” e
strumentalità che conducono a conflitti, per non parlare del cosiddetto High Frequency
Trading (HFT)[3]
di cui tratta molta letteratura (“populista” e non) e che esula dagli scopi del
presente lavoro. In pratica con algoritmi e piattaforme informatiche si possono
effettuare acquisti e vendite ad alta frequenza (milioni di operazioni in pochi
secondi) influenzando i valori di mercato di titoli sotto attacco, scelti in
modo predeterminato. Di fatto si è giunti a realizzare che la crescita annuale
costante sul lungo periodo è crescita esponenziale e qualora perseguita al
tempo stesso dai paesi in via di sviluppo e paesi già sviluppati non è
sostenibile da un punto di vista del depauperamento delle risorse disponibili (specie
quelle energetiche), dell’ambiente, del clima. Il mondo europeo attuale,
piuttosto che vedere una soluzione nella ricerca (da promuovere in modo
straordinario come mai successo nella storia umana, vista la gravità del
momento) sembra rassegnato alla decrescita, operazione pianificata cui si
aggiunge spesso l’attributo “felice”, suscitando ilarità se non rancore per l’uso
semantico-strumentale che ne viene fatto. L’espressione nazionale ufficiale di
un tale approccio in campo energetico, implicante la decarbonizzazione dei
sistemi energetici tracciato dalla Energy Road Map 2030-2050 della UE, può
essere ravvisato nel Piano Integrato Energia e Clima sottoposto alla UE[4]; mentre per l’inevitabilità – sotto le assunzioni in vigore - della decrescita, occorrerebbe riferirsi al Rapporto 2019 DECOUPLING – 2019 dell’EEB (European
Environmental Bureau) [5],che ha posto le basi per teorizzare e affermare la decrescita stessa.
3. Alcuni assunti della Teoria Monetaria Moderna
In questo periodo di
crisi generalizzata, la Teoria Monetaria Moderna (MMT) - che ha radici nel
cosiddetto Cartalismo - è molto dibattuta e per certi versi criticata, anche se
secondo alcuni autori essa non fa altro che descrivere il sistema monetario in
vigore sin dall'abolizione del sistema aureo (gold standard), avvenuta nel 1971.
Forse le critiche di cui è fatta oggetto la MMT al giorno d’oggi, in cui il
problema di sovranità monetaria degli Stati Membri UE sembra messo in discussione
proprio nei confronti dell’Unione Europea, sono riconducibili ai seguenti
elementi essenziali che essa stigmatizza:
a. Il potere di stampare moneta appartiene ad uno Stato (e non a privati).
b. Uno Stato pienamente sovrano, che ha potere sulla propria moneta, non può fallire[6].
c. Una
politica statale di deficit implica l'immissione di ricchezza da parte dello
Stato verso i privati, mentre una politica di surplus di bilancio implica
ricchezza che lo Stato ritira dai privati.
Mentre per il punto a.) e b.) si è voluto fornire una testimonianza in nota 1 in calce (per sostenere che se da un lato può essere vero ciò che la MMT afferma, dall’altro si trascura il disagio, l’isolamento e la chiusura in cui piomberebbe un paese intero); invece, proprio per il punto c.) è necessario un piccolo rilievo, prima di procedere, in merito alla criticata scomparsa di autonomia delle banche centrali e alla politica economica (monetaria e fiscale) europea che subentra e soprassiede a quella nazionale.
4. Spunti dalla MMT sulla situazione attuale
Quello che a prima
vista può sembrare uno slogan della MMT (o dei movimenti che ad essa fanno
riferimento) in merito all’Euro (“moneta senza uno stato”) e all’Europa (“stato
– o federazione di stati che dir si voglia - senza moneta”) pone in realtà la
necessità di un discernimento. Detto slogan o nasconde (o sottovaluta) la
transitorietà di una presente “situazione sotto controllo” (o ritenuta tale), che dovrà
necessariamente sfociare in un assetto finale ancora in itinere (unificazione
europea); oppure esso è effettivamente evidenza di “problemi fuori controllo”,
irrisolti e difficilmente risolvibili per divergenti volontà dei paesi membri
dell’Unione. E’ ragionevole pensare che tertium
non datur, anche perché i movimenti sociali cosiddetti “populisti” o “sovranisti”
non nascono per puro caso in modo così massiccio e all’unisono in Europa, a
meno che non si abbracci una visione complottista che possa esistere un occulto
strumentalizzatore che abbia un ben determinato interesse da perseguire e che
si faccia carico di organizzarli.
