METODO |
ASTRAZIONE: |
cioè distinzione dell’essenziale dal non essenziale. |
DEDUZIONE: |
ricavare le leggi dopo l’operazione di astrazione. |
|
VERIFICA: |
ciò significa che le leggi ricavate ad un certo grado di astrazione non sono valide in generale, ma soltanto dopo una verifica nella pratica. |
Per Marx l’utilizzazione di un
tale metodo nello studio e nella analisi critica dell’Economia Politica è
legato allo scopo di volere mettere a nudo la legge di movimento della
società moderna . Ciò secondo Marx è possibile solo attraverso lo
studio dell’Economia Politica in quanto essa rappresenta l’anatomia della nostra società.
3. MATERIALISMO STORICO
Può essere riassunto nei suoi
concetti fondamentali dal seguente schema:
Quando gli
individui entrano in contraddizione con i rapporti di produzione, cambia la
struttura economica di base e quindi crolla la sovrastruttura.
Marx prese da
Hegel l’idea che la storia si muove
sotto lo sviluppo di forze contrastanti , le quali per Marx stesso erano da
ricercarsi nel modo di produrre.
Da queste idee
sullo sviluppo della storia prese il via il concetto di Lotta di Classe quale difesa
della parte dominante dei diritti acquisiti contro la parte dominata.
NOTA BENE: Marx
come Hegel concepisce il processo storico come un continuo evolversi che non ha
né finalità né punto di arresto. I sistemi sociali sono come gli individui,
compiono il loro ciclo vitale e tramontano quando da forme di sviluppo le forze di produzione
si convertono in loro ceppi.
4. CONCETTO DI CAPITALE
Secondo Marx il
Capitale è lavoro umano accumulato, ovvero plusvalore accumulato nelle
mani del capitalista: il potere che tutto domina nel mondo borghese.
Il concetto di
capitale esiste in quanto esiste una società che va sempre più strutturandosi
in due classi fondamentali: capitalisti e proletari. Ecco come
Marx ha individuato la relazione fondamentale della società moderna: essa è
quella esistente tra capitalisti e proletari e non come pensava Ricardo tra
industriali e proprietari terrieri.
5. MONDO CAPITALISTICO
Il mondo
capitalistico della produzione è quello caratterizzato dalla relazione
economica fondamentale : capitalista → proletario. Marx è giunto a questa
relazione attraverso un elevato grado di astrazione, quindi le leggi che elabora
sono valide solo come linee di tendenza e non come leggi universali con
carattere di predizione.
Nel suddetto
rapporto fondamentale noi vediamo che si ritrova la legge di scambio del
proletariato che vende la propria forza-lavoro al capitalista in
cambio di mezzi di sussistenza. Quindi il rapporto fondamentale capitalista →
proletario porta, sul mercato, necessariamente la legge di scambio. Siccome,
però, ogni cosa soggetta a scambio è detta merce, Marx inizia la sua analisi
dalle merci.
CAP.2° - ASPETTO QUALITATIVO DELLA TEORIA DEL VALORE
1. MERCE E SCAMBIO
Merce è tutto
ciò che è destinato allo scambio piuttosto che al consumo del produttore. Lo
studio delle merci si risolve nello studio del rapporto di scambio.
Per Adam Smith
lo scambio deriva dal fatto che la produzione è impostata sulla divisione del
lavoro al fine di aumentarne l’efficienza. Marx, pur non negando le relazioni
esistenti fra divisione del lavoro e scambio, afferma che produrre secondo gli
schemi della divisione del lavoro è un modo capitalistico di produrre (per
aumentare l’efficienza), ma non è l’unico modo in cui la produzione può
attuarsi. Inoltre egli mette in rilievo che esistono due aspetti dello scambio:
i. I. Un aspetto quantitativo: che indica secondo
quali rapporti le merci si scambiano;
ii. II. Un aspetto qualitativo: che indica quali rapporti
sociali esistano dietro il processo di scambio.
