martedì 16 marzo 2021

La gestione Documentale - Alcuni Interrogativi

 La Tecnologia Informatica ha fornito strumenti e spazi virtuali su cui stivare e conservare le informazioni. Ma possiamo veramente liberarci della carta e degli archivi tradizionali sapendo che :

1) la sicurezza informatica non garantisce sempre contro il trafugamento delle informazioni; il loro criptaggio e sequestro a scopi estortivi o ricattatori;

2) i supporti su cui le informazioni vengono stivati sono soggetti a cambiamenti di struttura interna nel lungo periodo (>40 anni);

3) l'Intelligenza Artificiale non assoggettata a norme e soprattutto ad una etica condivise può bene operare attraverso trafugamento in termini contrari al progetto cui quella documentazione è riferita?


Qui disponibili alcuni esempi concreti di cui al punto 1); alcuni esempi realmente vissuti:

http://roccomorelli.blogspot.com/2020/04/esempi-di-ricatti-ed-estorsioni-da.html


Per contro, viene da pensare anche ai diversi incendi subiti dall'antica Biblioteca di Alessandria, dove sono scomparsi migliaia e migliaia di testi e documenti e con essi, presumibilmente, una gran parte delle stesse radici della civiltà mediterranea e medio-orientale.




domenica 14 marzo 2021

DICATUM TIBI

Roma, 14 Marzo 2021

Dicatum Tibi

 

Si fa sera col sole che sfugge

all’orizzonte veloce tinto di rosa

nulla più noi possiamo

che pace più bramiamo

per un una limpida notte

d’angosce o dolenze priva

insieme al ricordo serbato

in un cuore dimentico

                                                    di chi  felice ci conobbe




 

domenica 7 marzo 2021

Verificata sperimentalmente la Radiazione di Hawking! Il Paradosso dell'Informazione può trovare soluzione? Una occasione per le Discipline STOQ!

(Bozza per Discussione in Bioacademyonline)

Con un articolo apparso in data 4/Marzo/2021 su Wired.it (vedasi al link  https://www.wired.it/scienza/spazio/2021/03/03/buchi-neri-radiazione-hawking/ ) si è avuta notizia che:

  1. si è riusciti a realizzare un micro-buco-nero;
  2. è stata data prova sperimentale dell'esistenza della Radiazione di Hawking;
  3. è stato verificato che tale radiazione è spontanea e stazionaria.

In pratica sembra sia stata data evidenza sperimentale a previsioni del grande scienziato inglese Stephen William Hawking scomparso da qualche anno.

Aldilà dei particolari pur interessanti dell'esperimento (per es.: il micro-buco-nero oggetto di studio è stato "costruito" partendo da 8 mila atomi di rubidio; sottoposto a temperature molto vicine allo zero assoluto; tenuto in posizione da un raggio laser; etc.), con una simile evidenza sperimentale (se di evidenza si tratta!) sembra ripresentarsi ancor più forte il Paradosso dell'Informazione, sino a poter divenire negazione di quello che sembrava poter emergere finora come Principio di Conservazione dell'Informazione.  Poiché si ritiene che la perdita assoluta di informazioni non sia consentita dalla fisica quantistica, si riapre, quindi, un aspetto molto controverso, anche perché ci si interroga se veramente si viola la dottrina comunemente accettata secondo la quale l'informazione totale riguardo a un sistema fisico in un punto temporale determinerebbe il suo stato (quantico?!?!) in ogni altro tempo. Si aprono quindi molti interrogativi, forsanche preesistenti e non del tutto "sistemati" sinora, oltre a questo appena accennato. Presumibilmente l’Informazione che soggiace al principio di Conservazione, non corrisponde esattamente all’ Informazione  comunemente intesa. Ciononostante, l’esercizio di un preliminare seppur approssimato approfondimento può risultare utile a fini più generali, innanzitutto nell’ottica di discipline STOQ (Science, Theology and the Ontological Quest), sempre attente ad ogni sviluppo e sottese da una tensione verso un “dialogo” con le Scienze tradizionali . Ci si chiede per esempio se, in presenza di Perdita di Informazione, a questo interrogativo sulla centralità di uno stato attuale determinante per quello futuro, si potrebbe rimediare con la prova o scoperta di un nuovo tipo di "cambiamento di stato": quantico o anche per es. da stato materiale a stato immateriale, in futuro o nel passato. Questo nuovo stato ancora "ignoto",  provocatoriamente, potrebbe essere in qualche modo essere messo in relazione con quello contemplato come "spirito" in Filosofia e Teologia. Ma sinora, ciò non sembra ancora essere possibile, né desiderabile, nelle Scienze Naturali. Eppure, vi sono esempi come il noto Prof. Frank J.Tipler della Tulane University  che – nonostante l’ostracismo di molti suoi colleghi scienziati - con i suoi diversi lavori, in particolare i due volumi editi da Mondadori “Fisica dell’Immortalità” prima e “Fisica del Cristianesimo”, poi, ha reclamato il diritto delle Scienze Fisiche e Matematiche alla ricerca teologica, che va oltre la Filosofia della Scienza e della stessa Teologia ed oltre anche quella Teoria del Punto Omega di cui aveva parlato, seppur in termini diversi, Teilhard de Chardin nella prima metà del '900. Analogamente, Michael Mireau (1972-2014), un sacerdote cattolico, studioso interdisciplinare di Scienza nelle sue relazioni con la Fede, in un saggio intitolato ”God the Creator: Developing a Trinitarian Understanding of Creation” richiama la coincidenza nelle Sacre Scritture dell’incipit "Bereshit..." (בראשית in ebraico = "In principio...") in Genesi 1:1 come in Giovanni 1:1 – a significare una continuità di senso e di azione divina creatrice percepita nell’ebraismo prima e nel cristianesimo dopo – per poi affrontare l’atto creatore come atto di Amore del Padre scambiato verso il Figlio e da questi ricambiato; atto creatore realizzato per mezzo dello Spirito che si esprime anche come “campo” in termini di legante trinitario, attraverso lo scambio d’Amore (quasi in funzione "bosonica" di forza unitiva!). A questo scopo l’indiretto riferimento al modus operandi di alcuni campi fisici (per es. elettrico, magnetico, gravitazionale, etc.), come in teoria dei campi, non visibili ma di fatto presenti e agenti in natura, appaiono di grande effetto esplicativo, oltre a costituire una apertura nel dialogo tra Scienza e Fede. Allo stesso modo, si potrebbe parlare per es. di energia di forma non ancora nota in cui si possa codificare informazione per battere le stesse strade di ricerca STOQ.