A ben guardare, la perdita di sovranità non sembra essere preoccupazione esclusiva dei movimenti sovranisti (ridimensionati dal COVID e dalla cooptazione delle "opposizioni" nei governi per "l'emergenza") che, in realtà, escono allo scoperto con le loro idee che, per quanto discutibili, sono però pubblicamente manifestate e professate. La preoccupazione sovranista, e in particolare il pericolo di essere gabbati nei propri interessi attraverso una crescente reclamata solidarietà dei popoli ai margini o fuori dell’Unione (solidarietà che oggi si riconosce essere venuta a mancare nel caso Grecia), sembra essere in pectore, malcelata e non professata pubblicamente da coloro che apparentemente si presentano come più europeisti degli altri.
In un contesto Ante-Covid di Patto di Stabilità e Crescita, gli Stati appartenenti all'UE erano tenuti a
rispettare vincoli di bilancio, ossia dovevano avere:
- rapporto tra
deficit e PIL non superiore al 3%;
- rapporto tra
debito e PIL non superiore al 60% (o comunque un debito pubblico tendente al
rientro);
- la Banca
Centrale Europea, poi, fissava al 2% l'obiettivo di inflazione programmata.
Come apparirà meglio
qui di seguito, vista la strutturale incapacità del nostro paese a crescere per
assicurare il servizio del debito e possibilmente ridurlo, sarebbe stato auspicabile
verificare razionalmente se tale incapacità fosse legata a storiche ed oggettive
cause italiche (sociali, politiche e culturali, organizzative, di sistema,
etc.), oppure se non fosse il suddetto patto ad essere una causa strutturale, che
con i suoi parametri poneva vincoli di natura tale che crescere diveniva una vera “mission
impossible” per l’Italia. A questo riguardo si abbozza, pertanto, il ragionamento che
segue.
Fig. N. 2
Se è vero, come la MMT
insegna, che il deficit è ricchezza immessa dallo Stato nel sistema nazionale,
mentre il surplus è ricchezza che lo Stato ritira dal sistema, sia il deficit
che il surplus devono essere deflazionati per avere i valori reali. Quindi,
nella fattispecie, la crescita vera secondo MMT dovrebbe essere il deficit
deflazionato. Ossia, se il deficit è al massimo 3% per il Patto di Stabilità e
l’inflazione è il 2% (come obiettivo fissato da BCE) la crescita non può che
essere (3%-2%) =1%. In un tale contesto il gioco della crescita con i vincoli europei
si riduce a: TENERE ALTO IL DEFICIT (al limite consentito) e BASSA l’INFLAZIONE
(ben al disotto del limite consentito)? Se la risposta è sì, chi controlla l’inflazione,
cioè l’aumento dei prezzi sul mercato? Inoltre, sistemi e strumenti di
controllo e intervento per garantire la stabilità dei prezzi sul mercato sono
realmente possibili e non sono essi stessi interventi (istituzionali o meno)
che ostacolano la libertà del mercato?
Dal grafico di Fig. N.
2 si può vedere che differenziali nei tassi di crescita tra i paesi membri
dell’UE, per es. crescita del 3%, 2% e
1%, comportano differenziali nei raddoppi di ricchezza (PIL) rispettivamente in 33, 50 e 70 anni.
Pertanto, paesi diversi – pur appartenenti alla stessa area monetaria – che
viaggiano a diverse velocità di crescita, necessariamente avranno nel lungo
periodo aumenti di PIL divergenti. Lo stesso identico effetto lo producono
differenziali di inflazione tra paesi che appartengono alla stessa area
monetaria; in questo caso il danno è amplificato dal fatto che è la
competitività di un sistema economico ad essere minata rispetto agli altri
sistemi economici, incidendo negativamente sugli scambi verso l’estero.