2. 2. VALORE D’USO
Il valore
d’uso è quel valore che un oggetto ha per il proprio consumatore, ovvero è la
capacità di una merce di soddisfare un bisogno. Esso quindi implica un rapporto
tra individuo e oggetto. Secondo Marx, però, l’economia deve comporsi di
rapporti tra individui, quindi egli trascura il valore d’uso che è invece alla
base delle moderne teorie economiche.
3. 3. VALORE DI SCAMBIO
Esso è
l’elemento caratterizzante di una merce in quanto definisce che essa deve
essere scambiata con un’altra e in quali
proporzioni. Ma dov’è in questo il rapporto sociale? Per Marx il rapporto
sociale sta nel fatto che i produttori di merci producono giungere allo
scambio, ma in tali condizioni essi, consapevolmente o meno, lavorano gli uni
per gli altri. Questo carattere sociale del valore di scambio emerge appunto nell’atto
di scambio.
4. 4. CONFRONTO TRA VALORE D’USO E VALORE DI SCAMBIO
Come valore
d’uso, una merce è un aspetto universale dell’esistenza umana, presente in ogni
forma di società. Come valore di scambio , una merce è un elemento di una
determinata forma storica di una società, che ha che ha due fondamentali
caratteristiche distributive:
i. I. Sviluppata divisione del lavoro;
ii. II. Produzione privata.
In un tale
ordinamento e soltanto in esso, il lavoro dei produttori ha per fine le merci,
ossia, trascurando l’aspetto universale delle merci (utilità) i valori. Marx chiama alfine le merci = valori .
5. 5. CARATTERE FETICISTICO DELLE MERCI
I prodotti del
lavoro dell’uomo hanno la capacità di presentarsi nel mondo capitalistico come
entità a sé stanti, capaci di entrare in rapporto tra loro e con il genere
umano. Questo è chiamato da Marx feticismo delle merci. E’ attraverso il
carattere feticistico delle merci che esse diventano nello scambio, portatrici
di rapporti sociali, anche se la maggior parte di coloro che vivono nel mondo
capitalistico lo considerano soltanto come un rapporto tra cose.
6. 6. LAVORO E VALORE
Secondo Marx,
dietro le merci si nasconde la vera natura del valore, cioè il lavoro. Vediamo
come Marx giunge a questa idea, le cui fondamenta furono gettate da Smith e da
Ricardo. Egli considera il lavoro sotto due aspetti differenti:
i.
Il lavoro utile : che è quello che crea il valore di uso delle
merci. Astraendo però da questo valore d’uso la merce continua ad avere un
valore. Perché? Secondo Marx perché essa rappresenta lavoro umano generalizzato
e materializzato, chiamato lavoro astratto.
ii.
Il lavoro astratto : si può quindi
dire che esso rappresenti un’erogazione continua di capacità e di impegno
fisico e psichico.
Un esempio:
Se un sarto fa
un vestito, egli esplica del lavoro utile in quanto produce un bene che
soddisfa un bisogno, ma il suo impegno fisico e psichico nel fare il vestito
altro non è che lavoro astratto.
Astraendo dal
lavoro utile si riduce il lavoro ad un comune denominatore: il lavoro astratto.
In una società capitalistica vista la continua mobilità nel mondo del lavoro,
si ritiene dimostrato che non è il lavoro particolare che conta (lavoro utile),
quanto la capacità lavorativa (lavoro astratto). Se ora si fa la somma dei
singoli lavori astratti si giunge ad un risultato che è la capacità lavorativa
totale di una società e quindi la sua capacità di produrre ricchezza. Detto ciò
emergono le seguenti definizioni:
-
MERCE:
concretizzazione di una parte del lavoro umano;
-
VALORE DI UNA MERCE : è la quantità di
lavoro socialmente necessario in essa concretizzato per produrla.
