In
occasione dell’incontro a Carpineto - del 21/11/2015 - organizzato da Bioacademyonline
con la Congregazione delle Sacramentine per le celebrazioni del 300° della loro
Fondazione.
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Uno dei maggiori quotidiani nazionali titola :
"Istat, in Italia sempre meno matrimoni. Dal 2008 raddoppiate le unioni di fatto"
spiegando nel sottotitolo che :
"Le convivenze sono oltre un milione. Nel 2014 celebrati
189.765 matrimoni, meno 57mila in cinque anni. Libere unioni modalità sempre
più diffusa di formazione della famiglia: oltre un nato su quattro nel 2014 ha
genitori non coniugati. Ci si sposa di meno per il calo delle nascite
dell'ultimo trentennio: ridotta la popolazione nella fascia 16-34 anni. In
flessione anche i matrimoni misti, si assestano divorzi e separazioni"
(per l'intero articolo vedasi il link seguente :
http://www.repubblica.it/cronaca/2015/11/12/news/istat_in_italia_sempre_meno_matrimoni_raddoppiate_coppie_di_fatto-127170898/?ref=HREC1-1 )
Questa
circostanza è un’opportunità per argomentare sul tema della famiglia.
Si
può iniziare con il concetto di <<famiglia come salvezza>> richiamando alcuni
paragrafi significativi della recente Evangelii Gaudium che ci parlano della
crisi della famiglia, della conseguente delusione, dell'aridità che, a seguito delle prove cui sottopone il Mondo, può insorgere in alcuni, ma che può
trasformarsi in una prova di Fede.
La famiglia attraversa
una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel
caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave
perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si
impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori
trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera
forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e
modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile
del matrimonio alla società supera il livello dell’emotività e delle necessità
contingenti della coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce «dal
sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell’impegno
assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale».
……………………
È innegabile che molti
si sentono delusi e cessano di identificarsi con la tradizione cattolica, che
aumentano i genitori che non battezzano i figli e non insegnano loro a pregare,
e che c’è un certo esodo verso altre comunità di fede. Alcune cause di questa
rottura sono: la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, l’influsso dei mezzi
di comunicazione, il soggettivismo relativista, il consumismo sfrenato che
stimola il mercato.
…………………….
Anche la propria famiglia
o il proprio luogo di lavoro possono essere quell'ambiente arido dove si deve
conservare la fede e cercare di irradiarla. Ma «è proprio a partire
dall'esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente
scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne.
Per cercare d'identificare “lo spirito del tempo” in
tema di Famiglia, appare opportuno riportare una testimonianza riguardante : “L’incontro
con una ragazza laureata in scienze politiche che per sopravvivere cercava di vendere
ai passanti nel centro cittadino l’abbonamento alla rivista Cani & Gatti”. Si
può immaginare con quali guadagni!
Ascoltando
la sua storia di precaria si è potuta interiorizzare la sua condizione di emarginazione
in questa crisi che viviamo; fino a “sentire” la sua insicura condizione di sottoutilizzo, sino
a sfiorare la commozione, ormai facilitata dalla canizie.
E’
apparso subito chiaro che la sua condizione nel mondo del lavoro è certamente
aggravata dal suo essere donna.
E’
stato positivo ascoltare e apprezzare il suo progetto futuro di casa d’accoglienza, tutto
rivolto al sociale, al soccorso altrui, in termini volontaristici ed
altruistici.
Ma,
pur nel breve scambio occasionale, sinceramente, non si è sentito pronunciare da
lei le parole: matrimonio, famiglia, figli. E ci si chiede se nella sua
condizione di precariato quella ragazza può, onestamente, porsi un simile obiettivo.
C’è
da valutare, quindi, se oggi questa
triade <<matrimonio, famiglia, figli>> possa ancora costituire – nelle condizioni
attuali – un valore fondamentale agli occhi di molti giovani disoccupati o
precari, o se essa non costituisca per essi, piuttosto – in tutto o in parte ed
in maniera inconsapevole, quasi inconscia – un insieme di valori di cui si
tenta di liberarsi disperando della Provvidenza in frangenti difficili.
Non
si sa se fortunatamente o sfortunatamente, ma oggi siamo ben lontani dai tempi
in cui il matrimonio veniva percepito – per la verità non soltanto dalle donne
– come “sistemazione”.
Oggi,
si parla spesso, piuttosto, di scelta responsabile e consapevole. E la domanda
che subito sorge è la seguente : in quanti casi si verifica questa scelta
responsabile e consapevole?
Il
concetto di "orfananza" ha riportato a galla i numeri della globalizzazione. Essi
ci dicono che sul pianeta ci sono oltre 3,5 miliardi di poveri, di cui 2,5
miliardi sono a livello di sussistenza con 2 dollari al giorno e 1,5 miliardi
non ha accesso ai servizi essenziali
(elettricità ed acqua, etc.). Gli stessi numeri ci dicono che ogni anno
a queste misere schiere si aggiungono ulteriori 60 milioni di poveri che ampliano la forbice tra ricchi e poveri.
