mercoledì 30 settembre 2015

DEBITO E SOSTENIBILITA’: ALCUNE DOMANDE

Un riepilogo molto significativo è fornito da Il Sole 24 Ore al seguente link:



Si può notare dal 2008 la crescita enorme del debito UE. 

Secondo una regola aurea generale dell'Economia il debito fa questa fine (crescita esponenziale)  quando il tasso percentuale di crescita reale è inferiore al tasso reale di interesse pagato sul debito. 

Ergo, tutta la UE è in condizioni di insostenibilità del debito? 

Il problema si risolve con l'austerità o con la crescita?  

Il mondo globalizzato può tollerare che crescano ancora i paesi avanzati o deve spingere in su e sollevare chi è rimasto indietro? 

Chi nell'attuale classe politica Italiana, Europea e Mondiale è in grado di risolvere questo problema? 

I debiti vanno rimessi come recita la nostra Preghiera per eccellenza?

Con un grossolano paragone si potrebbe dire che il PIL rappresenta per un Paese ciò che il fatturato rappresenta per un'impresa, quindi - dedotte le spese - il flusso di cassa . Ma, allora non dovremmo assumere a riferimento per ciascun Paese, sulla falsariga di quanto si fa anche per le imprese, un conto economico ed uno stato patrimoniale, che valorizzi il patrimonio e tutto quanto già realizzato in termini di infrastrutture, bellezze artistiche, paesaggistiche e naturali, sostenibilità e qualità della vita?

PER TUTTO QUESTO NON E' FORSE NECESSARIO UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO SOSTENIBILE CHE PUR SENZA TOGLIERE IL SUO VALORE AL PIL, VALORIZZI ANCHE ALTRI PARAMETRI?

venerdì 18 settembre 2015

EUROPA - MIGRAZIONI - SVILUPPO : UNA SINTESI

SINTESI
Tre sono i punti fondamentali  che vorremmo sottolineare in occasione dell'incontro organizzato per il 25/9/2015 a Roma dal Comitato per una Civiltà dell'Amore presso la Rappresentanza UE in Via IV Novembre 149 - Roma:

1.       EUROPA
Sul finire dell'estate 2015 è stato firmato a Montecitorio, dalla Presidente Boldrini, una Dichiarazione congiunta con Francia, Germania e Lussemburgo, per un'Europa più unita politicamente in una Federazione di Stati alla luce dei Trattati e nello Spirito dei Padri Fondatori, reclamando un più attivo e centrale ruolo delle istituzioni e dei parlamenti in particolare. Nel corso dell'evento sono state lette dagli alti esponenti presenti dichiarazioni che sollecitano una maggiore vicinanza e attenzione alle istanze di solidarietà ed equità nate e diffusesi nel corpo sociale a seguito dalla crisi. Si tratta delle solite mosche cocchiere, 4 su 28, che cercano di spingere sull’acceleratore per fare in modo che il progetto europeo possa concludersi e non rimanere a mezz’aria in situazioni che si ritorcono contro i propri cittadini, specie i più giovani.
Rafforzare l'UE solo Monetariamente continua ad essere con evidenza la priorità di taluni mentre il passo prioritario per riprendere  il processo di integrazione dei Popoli e delle Nazioni d'Europa dovrebbe partire sulle perequazioni dei Sistemi Sociali e Produttivi dei singoli Paesi, mediante una progressiva Armonizzazione dei Sistemi Economici, Produttivi, Legislativi,  uniformando e omogeneizzando gli apparati di funzionamento della Sicurezza, della Sanità, della Previdenza Sociale, del Sistema Produttivo e Lavorativo insieme, delle Pubbliche Amministrazioni, della Difesa sia dei Confini Europei ed altresì della Tutela del Territorio e Difesa delle Popolazioni. Questa è la “dichiarazione” sostanziale che vorremmo sottolineare noi come cittadini europei, cristiani per una civiltà dell’amore.

2.       MIGRAZIONI
Sotto i colpi della finanza speculativa, le parti più sviluppate si sviluppano sempre di più e quelle meno sviluppate implodono su se stesse sino alla crisi. Lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e le politiche di promozione e sostegno allo sviluppo possono anche apparire, specie ai più “efficienti”, inefficienti e dispersive; se non, nel caso peggiore, assimilate ad un sistema di assistenzialismo, che piuttosto di promuovere efficienza ed attivismo, induce un’irreversibile inedia industriale, costantemente in attesa della prossima tranche di aiuti dovuti in nome della solidarietà. Ma le popolazioni disagiate non aspettano e varcano con irruenza le frontiere giungendo sino a noi.
Destabilizzando zone vastissime per finalità politiche, si generano eventi che muovono popolazioni intere, piuttosto che portare pace, sviluppo e lavoro dove necessario. In questo clima, misere esistenze di rifugiati e migranti, divenute oggetto di sfruttamento, sono accolte non più solo da Regioni del Sud, che hanno i loro stessi figli senza lavoro e sempre più spesso senza futuro.
In una Europa assediata si condanna giustamente la xenofobia! Ma, chi può pretendere da un esercito di nostra stessa gente senza lavoro, di gente in seria difficoltà, da anni ormai, che si sviluppino i giusti sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile nei confronti di rifugiati e migranti economici? Non dovremmo noi cristiani per primi riconoscere che presumibilmente non ce ne sono ancora le condizioni per un gran numero di nostri stessi “derelitti”, cristiani, che ci appartengono perché più prossimi a noi?