N.B. : Tutto
ciò è vero solo in una società con forte divisione del lavoro e caratterizzata
da scambi, quindi è valido in un mondo capitalistico.
CAP.3° - ASPETTO QUANTITATIVO DELLA TEORIA DEL VALORE
Prima
formulazione di una legge:
i.
Sul mercato le merci si scambiano in proporzione
tale che sia uguale la quantità di lavoro socialmente necessario in esse
contenute.
ii.
Il lavoro più complicato può essere sempre
riducibile ad una quantità maggiore di lavoro semplice.
iii.
In quali condizioni è valida questa legge di
prima formulazione?
Essa è valida
in una produzione mercantile semplice quando esiste un regime di concorrenza
perfetta e quindi attraverso aggiustamenti successivi si giunge ad una
situazione di equilibrio di domanda e offerta. In tali condizioni il
prezzo di mercato delle merci coincide con il loro valore e quindi con il
lavoro socialmente necessario in esse contenuto.
iv.
La quantità dei bisogni sociali di un prodotto
(domanda) determina la quantità di lavoro sociale da impiegare nella sua
produzione.
Per Marx i
bisogni sociali (ossia la domanda) è determinata dal livello di reddito e
quindi dal modo in cui il reddito è distribuito tra le varie classi .
Conclusione:
La legge del
valore è una legge dell’equilibrio generale in quanto determina:
a.
i rapporti in cui si scambiano le merci;
b.
le quantità in cui ciascuna merce + prodotta;
c.
la distribuzione del lavoro sociale nei vari
settori produttivi.
Essa ammette che in una società mercantile semplice, anche non essendoci pianificazione (cioè determinazione a priori di a. , b. , c. , di cui sopra) viene a crearsi una situazione di equilibrio. La legge del valore, quindi, perde il suo significato in un sistema in cui l’attività di produzione e distribuzione è pianificata.
1. CAPITALISMO E MERCANTILISMO
In una società
mercantilistica semplice le merci sono prodotte per lo scambio. Questo avviene anche
in una società capitalistica. Mentre, però, nella prima i singoli produttori e
consumatori sono i proprietari dei mezzi di produzione, nella seconda i mezzi
di produzione sono di proprietà di una classe, mentre la forza lavoro è
proprietà di un’altra classe.
Quindi
l’elemento caratterizzante del capitalismo è il fatto che ci sono i capitalisti
da una parte, nelle cui mani sono accentrati i mezzi di produzione e lavoratori
dall’altra che detengono la forza lavoro.
2. PLUSVALORE
In una società
mercantilistica semplice il produttore di una merce (M) si presenta con essa
sul mercato convertendola in denaro (D) con il quale acquista altra merce (M)
differente dalla prima allo scopo di soddisfare i suoi bisogni. Il ciclo che si
stabilisce è :
M→D→M’
La merce M è
differente dalla merce M’ in quanto si tiene in considerazione solo il valore
d’uso.
In una società
capitalistica, invece, il produttore si presenta sul mercato con denaro (D) e
acquista merci (cioè fattori produttivi: materie prime, impianti e forza lavoro)
con le quali svolge un processo produttivo, producendo altre merci (M) che
converte sul mercato con altra moneta (D). In questo caso il ciclo è:
D→M→D
E lo scopo non è certo il valore
d’uso del denaro in quanto il D prima di M è uguale al D dopo di M. L’unico
movente che può indurre il capitalista a instaurare questo ciclo è che l’ultimo
termine D sia maggiore del primo D. Il ciclo è dunque:
D→M→D’
In cui :
D’>D
La differenza
:
D’- D
è chiamata plusvalore.
A questo punto
Marx cerca di spiegarsi le origini del plusvalore con questo ragionamento:
nel processo
produttivo c’è una combinazione di tre elementi, materie prime, macchinari,
forza
lavoro da cui nasce un aumento del valore delle merci. Ma le materie
prime non hanno nessuna capacità di espandere il proprio valore. Esse
trasferiscono inalterato il loro valore al prodotto. Allo stesso modo agiscono
i macchinari, anche se non si esauriscono in un solo ciclo come le materie
prime. Quindi l’unico elemento che può aver determinato un aumento di valore durante
il processo è: la forza lavoro .