Sebbene l’argomento
esuli dagli scopi specifici di questa trattazione sembra opportuno, per
completezza di discorso, illustrare ciò che indicavano le analisi del Fondo
Monetario internazionale sul nostro Paese. È un fatto, e si può constatare dal
grafico IMF seguente, che dall’adesione all’Euro (inizi anni 2000) la crescita
dell’Italia si è abbassata e ha raggiunto picchi negativi con le recenti crisi
preoccupando i mercati (crisi dello “spread”) per la sostenibilità del debito.
Inoltre, IMF – preoccupata soprattutto degli NPL (Non Performing Loans =
crediti deteriorati delle nostre banche) – rileva esplicitamente nel grafico che:
- La crescita del PIL reale superiore
all'1,2%, se sostenuta per diversi anni, è associata a un significativo calo
del rapporto con NPL.
- Raggiungere tali tassi di crescita
richiede di affrontare in modo decisivo rigidità strutturali di lunga data e
migliorare la qualità della politica fiscale.
- Date le modeste prospettive di crescita
potenziale, tuttavia, in base alle quali è probabile che le banche cerchino di
uscire dal loro eccesso di NPL, sono necessarie ulteriori misure politiche per
porre il rapporto NPL su un percorso decrescente nel medio termine.
Da tutto quanto
sopra riportato, e ne sono prova la Brexit ed i sovranismi emergenti in Europa,
si è innescato un dibattito intorno all’Euro, alla finanza e al libero mercato,
al futuro della costruzione europea visto come progetto identitario e per
competere in un mondo globalizzato che avanza in modo quasi-aggressivo. Gli
esiti non sono affatto tuttora scontati, sebbene ora, in epoca Post Covid possa sembrare che tutto ciò sia stato ridimensionato.
Fig. N.3 – Previsioni di crescita per l’Italia (Fonte IMF)
Una previsione Ante-Covid di
crescita praticamente nulla per l’Italia, evidenziata nel grafico IMF qui sopra
intorno all’1%, è coincidente con ciò che si è desunto precedentemente per altra
via. Questo elemento di bassa crescita, sebbene addotto come “prova certa” di
mancate flessibilizzazioni e liberalizzazioni, sembra non poter assurgere invece
a prova dell’esistenza di cause strutturali esogene che hanno determinato la
stagnazione italiana; ma è ancora da stabilire sino a che punto tutto ciò possa
costituire un possibile indizio probatorio per chi dovrà poi esprimere in futuro un
giudizio definitivo.[7]
Il discorso che segue,
però, esula dall’ideologia o dal dibattito circa la natura della ricchezza o se
la ricchezza vera la produca l'intrapresa e non la finanza, che al più sembra ridistribuisca,
o per meglio dire, rastrelli e impieghi, soprattutto speculativamente a fini
lucrativi, la ricchezza prodotta dall'intrapresa. Come pure non si discute se la
ricchezza, al pari, non la produca nemmeno la carta stampata, in forma di
moneta o quella creata attraverso forme derivate, ma soltanto il lavoro e la
creatività dell'uomo, delle comunità e delle nazioni cui essi appartengono,
come sembrano sostenere seguaci della MMT. Per le finalità di questo lavoro si assume,
quindi, aldilà di ogni ideologia e di ogni discussione, che il ragionamento
analitico di seguito riportato - e che è caratteristico della MMT - possa
essere accettato e possa entrare a far parte del ragionamento che viene di
seguito proposto.
In ogni sistema
economico aperto verso altri sistemi i saldi dei singoli settori (privato,
pubblico, estero) possono essere ripartiti in base al PIL attraverso il
seguente ragionamento:
PIL
= C + I + G + (X – M) (2)
dove:
C = consumi
I = investimenti
G = spesa pubblica
X = export
M = import
oppure detto in maniera
diversa, cioè con l’ottica del settore pubblico:
PIL = C + S + T (3)
C = consumi
S = risparmi
T = tasse
Da qui si può
concludere, uguagliando la (1) e la (2) che:
C + S + T = PIL = C+ I + G +
(X – M) (4)
E raggruppando per
settori si giunge ad affermare che la somma del saldo di ciascuno dei tre
settori deve essere zero:
(I
– S) + (G – T) + (X – M) = 0 (5)
dove:
(I – S) = saldo
del settore privato
(G – T) = saldo
del settore pubblico
(X – M) = saldo
del settore estero
La (4) si può
porre anche sotto la seguente forma:
(I
– S) + (G – T) = – (X – M) (6)
che ci aiuta a capire
come il saldo con l’estero riassuma in sé il risultato dell’attività produttiva
del settore privato e di quella gestionale/amministrativa del settore pubblico
di un sistema economico nazionale. Un saldo positivo con l’estero, a parità di
altre condizioni, aumenta il PIL di una economia, mentre un saldo negativo lo
diminuisce. Nel primo caso una economia nazionale utilizza a proprio vantaggio
la domanda altrui soddisfacendola, e nel secondo caso mette la propria domanda
a disposizione dell’altrui produzione. Vincoli e limiti al saldo con l’estero
spostano i sistemi economici verso il protezionismo, mentre la rimozione di
tali limiti e vincoli li spostano verso il liberalismo (libero scambio).
