domenica 29 maggio 2022

Uno sguardo alla "Steady State Economics" (SSE), ossia : ECONOMIA STAZIONARIA

Dopo tanto parlare di "decrescita felice", ormai divenuta  quantomeno "infelice" a causa degli eventi bellici e generalmente conflittuali  dei nostri giorni, sino alla stagflazione (per non parlare dei gravi danni ambientali), si ri-incomincia a parlare di "ECONOMIA STAZIONARIA", talvolta con riferimento all'opera di Herman E. Daly (Lo stato stazionario - Sansoni 1981) in cui si ipotizza l'avvento di un'economia stazionaria e si cerca di individuarne le caratteristiche. Vedasi ad esempio https://dicastri.club/2022/05/26/economia-stazionaria/#respond dal cui schema illustrativo, si evince che il punto di equilibrio individua la quantità prodotta, il suo costo e (in caso di riferimento a parametri nazionali, regionali o globali) la massa monetaria ad esso corrispondente.


Alcune caratteristiche della SSE e legami con il Modello di Solow

Tra le "Immagini simbolo" della SSE (reperibili in rete) che ne convogliano immediatamente i significati  sono le seguenti:



Fig.2 (fonte Wikipedia)



Una economia capitalistica di mercato, come la conosciamo oggi, è destinata a crescere e anche quando cresce a incrementi bassi, ma costanti, la crescita nel tempo diviene esponenziale, se non altro per aumento dei volumi coinvolti per il solo continuo incremento demografico produttivo. Stazionario, invece, è ciò che non muta, che non subisce cambiamenti, che presenta caratteristiche invariabili nel tempo. Per fare un semplice parallelo illustrativo di uno stato stazionario, basti pensare ad un recipiente in cui la quantità di acqua entrante è pari a quella che trabocca. Oppure , in cosmologia, per esempio, la teoria dello stato stazionario è una visione secondo cui l'universo è sempre in espansione, ma mantenendo una densità media costante, con la materia creata continuamente per formare nuove stelle e galassie alla stessa velocità con cui quelle vecchie diventano non osservabili come conseguenza della loro distanza crescente e velocità di recessione.   E' facile comprendere, quindi, che un'economia di stato stazionario è un'economia composta da uno stock costante di ricchezza fisica (capitale) e una dimensione costante della popolazione. In effetti, una tale economia non cresce nel corso del tempo. Il termine di solito si riferisce all'economia nazionale di un determinato paese, ma è anche applicabile al sistema economico di una città, una regione o il mondo intero. La SSE, quindi, è un'economia strutturata per bilanciare la crescita con l'integrità ambientale, poiché cerca di trovare un equilibrio tra crescita della produzione e crescita della popolazione.

Lo stato stazionario è anche la chiave per comprendere il modello economico di Solow. Allo stato stazionario, un investimento è pari all'ammortamento. Ciò significa che tutti gli investimenti vengono utilizzati solo per riparare e sostituire lo stock di capitale esistente. Non viene creato nuovo capitale. Il modello Solow-Swan o modello di crescita esogena è un modello economico di crescita economica di lungo periodo. Tenta di spiegare la crescita economica di lungo periodo osservando l'accumulazione di capitale, la crescita del lavoro o della popolazione e gli aumenti della produttività in gran parte guidati dal progresso tecnologico. In pratica la crescita è il risultato dell'efficientamento dei processi produttivi e dell'innovazionene tecnologica.
Il modello Solow è costruito  intorno ai seguenti presupposti teorici:
(1) Viene prodotta una merce composita. 
(2) La produzione è considerata produzione netta dopo aver tenuto conto dell'ammortamento del capitale. 
(3) Ci sono rendimenti di scala costanti. 
In altre parole, la funzione di produzione è omogenea di primo grado. 

Un approccio al risparmio ottimale consiste nel trovare il tasso di risparmio che massimizza il consumo pro capite in regime stazionario. Questo tasso di risparmio è il tasso di risparmio "regola d'oro". Un tasso di risparmio più basso ridurrebbe il consumo pro capite in regime stazionario di lungo periodo, ma comporterebbe un consumo più elevato nel breve periodo.