Secondo Marx il
capitalista acquista forza lavoro in cambio di salario (che è il valore
necessario a produrre forza lavoro), ma la utilizza nel processo produttivo per
un tempo superiore a quello necessario a ripagare il salario stesso. Da qui
nasce la distinzione tra:
-
lavoro
necessario , che è il tempo di lavoro durante il quale il lavoratore
produce valore per il suo salario;
-
plus-lavoro, che è il tempo di
lavoro durante il quale il lavoratore produce plusvalore che il capitalista intasca.
Ne segue la
definizione di salario.
3. SALARIO
Il salario è
il valore necessario a produrre la forza lavoro e quindi far vivere, nascere e
perpetuare il lavoratore stesso nelle normali condizioni di vita corrispondenti
all’epoca in cui egli vive.
CAP.4° - ESPRESSIONE ANALITICA DELLA TEORIA
DEL VALORE
Appurata
qual’è la fonte del plusvalore , si può esprimere in termini quantitativi il
valore di una merce:
VALORE TOTALE = c + v + s
dove:
c = capitale
“fisso”, cioè spese per deprezzamento macchine e materie prime (evidentemente
in ipotesi di quantità di produzione costante);
v = capitale
variabile, speso per la forza lavoro
s =
plusvalore.
1.
RAPPORTI DERIVANTI DALLA LEGGE ANALITICA DEL
VALORE
1.1 Saggio di Plusvalore
s’ = s/v
esso indica in
qual misura entrano in combinazione lavoro necessario e plusvalore. In sostanza
lo si può identificare con il saggio di sfruttamento in una società non
capitalistica. Esso può aumentare per:
i. Per un aumento della giornata lavorativa |
(plusvalore assoluto) |
ii. Per una riduzione del salario reale |
|
|
|
iii. Per un aumento della produttività del lavoro
(per esempio introducendo macchinario automatico) |
(plusvalore relativo) |
|
|
q = c / (c + v)
indica in quale misura il capitale fisso e la forza lavoro entrano in combinazione nel processo produttivo. Tanto maggiore è la composizione organica, tanto maggiore è il capitale fisso impiegato.
1.3 Saggio di profitto
p = s / (c + v)
è l’elemento fondamentale
per il capitalista. Esso è formulato sotto l’ipotesi semplificativa di un identico
periodo di rotazione dei capitali. Si
dimostra che è funzione del saggio di plusvalore e della composizione organica
del capitale:
p = s’ (1 - q)
è tanto più elevato
quanto più elevato è il saggio di plusvalore e tanto più bassa è la
composizione organica del capitale. Ciò significa che con l’introduzione delle
macchine, aumentando la composizione organica del capitale, dovrebbe diminuire
il saggio di profitto. In realtà questa diminuzione si dimostra solo che è una
tendenza, in quanto l’introduzione delle macchine porta anche un aumento della
produttività che fa aumentare il saggio di plusvalore s’.
2. VALIDITA’ DELLE IPOTESI NELLA LEGGE DEL VALORE
Nell’applicare
la legge del valore al mondo capitalistico, Marx fa le seguenti ipotesi:
i.
Uguaglianza nel saggio di plusvalore;
ii.
Uguaglianza nel saggio di profitto;
iii.
Uguaglianza nella composizione organica del
capitale.
Le prime due
ipotesi trovano un riscontro nella realtà, in quanto essendoci una mobilità del
capitale verso settori a saggi di profitto e plusvalore più elevati, e del
lavoro verso settori a salari più elevati, c’è la tendenza verso una situazione
di equilibrio. Tutti gli scostamenti da questa situazione dipendono da problemi
di ordine pratico.