Il saldo con l’estero –
positivo o negativo che sia - è comunque espressione della “divisione internazionale
del lavoro”, ovvero della specializzazione produttiva dei singoli sistemi
economici, nonché dell’apertura di un sistema economico verso gli altri. Un
saldo verso l’estero esiste in quanto si creano dei differenziali nella domanda,
offerta, produzione e consumo di beni e servizi tra le diverse economie. Tali
differenziali generano dei flussi materiali in un verso e dei corrispettivi in
moneta nel verso opposto, che possono essere veicolati attraverso il commercio
internazionale, che a sua volta può indurre effetti di riequilibrio o meno. In
ogni caso, il commercio internazionale crea una rete di legami percorsa da
flussi (quantità di beni e servizi o in senso opposto movimenti di capitali)
tra le diverse economie
Ma, mai si oserebbe pensare, che come i virus, i saldi con l'estero sono strumento di conflitto tra economie, nazioni e popoli; e purtroppo, se una analisi venisse fatta nella UE del "libero scambio" si troverebbero serie testimonianze di tali conflitti persino tra gli stati membri. Il saldo con l'estero soggiace alla tentazione della crescita e si esplica in forme competitive anche estreme attraverso l'esportazione di capitali, che in toto non sono frutto dell'attività di intrapresa, e quindi del lavoro, ma più spesso semplicemente il portato di attività speculativa di natura finanziaria. In tal modo chi ha conservato la propria sovranità monetaria trova facile preda in chi tale sovranità è stata impedita, anche perchè semplicemente demandata ad organismi di più alto livello e fortemente burocratizzati.
6. Elementi oggettivi prodotti dall'Emergenza Covid
Dopo la crisi del 2008-2009 che, purtroppo, ha distrutto il tessuto industriale italiano, oggi non solo il turismo, il Made in Italy, la ristorazione, le PMI, l'artigianato, il negozio famigliare, sono stati fortemente ridimensionati fino al minimo esiziale, ma è l'allegria e gli stili di vita tradizionali degli Italiani che sono divenuti irriconoscibili, tra lo scempio della scuola, dell'università e della sanità pubblica, causati dalla pandemia, ma non solo!
Per contro, nel corrente anno 2022, dopo più di 2 anni di lockdown alternati e crisi pandemiche, dominati da una emergenza gestita con atti amministrativi spacciati per Leggi e un parlamento snaturato e privato delle sue funzioni primarie attraverso una "responsabile cooptazione" delle opposizioni nel governo di tutti per tutti, si esulta per una crescita che il Bel Paese non registrava dal suo primo boom economico postbellico. Ma, niente paura! Il Servizio del Debito è assicurato! "Non performing loans" e "Debito pubblico" sono perfettamente esigibili, ora, quasi a sottolineare come tutto cambi affinché nulla cambi.
Si esulta per una crescita drogata con tamponi, vaccini, superbonus, etc. Per non riconoscere che si tratta solo di helicopter money keyneysiano per salvare un sistema monetario fallimentare (europeo certamente, ma fors'anche internazionale), che non può più stare in piedi. E ciò accade proprio mentre ancora risuonano gli echi delle grandi encicliche (dalla Caritas in Veritate in poi) e circolano nel mondo cristiano copie di un Catechismo, non più vecchio del 1992, in cui si esalta l'economia delle Nazioni, che solo Uno può unificare per farne il suo incorruttibile Regno, tutt'altro che governato attraverso la paura e la sopraffazione del debole.