Si sostiene che quando un'economia raggiunge lo stato stazionario, un aumento del tasso di risparmio aumenta la crescita fino a quando l'economia non raggiunge il nuovo stato stazionario. Cioè, se l'economia mantiene un alto tasso di risparmio, manterrà anche un grande stock di capitale e un alto livello di produzione, ma non manterrà un alto tasso di crescita per sempre.

Lettura critica dello Stato Stazionario di Daly

Una lettura critica la si trova in Entropia. Un nuovo paradigma per la storia economica? di Stefania Barca reperibile in rete al link http://www.rivistameridiana.it/files/Barca,-Entropia.pdf da cui sono tratti alcuni degli elementi riportati di seguito. 

Appare subito chiaramente, che non è necessario essere degli economisti per comprendere che esistano limiti allo sviluppo, non solo per le materie prime. Per esempio, anche se una fonte energetica illimitata (quale fusione nucleare LNRN) fosse resa disponibile dall'innovazione tecnologica, è fisicamente impossibile consumare in ogni e qualunque punto della superficie del nostro pianeta quantità illimitate di energia, oltre un certo limite, senza influire sul riscaldamento del pianeta. Ciò aldilà delle emissioni di gas-serra. Quantità illimitate di energia possono essere, semmai, utilizzate nello spazio extraterrestre profondo, che può fungere da "pozzo freddo"  essendovi temperature stabilmente prossime allo zero assoluto. Da qui può apparire  evidente, quindi, che il «paradigma» dell’economia ortodossa che Daly intendeva confutare era, naturalmente, quello della crescita economica illimitata, o meglio la convinzione universale che tale crescita fosse desiderabile. Ma è altrettanto evidente  (vedi Fig. 3) che la transizione dalla crescita, alla decrescita, e quindi alla SSE, implica non solo una transizione energetica (visto che in Fig. 2 si mostra che solo la materia è riciclabile, ma non l'energia, a causa dell'entropia), ma anche una transizione economica che implichi un forte "raffreddamento" dell'economia. In ogni caso, una critica radicale di questo paradigma non ha comunque cessato mai di esistere, ed è stata portata avanti da coloro che continuano a ragionare sui limiti fisici del sistema economico, ma anche sulle scale di valori etico-politici a cui il paradigma si ispira. A tale proposito sorge immediatamente la domanda se la transizione verso la SSE possa avvenire nel rispetto di un impianto democratico della gestione del potere e verso la conservazione del complesso dei diritti umani e costituzionali che i popoli, le nazioni e con esso l'intero mondo, si sono "dati". Ma, gli aspetti etici più "discutibili" nascono, forse, dalle modalità di attuazione di un controllo demografico, poiché se un "naturale controllo" della natalità appare persino doveroso attraverso i principi di "una maternità e paternità responsabile", un controllo sulla mortalità investe principi etici di tipo assoluto, pure li dove metodi naturali di controllo venissero instaurati attraverso la politica e quindi la legislazione. 
In ogni caso, la transizione a SSE costringerebbe inoltre ad un ripensamento critico delle categorie analitiche fin qui in uso (innanzitutto quella di «sviluppo economico», ma anche più semplicemente quelle di «risparmio» e «consumo» ), e degli indici con cui i fenomeni economici sono misurati e valutati (ad esempio il PIL).Per non parlare di debito e debito pubblico, e della gestione delle singole economie nazionali, cui spesso sono legati parametri significativi e attuali che hanno dato, seppur attraverso cicli, e tuttora danno una relativa stabilità residuale alla finanza nazionale e internazionale.
L'approccio olistico, degno dei problemi complessi e il concetto di entropia, qui utilizzato per l'energia, porta « a conoscere i fenomeni naturali, per ottenere informazioni sulla base delle quali impostare il comportamento sociale, ...(ed)... è uno di quei problemi di fondo che accompagnano la stessa evoluzione del genere umano, e pertanto non è estraneo alle società del passato . Con l’industrialismo, tuttavia, tale problema ha assunto una conformazione nuova: a partire dalla fisica deduttiva di matrice newtoniana, la natura ha cominciato a venire non soltanto studiata e interpretata, ma anche manipolata in una misura sconosciuta alle generazioni precedenti. Si tratta, ovviamente, di un problema di scala: la trasformazione della natura in merce, e prima ancora in mezzo di produzione prodotto dall’uomo, assume una dimensione crescente all’interno del sistema di produzione industriale, tale che per l’uomo del ventesimo secolo risulta molto difficile, se non del tutto impossibile, riconoscere ciò che è «naturale» da ciò che non lo è.» Forse una chiave interpretativa di alcuni recenti fatti che hanno, nonostante tutto, potuto contribuito a sminuire la credibilità scientifica in generale, allorquando si trasgredisce il sacrosanto principio dell'inviolabilità dei "dati". E non è soltanto un aspetto formale.