Per quanto
riguarda invece l’ipotesi della eguale composizione organica del capitale c’è
da dire che essa è valida all’interno di un singolo settore produttivo, ma non
per tutto il sistema, composto da settori produttivi di merci totalmente
differenti e quindi richiedenti una diversa composizione organica del capitale.
Questa
differenza potrebbe invalidare le due ipotesi precedenti in quanto con
differenti composizioni organiche del capitale si giunge a differenti saggi di
profitto e di plusvalore. Se ne potrebbe dedurre che tutta la legge del valore
non è valida per il mondo capitalistico. In realtà la terza ipotesi è una
astrazione delle condizioni reali. Una volta giunti a delle conclusioni, dopo
aver fatto questa astrazione, si può vedere in quale misura le condizioni
reali influiscono sulle conclusioni.
Marx arriva a dire che tali influenze sono trascurabili e quindi la legge del
valore è valida per il mondo capitalistico.
CAP.5° - RIPRODUZIONE SEMPLICE e ACCUMULAZIONE
1. RIPRODUZIONE SEMPLICE
La
riproduzione semplice caratterizza un sistema capitalistico che conserva
indefinitivamente la stessa grandezza e le stesse proporzioni tra le varie
parti. Affinché tali condizioni si realizzino:
i.
I capitalisti devono ogni anno consumare e
reintegrare tutto il capitale costante.
ii.
I capitalisti devono spendere in consumi tutto
il plusvalore acquisito.
iii.
I lavoratori devono spendere in consumi tutto il
salario acquisito.
La condizione
fondamentale per il sussistere della riproduzione semplice è che il valore del
capitale costante impiegato nella produzione dei beni di consumo sia uguale al
valore delle merci consumate dai capitalisti e dai lavoratori impegnati nella
produzione dei beni di produzione:
c2 = v1 + s1
dove:
c2
= capitale costante nel settore beni di consumo;
v1
= capitale variabile nel settore beni di produzione;
s1
= plusvalore nel settore beni di produzione.
Per una dimostrazione
considerare l’attività produttiva divisa in due settori:
1°
Settore: produzione mezzi di produzione c1 + v1 + s1 =
w1
2°
Settore: produzione beni di consumo c2 + v2
+ s2 = w2
ma il capitale
costante prodotto deve essere interamente consumato.
2 2. ACCUMULAZIONE
Il sistema di
riproduzione semplice ci dice che i capitalisti ricavano di anno in anno lo
stesso reddito e lo consumano fino all’ultimo centesimo. Questo fa astrazione
da ciò che è l’incentivo fondamentale per il capitalista: la sua costante
preoccupazione di espandere il proprio capitale. Il capitalista
soddisfa questa sua esigenza convertendo una quota, per lo più cospicua, del
plusvalore in capitale addizionale. Il capitale così aumentato dà modo di
appropriarsi di plusvalore (ancora maggiore) che a sua volta si converte in
capitale addizionale e così di seguito. Questo processo è detto da Marx: processo di accumulazione del capitale ;
esso costituisce la forza motrice dello sviluppo capitalistico. C’è anche un
ulteriore fattore: impiegando dati tecnici più progrediti, il capitale accresce
la possibilità di accumulazione.
Ma, l’accumulazione implica un’espansione
della produzione e quindi un aumento
della domanda di forza lavoro. Ora,
quando la domanda di una merce cresce, anche il suo prezzo aumenta e ciò porta
una deviazione del prezzo dal valore e attraverso un allargamento dell’offerta
il prezzo cadrà, ritornando uguale al valore e rendendo normali i profitti. Ma,
la forza lavoro non è una merce ordinaria e in regime capitalista il meccanismo
equilibratore della offerta e della domanda non esiste nel settore della forza
lavoro. Allora, che cosa è che mantiene in atto l’accumulazione, da un
lato, e i salari a basso livello,
dall’altro lato, quando invece
l’accumulazione stessa dovrebbe portare
ad un aumento e salari tali che essa
scompaia?