Perciò, non illudiamoci - in politica ed economia - con i proclami sulla crescita e la ripresa. Il vero problema è quello del recupero dell'etica (internazionalmente!) e del valore delle varie Dichiarazioni dei Diritti già proclamate; del valore delle Costituzioni nazionali, nonchè della parola data, specie dai politicanti in campagna elettorale. Chi emana proclami e programmi per acchiappare voti e poi fa il contrario di ciò che ha predicato, è semplicemente un..... (definitelo meglio Voi..!) .... indefinibile "furbastro"!?!?. Con la pandemia si è capito (per chi non l'avesse già capito prima!) che Democrazia e Costituzione sono considerate solo concessioni che sono state consentite dai vincitori dell'ultima guerra mondiale. Concessioni che possono essere sempre ritirate, se necessario con l'uso della forza e della potenza militare (anche nucleare!) che sovrasta molti paesi Europei, ad Est come ad Ovest. Per cui la politica è divenuta connivente con le lobby (per non chiamarle "mafie"!) di vario tipo. Così, la Democrazia, sembra a molti, si è ridotta ad un "consenso carpito" in vario modo da un manipolo di approfittatori che autolegittimano se stessi con ogni mezzo; lecito e illecito, raggirando o violando la Legge più Alta di uno Stato, ossia la Costituzione, con cambiamenti ed imposizioni di fatto, attraverso la Forza oggettiva di chi crea condizioni al contorno di Obbligatorietà dei Comportamenti, senza che vi sia Obbligatorietà di Legge approvata da un parlamento percepito come legittimo e proprio, ossia del popolo. Ed è così che nasce tra la gente comune il grido : "Facciano ciò che vogliono. La nostra Speranza è riposta altrove!", forse preda di una metafisica ascesi, riferendosi ai "Cieli Nuovi e Terra Nuova" di un Mondo percepito in situazione pre-apocalittica.
Fra tanto, un mondo impietosito per le vittime del virus, non è riuscito ancora a decifrarne l'origine e le responsabilità che gli soggiacciono. Errore umano o castigo divino, autodifesa della Natura o invenzione umana, ancora non è dato sapere e non v'è certezza e responsabilità individuate.
7. Rilievi conclusivi
Per completare il quadro d'indagine, resterebbe da approfondire cosa sarebbe - nelle presenti circostanze di cambiamento climatico conclamato - la ripresa a livello globale di una crescita costante e quindi esponenziale nel lungo periodo; e qualora perseguita al tempo stesso dai paesi in via di sviluppo e paesi già sviluppati se essa non fosse effettivamente insostenibile da un punto di vista degli equilibri e del depauperamento delle risorse disponibili (specie quelle energetiche), dell’ambiente, del clima. In questo contesto il rapporto tra MMT - Covid - Sostenibilità degli stili di vita sul pianeta, possono assumere una particolare connotazione tutta da studiare, alla stregua di come si studiano i meccanismi di controllo di processi evolutivi complessi.
Più in generale, si dovrebbe tenere presente che la ricerca e l' individuazione di ipotesi esplicative di fenomeni sociali, attraverso un quadro tipico coerente, è un presupposto, ma non una garanzia di scientificità. Quest'ultima la si può dire raggiunta solo se provata da fatti sperimentali e concreti. Ma, se da un lato ciò è vero, d'altro canto è innegabile che - come in un processo indiziario - un indizio è un indizio; due indizi generano un sospetto; tre indizi sono ( e sono stati!) talvolta assunti come "prova".
Forse, come qualcuno ha già detto, non sarà la Sociologia a salvarci, ma certamente uno spirito sociologicamente orientato (verso lo strutturalfunzionalismo in questo caso?) può contribuire al discernimento e mettere a nudo verità non conosciute, quasi come "denuncia" piuttosto che "lamentela". Di fronte a ciò cui abbiamo assistito e tuttora assistiamo a causa dell'emergenza Covid, l'idea di Apocalissi imminenti sorgono e si diffondono in frange delle stessa Chiesa cristiana, come se si trattasse di una "redde rationem".