3.       SVILUPPO
Papa Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale  del Migrante del 2013 affermò che "nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto ad emigrare, va riaffermato il DIRITTO A NON EMIGRARE, cioè ad essere in condizione di rimanere nella propria terra" in condizioni di vita dignitose. Questo tema dello “sviluppo lì dove occorre”, è stato peraltro ripreso recentemente da Monsignor Galantino in un clima di incomprensibili polemiche.
Proviamo a guardare i costi; ecco un piccolo confronto mostrato in più occasioni nel corso di convegni e da affermati organi nazionali di stampa:
<<Con i 2,5 miliardi spesi per l’assistenza di 171 mila persone  sbarcate in Italia tra il 2011 e il 2014 si sarebbero potuti creare in loco 1,85 milioni di posti di lavoro e sostenere circa 13 milioni di famiglie.>> Immaginiamo cosa potrebbero fare le nazioni della UE nel loro insieme.
Che il confronto dei costi sia tutto a favore della cooperazione in loco, nonché il fatto che i microprogetti siano molto meno a rischio corruzione e infinitamente più facili da realizzare rispetto a corridoi umanitari et similia, ce lo confermano ormai anche le nostre istituzioni.
Inutile procrastinare discussioni in “parole, parole”  come dice Papa Francesco. E’ l’ora dell’azione e la soluzione è una soltanto :

ANZICHE’ MUOVERE I POPOLI OCCORRE MUOVERE LE RISORSE E PORTARE LO SVILUPPO LI DOVE E’ NECESSARIO NON SOLO COME MITIGAZIONE DEI FENOMENI MIGRATORI, MA COME ATTO DOVUTO DA UN MONDO CHE SI DEFINISCE CRISTIANO NEI CONFRONTI DI PROPRI FRATELLI IN DIFFICOLTA’, AFFINCHE’ ANCH’ESSI  ABBIANO CONDIZIONI DI VITA DIGNITOSE NELLA PROPRIA TERRA.

Per una Civiltà dell'Amore.

P.S.
Vedi anche il seguente video per comprendere meglio un punto di vista noto :

Immigration, World Poverty and Gumballs - Updated 2010

https://www.youtube.com/embed/LPjzfGChGlE


TRE DOMANDE :

PRIMA DOMANDA: Senza voler riproporre una visione malthusiana del mondo, ci si domanda se il fatto che in un mondo capitalistico la ricchezza si concentri per essere utilizzata in investimenti produttivi, combinato al fatto che ogni anno alle fasce più povere (1,5 miliardi vivono con 2 $/giorno) si aggiungono 50-60 milioni di nuovi poveri (vedi video qui sopra), non possa spiegare - almeno in parte - l'ampliamento della "forbice" tra ricchi e poveri. Quindi, non è forse il problema demografico su scala mondiale a imporre il problema della povertà?

SECONDA DOMANDA: Un "Governo Unico Mondiale", se gestito in modo illuminato e con giustizia, può essere una configurazione auspicabile per gestire le sfide che oggi si presentano all'intero Pianeta Terra, "grande astronave" vagante nello spazio. Ma si può realizzare un tale governo attraverso la "forza" e senza il "consenso" dei governati? Non vi è il rischio che una tale configurazione anziché sfociare in un sistema democratico e giusto non sfoci in un sistema autocratico e dispotico, contro il quale si genererebbe una reazione? Chi vigila al riguardo l'ONU? 

TERZA DOMANDA: Destabilizzare aree "antidemocratiche" (vedi ad es. Siria e Libia) per imporre "governi democratici" conduce al conflitto armato e alle guerre ed esse producono "profughi a casa propria" che vanno accolti altrove. A ciò si aggiunge "lo spettacolo del consumo e dello spreco" che si celebra nel Mondo Occidentale, che così attira i poveri del mondo reclamanti la loro parte. Questa sacca di umanità sofferente è fatta peraltro oggetto di sfruttamento dalle varie "mafie" mondiali, che ne approfittano: nella tratta attraverso le migrazioni; per imporre condizioni di vita non dignitose ai migranti e ai residenti nei paesi di accoglienza attraverso una forte e persistente pressione sui salari e un accrescimento dell' "esercito di riserva" che produce tutt'altro che la "giusta mercede", ma solo disoccupati nel modo del lavoro. Non occorrerebbe reclamare accoglienza, si, ma in condizioni di vita dignitose per migranti e residenti? Si condanna giustamente la xenofobia, ma chi può pretendere da un esercito di senza lavoro, di gente in seria difficoltà a casa propria, che si sviluppino sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile nei confronti di rifugiati e migranti economici?