La soluzione
data da Marx si impernia sul concetto di “esercito industriale di riserva”.
3. ESERCITO INDUSTRIALE DI RISERVA (E.I.R.)
L’ E.I.R. può essere spiegato
attraverso il seguente schema:
Distinguere due fasi :
UNA FASE DI PROSPERITA’ : in cui vengono attinti lavoratori dall’ E.I.R. esercitando una compressione sulle richieste di aumenti salariali che deriverebbero da situazioni di scarsità manodopera;
UNA FASE DI CRISI: in cui l’ E.I.R. si ingrossa.
1. CADUTA
TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO
Il capitalismo porta
all’accumulazione, l’accumulazione porta all’aumento di domanda di forza
lavoro; l’aumento di domanda di forza lavoro porta ad un aumento dei salari;
per frenare l’aumento dei salari viene creato un esercito di riserva di forze
lavorative, specialmente attraverso l’introduzione di macchine; l’introduzione
di macchine porta ad un aumento della composizione organica del capitale;
l’aumento della composizione organica del capitale porta al declino del
profitto:
p = s’ (1 - q)
come detto precedentemente.
1.1 Critica
fondamentale
L’introduzione di macchine, se da
un lato conduce alla caduta del saggio di profitto, dall’altra porta ad un
aumento della produttività e quindi del saggio di plusvalore, che tende a far
rialzare il saggio di profitto stesso.
Marx stesso, comunque, aveva elencato
una serie di motivi che controbilanciano la caduta del saggio di profitto, per
cui egli stesso afferma che quest’ultima è solo una tendenza.
1.2 Cause
e Forze Contrastanti la caduta tendenziale del saggio di profitto
Occorre distinguere tra :
-
Cause contrastanti : sono insite nel processo
produttivo e quindi maturali;
-
Forze contrastanti : sono causate volontariamente contro o a
favore del processo produttivo.
Cause contrastanti |
DIMINUISCONO IL SAGGIO DI PROFITTO |
p = s’ (1 - q) |
AUMENTANO IL SAGGIO DI PROFITTO |
Aumento dell’intensità dello sfruttamento |
|
Depressione dei salari al di sotto dei loro valori |
||
Eccedenza relativa della popolazione |
||
Commercio estero |
||
Forze contrastanti |
DEPRIMONO IL SAGGIO DI PROFITTO |
I Sindacati Operai |
L’azione dello Stato diretta ad avvantaggiare il lavoro |
||
AUMENTANO IL SAGGIO DI PROFITTO |
Le organizzazioni dei datori di lavoro |
|
L’esportazione di capitali |
||
I monopoli |
||
I dazi doganali |
NOTE DI SINTESI SU “IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA”
Il Manifesto del Partito Comunista è strutturato in quattro
capitoli:
1.
CAP.1°: PROLETARI
E BORGHESI
2.
CAP.2°: COMUNISTI
E PROLETARI
3.
CAP.3°: LETTERATURA
SOCIALISTA E COMUNISTA
4.
CAP.4°: ATTEGGIAMENTO
DEI COMUNISTI DI FRONTE AI VARI PARTITI DI OPPOSIZIONE
Notevoli sono anche le prefazioni
alle varie edizioni del Manifesto. In esse Marx rivede qualche punto delle
dottrine esposte, aggiornandole man mano ai tempi più moderni. In un punto
particolarmente interessante Marx stesso invita a non dare molto peso alle tesi
rivoluzionarie nonostante, ripetendo, come aveva già fatto nel Manifesto, che
l’applicazione di quelle dottrine varia di paese in paese per quanto riguarda
modi, tempi e forme.
