domenica 14 giugno 2015

INTERROGATIVI SULLA DISEGUAGLIANZA E SUL LAVORO

La diseguaglianza sta aumentando o sta diminuendo nel mondo?
Questo sembra essere l'interrogativo su cui tutti si affannano a disquisire. Ha ragione Thomas Piketty oppure Chris Glies? Importanti quotidiani nazionali - e non solo - pongono questo interrogativo in agenda, basti vedere, ad esempio :
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2014-06-06/la-stroncatura-fallita-piketty-191739.shtml?uuid=ABEaohOB
Su un tema di tale genere, gli schieramenti a favore del Capitale o a favore del Lavoro si sono subito formati e contrapposti. Eppure, c'è da chiedersi se piuttosto che "tifare" per l'una o l'altra fazione - entrambe rappresentative di forze vitali in azione, produttive (e presumibilmente insostituibili) su questo Mondo - il punto vero sia la tanto DEPLORATA DISEGUAGLIANZA, oppure il punto vero possa essere un altro.
Ci sono ragionevoli probabilità di essere nel giusto nel credere che quell'1%, a favore del quale l'incremento della diseguaglianza può giocare, non possa oltre un tanto utilizzarlo in "consumi" (caviale e champagne tutti i giorni, donne e canto, magioni regali e aerei personali, servitù, etc.)  e neppure si può pensare che essi attraverso la ricchezza possano acquisire l'immortalità; vero sogno, miraggio e meta agognata (a quanto pare!) da ogni vivente. Insomma, oltre un certo limite la ricchezza acquisita deve essere impiegata in "investimenti". E proprio qui sorge il primo punto rilevante. L'investimento può essere un investimento industriale, che attraverso una qualsiasi intrapresa organizza i fattori della produzione (incluso il fattore Lavoro) al fine di ottenere e commercializzare un prodotto, bene o servizio. L'investimento, però, può anche essere un "più comodo" investimento finanziario, che sfruttando il gioco "speculativo" lucra un guadagno di capitale, magari utilizzando le più avanzate tecnologie dell'High Frequency Trading (HFT) approfittando proprio della deregolamentazione dei mercati finanziari a livello globale, consentendo così l'attivazione di un meccanismo di rastrellamento e reimpiego rivolto unicamente ad accentrare in maniera predatoria in proprie mani risorse che potrebbero altrimenti essere utili per vera intrapresa industriale o finanziamento di "servizi".
E' evidente che in un contesto in cui in tutte le economie più avanzate del mondo, ove si registra una tendenza stabilizzata di riduzione della quota salari rispetto al PIL, le classi meno abbienti plaudono ed approvano l'investimento industriale e avversano o condannano (quando non demonizzano addirittura) l'investimento finanziario. Ma, perché diminuisce la quota salari rispetto al PIL? E' forse finito il "lavoro" nel Mondo? Certamente no! Basti pensare a cosa e quanto c'è bisogno ancora da fare nel campo della protezione e salvaguardia dell'ambiente, del territorio e del mare; oppure a quanto c'è da fare nel campo della medicina e assistenza agli anziani ed ai malati; oppure a quanto c'è da fare nel campo della ricerca scientifica, in particolare sull'energia, in campo agro-alimentare, nel campo delle comunicazioni, dei trasporti, delle tecnologie in genere. E' evidente che il Lavoro nel Mondo non può finire! Forse possono scarseggiare le risorse, ma in questo caso si tratta di usarle in modo più razionale ed efficiente, nonché procurarle "altrove", foss'anche su altri pianeti! Allora perché la società umana vive perennemente una situazione con immensi bisogni insoddisfatti mentre appare sempre più evidente che quei bisogni si potrebbero soddisfare soltanto se il Mondo assumesse una diversa prospettiva e diversi valori. Tra questi valori, per esempio ne abbiamo perduto molti negli ultimi tempi; forse perché mentre da un lato è rimasto immutato il valore del profitto - anzi si è rafforzato al punto da diventare "profitto ad ogni costo", esso si è anche svincolato da ogni regola etica e di buona convivenza. Abbiamo tutti smarrito non solo il valore, ma addirittura la nozione di servizio. In pratica si vuole qui sostenere che mentre il profitto è certamente valido anche come misura dell'efficienza con cui si svolgono determinati processi, non tutto è riconducibile ad esso, poiché esistono processi che non sono inquadrabili in un contesto economico e quindi misurabili dal profitto, ma attengono piuttosto alla sfera delle necessità. Ad esempio, se un meteorite di 1 km stesse puntando dritto sulla Terra ci sarebbe qualcuno che fermerebbe i progetti di disintegrazione/deviazione di questo bolide perché non sono generatori di profitto?
Dunque, il vero punto è LA NECESSITA' DI RITROVARE UN "EQUILIBRIO".

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