E
dov’è in tutto questo la possibilità di paternità e la maternità consapevole?
Siamo di fronte ad un problema demografico e di sostenibilità su scala planetaria.
Ma toccare questi temi alla luce della Fede lo ha tentato Papa Francesco ed è
stato subito polemica.
I
problemi della società di oggi non si riassumono certo tutti in questa triade :
matrimonio, famiglia, figli; possiamo però affermare che ne costituiscono il
nucleo centrale.
Dando
uno sguardo alla società moderna e globalizzata non si può fare a meno di
notare alcuni elementi distintivi che dovrebbero essere divenuti parte integrante
della nostra civiltà. Ma, vediamo in che modo!
Si
direbbe, infatti, che i Regni, gli Stati e le Nazioni sono stati storicamente e
sono tuttora chiamati a sostenere politiche che promuovano la centralità e
l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna,
prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei problemi di
sostenibilità economica, fiscale, educativa, nel rispetto della natura
relazionale e sociale insita nella famiglia.
Ma,
è ancora veramente così, in pratica? E lo è in maniera globalizzata? La
risposta è certamente : no!
Come
non notare che esiste in tutto ciò uno iato, una spaccatura, tra teoria e
prassi, tra predicato e vissuto. E’ esattamente ciò che si verifica in modo analogo
per la possibilità, più che per il diritto, ad un lavoro; un lavoro che, in
ogni società, dovrebbe essere espressione della dignità di ogni essere umano:
un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e
donne, allo sviluppo della loro comunità.
Insomma
viviamo in uno stadio della civiltà che va negando nei fatti ciò che essa ha insegnato
nei valori di riferimento, e va smantellando ciò che solo parzialmente ha
realizzato, perché l’ha ormai ritenuto “non più sostenibile”; mentre al tempo
stesso i problemi demografici che minano quella sostenibilità sembrano essere
ignorati, quando non è addirittura condannato come tabù la loro aperta ed esplicita
menzione.
L’insegnamento
pastorale ci dice che non dovremmo essere troppo critici nei confronti del
nostro tempo, perché esso ci è stato assegnato dal Creatore per vivere la
nostra esperienza di vita su questo Mondo. Ma, possono i Cristiani far finta di
ignorare e astenersi dal valutare realtà sotto i loro occhi?
Oggi
il ruolo della famiglia nella società deve misurarsi non soltanto con le
tradizionali forze che ne hanno storicamente frustrato le aspirazioni e i valori,
ma anche con un nuovo nemico: quella crisi – non solo economica, ma soprattutto
etica - che sembra vada assumendo
modalità stabili e strutturali.
Pur
di non cambiare “modello di crescita” si sostiene che la piramide dell’età
richiede nuove nascite; che la civiltà e lo sviluppo lo impongono! Eppure, non
sono poche oggi le coppie, che scelgono la convivenza, rinunciando a una
formale unione matrimoniale, evitando accuratamente di procreare; adducendo
motivazioni di carattere soprattutto economico. Sembra opinione diffusa che
convenga essere liberi da vincoli familiari, visto che le condizioni sociali,
specie dei giovani, sono sempre più
misere ed incompatibili con uno status di coppia “convenzionale” legata da inscindibili
vincoli matrimoniali.
Aldilà
delle promesse effimere, la politica di
questo tempo sembra sempre più impegnata a realizzare e legalizzare elitarie unioni
civili che a sostenere e proteggere la
famiglia nelle sue forme tradizionali.
C’è
da chiedersi seriamente quale potrà essere, il ruolo della famiglia per lo
sviluppo futuro del paese e soprattutto per conservare cultura e fede.
Sembra
quasi che la globalizzazione tra i diversi effetti collaterali stia macinando i
tradizionali valori della famiglia, imponendo una grigia uniformità, in cui
solo gli aspetti meramente materiali risaltano alla nostra attenzione facendo
dimenticare come essa, in quanto famiglia, nasce in virtù di un sacramento : il
matrimonio, dove nella coppia, all’atto del concepimento è già presente quella
Triade (Padre, Figlio e Spirito) che genera la vita e le infonde dignità
immanente e trascendente.
C’è
da augurarsi di essere smentiti, ma i tempi che si prospettano appaiono molto
difficili e oscuri. Eppure lo vediamo nelle tragedie migratorie di questi
tempi: è sempre la famiglia, e all’interno di essa la donna in particolare, che in tragiche circostanze, seguendo una
naturale vocazione, cerca di preservare e promuovere la vita in ogni condizione,
riassumendo in sé il presidio della famiglia, luogo degli affetti, ma anche
luogo deputato alla formazione dei valori spirituali e materiali da trasmettere alle
generazioni future.
Nel
frattempo, non possiamo che augurarci un cambiamento generale richiamando il
valore profetico di una promessa; quella fatta dal Creatore al genere umano
indotto ingannevolmente nel peccato dal Grande Istigatore : ”Io porrò
inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: tu le
insidierai il calcagno, ma essa ti schiaccerà il capo”.
E’
il segno della promessa salvezza! E’ il segno della vittoria finale sul Signore
del Male!
Ma,
quel giorno lo attendiamo sinceramente?