CAP.1° - PROLETARI E BORGHESI
Tutto il capitolo è praticamente
dedicato alla spiegazione della concezione
materialistica della storia. Tutta la storia, secondo Marx, è la storia
delle lotte di classe. Così come l’età feudale ha visto di fronte feudalesimo e
borghesia, così l’età moderna va sempre più delineando la costituzione di due
classi sociali in antitesi: la borghesia e il proletariato. Queste due classi
verranno naturalmente in conflitto e chi ne uscirà vittorioso sarà naturalmente
il proletariato. La borghesia, infatti, porta in sé i germi della sua stessa
distruzione. Infatti, essa per sussistere ha bisogno di una continua
rivoluzione degli strumenti di produzione e quindi dei rapporti sociali. Ciò
porta alle crisi frequenti e alla continua proletarizzazione di strati sempre
più vasti della popolazione. Ne conseguirà che il potere economico rimarrà
accentrato nelle mani di sempre più poche persone. Questa è la legge che Marx
chiama: legge di impoverimento crescente del proletariato e che
porterà alla rivoluzione dell’attuale ordine sociale.
Secondo Marx la borghesia ha avuto
la sua funzione storica come ogni altra classe ad essa preceduta, ma l’ha avuta
soprattutto perché:
a) All’isolamento
locale del medioevo ha sostituito il traffico universale.
b) Ha
instaurato la legge dello sfruttamento palese, senza veli e senza illusioni religiose
o paternalismi.
c) Ha
messo su sistemi di produzione che richiedono la loro continua innovazione per
essere efficienti da un punto di vista borghese.
d) Proletarizzando
masse sempre più elevate di lavoratori fa cadere nel proletariato anche coloro
una volta appartenenti alla piccola borghesia o borghesia fornendo dei potenti
strumenti di educazione al proletariato stesso.
Tutto ciò in un primo momento
porterà a crisi di dimensioni sempre superiori, durante le quali verranno
distrutte non solo grandi quantità di beni, ma anche forze produttive
vere e proprie. Alla fine, però, non esiteranno più mezzi per rimediarvi e sarà
il trionfo del proletariato.
Ad un certo momento Marx fa cenno
alle moderne teorie dell’imperialismo; cioè al fatto che il sistema borghese
troverà un grosso polmone per attenuare le sue crisi nei paesi ancora
industrializzati, ma ciò ovviamente non può che rallentare di poco la fine del
sistema. In ultima analisi, tanto più la borghesia diviene una élite, tanto più
viene proletarizzata la massa e quindi impoverita (relativamente). I
proletari organizzandosi e subendo un continuo processo di educazione,
conquisteranno il potere ed i mezzi di produzione.
Secondo Marx, infatti, è
proprio la proprietà privata dei mezzi di produzione che permette alla
borghesia di mantenere i suoi privilegi attraverso le sovrastrutture politiche,
giuridiche e sociali, che sono l’espressione dello Stato Borghese, ovvero di
quello stato che difende gli attuali metodi di produzione.
CAP.2°
- PROLETARI E COMUNISTI
Dimostrato che nell’attuale
società va piano piano formandosi l’antagonismo borghesia-proletariato
(CAP.1°), nel CAP.2° si cerca di dimostrare che tra proletariato e comunismo
esiste lo stesso rapporto di interessi. Perciò si afferma che non v’è distinzione
tra comunismo e altri partiti proletari, se non per i due seguenti fatti:
i.
Il movimento comunista è
internazionale;
ii.
Esso anteporrà sempre gli interessi
del movimento in generale al particolare.
Si continua poi con la seguente distinzione per
quanto riguarda l’abolizione della proprietà privata:
iii.
I comunisti non vogliono abolire la
proprietà che deriva dal proprio lavoro.
iv.
I comunisti invece vogliono abolire la
proprietà privata dei mezzi di produzione, in quanto è essa che
permette lo sfruttamento dell’altrui lavoro e la creazione di nuovo capitale da
utilizzare come ulteriore mezzo di sfruttamento. D’altronde questa proprietà è
ora concentrata e la sua abolizione porterebbe un eventuale danno solo ad una
minoranza.