E' bene ricordare, al riguardo, che lo scomparso Padre Vanni, esimio professore della Gregoriana, nei suoi trattati e nella sua vita dedicata allo studio dell'Apocalisse di Giovanni[8], ha proteso - tra altre - verso una linea interpretativa per una "liturgia" evocata nel corso dell'assemblea domenicale, al fine di discernere dove si annidasse il Male e quindi esorcizzarlo, liberandosene e riprendendo il cammino. Val la pena di ben considerare se queste riflessioni siano lamento per l'insofferenza di una giusta autorità o piuttosto un tentativo di discernimento nella speranza di un analogo "esorcismo" che si spera qualcuno abbia il coraggio di compiere e ripristinare la "normalità" della umana vita sulla Terra.
[1] Andrebbe inoltre considerato che mentre il tasso di crescita (g) è calcolato rispetto al PIL, il tasso di interesse (r) è applicato all’intero debito; ciò significa che nei casi in cui il volume del debito è molto maggiore del PIL (come nel caso italiano) la situazione di insostenibilità è ancora peggiore.
[2] Fonte : Google Groups – La mia Rassegna - ‘AUTOCALLABLES’ QUELLO SPETTRO PER LE BANCHE FRANCESI CHE TURBA I SONNI DI CHRISTINE LAGARDE - Mauro Bottarelli 12 luglio 2019 – In pratica illustra la situazione del debito Italiano in mano altrui in UE.
[3] Vedasi al riguardo la Rivista GNOSIS Marzo, 2009 (ritenuta un’emanazione dei Servizi di Sicurezza Italiani).
[4]Vedasi http://roccomorelli.blogspot.com/2019/02/per-una-lettura-critica-del-pnec-piano.html da leggere contrapposto a http://roccomorelli.blogspot.com/2019/02/per-una-lettura-critica-del-pnec-piano.html?showComment=1550566418780#c6160751999469889496
[5] Vedasi Rapporto in http://roccomorelli.blogspot.com/2019/08/crescita-del-pil-e-sostenibilita.html
[6]
Vedasi ad es. https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_Moneta_Moderna
Una testimonianza: Nel
1997-1998, ai tempi di Saddam Hussein in Iraq – partecipando come proposal manager di Enel sotto il
programma Oil for Food dell’UN in un
consorzio con Ansaldo, Thermatome e Clemessy, ad un progetto di riabilitazione
delle Centrali di Dora e Bahij (bombardate nella Prima Guerra del Golfo) – per
andare a cena, la sera dopo il lavoro, si andava letteralmente con sacchi di
plastica pieni di lire irachene cartacee, per effetto dell’inflazione e del
sistema di cambi allora esistente. Questa situazione tutt’altro che normale per
l’isolamento e chiusura del paese (per es. No Flying Zone), comunque,
apparentemente non sembrava impedire la consueta vita cittadina nella città di
Bagdad e dintorni.
[7] Il Presidente Mattarella ha chiesto all’UE di cambiare il Patto di Stabilità. Vedasi ad es. https://www.agi.it/economia/mattarella_patto_stabilita-6147375/news/2019-09-07/
[8] Vedasi: U. Vanni - Apocalisse - Edizioni Queriniana - LoB 2.15 - 2017 come pure il più ampio trattato U. Vanni - L'Apocalisse - Ermeneutica , Esegesi, Teologia - Edizioni Dehoniane Bologna
https://www.adnkronos.com/pnrr-gentiloni-italia-ha-avuto-un-terzo-di-tutte-le-risorse-ue_57e2l0GcQdhLilCabWukLt
RispondiEliminahttps://www.adnkronos.com/cingolani-laumento-del-costo-dellenergia-rischia-di-superare-il-pacchetto-pnrr_4TfNRWgGjnPJ4zdbPLte3F
RispondiEliminahttps://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2022/02/08/forum-ansa-con-il-presidente-dellabi-patuelli_3169eccf-fcb3-44cb-b7e7-535543629828.html
RispondiEliminahttps://www.adnkronos.com/conti-pubblici-visco-debito-in-discesa-al-150-del-pil_54rOIT0o34ucq2sD5J9ozt
RispondiEliminaDimenticando le percentuali, ci si chiede cosa sia cambiato in termini assoluti!
Papa Francesco ha capovolto la "logica dell’apocalisse". È una sfida a chi non trova alternative all’essere martiri o apostati. C’è un’altra opzione, quella evangelica: essere fratelli. Vedi:
RispondiEliminahttps://twitter.com/civcatt/status/1500916674928820228