Per quanto la programmazione possa aiutare, l'attività economica è sempre soggetta ad eventi indeterminati o indeterminabili che inducono crisi e squilibri sistemici, generali o locali, per cui il punto di equilibrio è intrinsecamente affetto da instabilità e richiede di essere "amministrato" nel tentativo di contenere gli scostamenti entro limiti più modesti possibili; per esempio attraverso manovre monetarie o variazione opportunistica della velocità di circolazione della moneta (cartacea o elettronica che sia).E' evidente come nell'attuazione della  SSE assume valore centrale l'Amministratore (o gli Amministratori) dove la sua (loro) competenza - pur data per scontata - viene solo dopo l'orientamento etico ed i valori meta-economici, che trascendono gli aspetti puramente funzionali alla SSE.

Rilievi conclusivi 

Economia di mercato, come pure Economia Sociale di mercato, sembrano confliggere con la SSE, a meno di non considerare quest'ultima lo stadio finale della loro "naturale evoluzione" (come sembra adombrato, peraltro, negli andamenti del grafico in Fig. 3). 

I rilievi conclusivi nel citato lavoro di S. Barca, appaiono al momento ancora freschi ed attuali:

«La trasformazione della natura in capitale e merce è uno dei temi più affrontati dalla letteratura ecologica. Essa pone infatti una serie di implicazioni che sono insieme di carattere sociale e ambientale, e che si possono esprimere nel problema del riduzionismo economico. Nel momento in cui la natura diviene un fattore di produzione capitalistico, essa viene interpretata (e gestita) in modo necessariamente riduttivo:...
Di fatto, ciò che veramente non può conciliarsi con il paradigma entropico è l’ideologia della crescita illimitata, che prescinde dalla natura fisica, limitata, del sistema economico, in quanto parte dell’ecosistema terrestre. Questa dicotomia si riflette nella differenza sostanziale tra l’economia ecologica e l’economia ambientale, che consiste appunto nell’adozione o meno del paradigma entropico. L’economia ambientale si occupa dell’ottimizzazione del comportamento imprenditoriale (e istituzionale) in rapporto al problema delle risorse naturali e delle esternalità.....
L’allocazione delle risorse naturali sul mercato, e l’attribuzione di un prezzo basato sulle preferenze individuali, non possono in alcun modo rendere compatibili la dinamica ecologica e i processi economici, per il semplice fatto che le preferenze individuali sono un’astrazione, e il mercato è dominato dai gruppi di potere: il gruppo che detiene la maggioranza del potere d’acquisto, formato dai consumatori occidentali, e da quelli delle classi medio-alte non-occidentali, potrebbe assumere, e di fatto assume, comportamenti del tutto contrari alla preservazione della materia/energia e alla sua equa distribuzione intra e inter-generazionale.
E tuttavia, la presunta separazione dei fatti economici dal contesto (politico, sociale, culturale) è in larghissima parte un’idea superata...

In conclusione, aldilà di rilevi degli "addetti ai lavori" di elevato profilo e contenuto economico-storiografico e delle interessanti modellazioni teorico, economico e matematico, sembra potersi affermare che ogni teoria scientifica, in senso vero, può essere ritenuta tale solo se sperimentalmente provata da evidenze inconfutabili, nel rispetto della inalterabilità e intangibilità dei dati sperimentali ottenuti. Senza seguire un tale processo si può correre il rischio che l'inseguimento volitivo, ad ogni costo e ad ogni condizione,  dell' economia stazionaria, non conduca piuttosto ad una economia viva, ma imbalsamata.

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