Come per l’abolizione della
proprietà, così anche per i concetti di famiglia, educazione, donna, morale ,
religione, si cerca di spiegare che per essi si tratta dell’abolizione dei loro
concetti in senso borghese. Ma, ovviamente, essi sono concetti che si sono
formati in un certo mondo sociale, corrispondente a quello produttivo che l’ha
determinato, cioè quello borghese e quindi non vengono aboliti, ma solo
sostituiti con nuovi concetti corrispondenti al nuovo modo di produrre, cioè
quello comunista. In altre parole: ad ogni forma di produzione corrisponde una
sovrastruttura sociale, giuridica, politica, che cambia al cambiare del
processo produttivo. E’ a questo punto che si parla di materialismo
storico.
Parlando (alla fine del
CAP.II) del modo e dei mezzi per
realizzare il comunismo, si afferma che variano da paese a paese ed è a questo
punto che nella prefazione del 1872 viene indicato di non dare pese alle
proposte rivoluzionarie.
CAP.3° - LETTERATURA SOCIALISTA E COMUNISTA
Identificati gli interessi del
proletariato nel comunismo, si procede ad un’illustrazione delle varie dottrine
socialiste e comuniste, rifacendosi soprattutto alle loro origini storiche.
1.
Socialismo
Reazionario
a.
Il socialismo feudale: nacque dalla
reazione della aristocrazia inglese e francese alla borghesia. Essa si scagliava
contro la borghesia, tradendosi però
quando le rimprovera la creazione non di un proletariato qualunque, ma di un
proletariato rivoluzionario.
b.
Il socialismo piccolo-borghese: è
tipico delle società sviluppate. Fondatore ne è Sismondi. Esso ha dato un
notevole contributo critico all’analisi del mondo capitalistico della
produzione, ma nello stesso tempo ricerca i vecchi concetti di famiglia, di
nazionalità, di costumi.
c.
Il socialismo Tedesco o “vero” socialismo:
Prese spunto dalla letteratura francese che cercava di risolvere i problemi
dell’uomo pratico, ma in Germania, attraverso un ampolloso linguaggio, rimase
sempre e soltanto socialismo a livello ideale e adatto ad un uomo che esiste
solo nel mondo della filosofia.
2.
Socialismo Conservatore
Cerca di
mantenere le basi dell’attuale società senza accettare i motivi che la portano
alla dissoluzione e che invece sono insiti in se stessa. E’ la forma di
socialismo più disposta verso il riformismo di carattere economico e
amministrativo, ma quella più contraria ai sistemi rivoluzionari. Marx ne
conclude che essi vorrebbero migliorare
le condizioni di vita del proletariato per assicurare l’esistenza della società
borghese. (Vedi Proudhon).
3.
Socialismo
e Comunismo Critico-Utopistico
Questo
socialismo di cui fanno parte S. Simon, Own, Fourier, è critico in quanto
attacca la società borghese alle sue fondamenta facendo un’analisi molto
accurata, ma rinuncia all’azione affidandosi invece all’elemento educativo del
proletariato, cioè ad una scienza sociale.
Il risultato è, secondo Marx, la costruzione di sistemi utopistici e
quindi mai aderenti alla realtà. In fondo si riconosce che l’importanza di
questo socialismo sta in ragione inversa dello sviluppo storico. Tanto più si
va verso la proletarizzazione, tanto meno questi sistemi acquistano importanza.
CAP.4° - ATTEGGIAMENTO DEI COMUNISTI
DIFRONTE AI VARI PARTITI D’OPPOSIZIONE
Riassumendo in tre punti ed uno
schema di guida all’obiettivo:
1.
I comunisti appoggiano tutti i moti
rivoluzionari contro le condizioni sociali e politiche esistenti.
2.
I comunisti lavorano all’intesa dei partiti
democratici.
3.
I comunisti dichiarano che il loro scopo non può
essere raggiunto che con la caduta violenta di tutte le istituzioni.
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