Il lungo dibattito (specie tra S. Hawking e J. Bekenstein, come pure altri, per es. L. Smolin ) sull'aumento di entropia di un buco nero quando inghiotte altra materia, e quindi sulla scomparsa dell'informazione associata a materia entrante in esso, aveva portato all'equazione:

dove S è l'entropia, c è la velocità della luce, k è la costante di Boltzmann, A è l'area dell'orizzonte degli eventi, ħ (h tagliato) è la costante di Planck ridotta (o costante di Dirac) e G è la costante gravitazionale.

Si riteneva in base a questa equazione che ad ogni aumento di entropia dovesse corrispondere un aumento di superficie del buco nero, per cui proprio la superficie poteva essere ritenuta la sede in cui l'informazione della materia entrante poteva essere "conservata" (in maniera diversa a seconda di ipotesi diversamente argomentate, in maniera ragionevolmente accettabile). Ciò sino al punto di giungere ad ipotizzare universi olografici prodotti da matrici bidimensionali (vedi ad esempio https://www.ted.com/talks/fabio_pacucci_hawking_s_black_hole_paradox_explained/transcript?language=it), ipotesi spiegata anche dall'Ing. Marco Miserocchi nel volume "Favola di un universo - Appunti di cosmologia moderna" pag.98-116 L'Universo Olografico - appunti destinati ai corsi divulgativi del Circolo Astrofili di Piacenza.

Come da teoria, i buchi neri evaporano per effetto della Radiazione di Hawking in un tempo sufficientemente lungo, e comunque più lungo di quello dell'età dell'universo - dice l'articolo citato - cosa che in se stessa richiederebbe qualche spiegazione in più, riallacciando quei legami esistenti tra cosmologia e buchi neri.

Per esempio  nella Teoria del Big Bang (inquadrabile come creatio ex nihilo)- evento che si ritiene abbia creato dal nulla: tempo, spazio e radiazione divenuta poi materia attraverso raffreddamento e nucleosintesi, si ipotizzano tre scenari diversi: un universo aperto, che si espande indefinitivamente; un universo chiuso e uno ciclico. Nell'universo aperto, che ad oggi sembra essere l'ipotesi più probabile (visto che la velocità di espansione va accelerando, come accertato in alcuni esperimenti con supernove assunte come "candele standard" che consentono misure di distanza), l'esito finale dovrebbe essere una immensa espansione e raffreddamento che portano alla cosiddetta "morte termica". Nelle ipotesi di universo chiuso e ciclico, invece, l'esito finale (o ricorrente ciclicamente) dovrebbe essere il Big Crunch, ossia materia che si aggrega e super-compatta sempre più, sotto gli effetti gravitazionali, sino a diventare uno o più buchi neri che danno luogo al Crunch finale.

Data la Teoria del Big Bang, che è dunque la più accreditata, che ha trovato diverse conferme (oltre che nella radiazione cosmica  di fondo a circa 3 °Kelvin, anche nell'espansione secondo la legge di Hubble, che si può osservare nel redshift delle galassie; come pure nell'abbondanza degli elementi leggeri e nelle misure dettagliate della stessa radiazione cosmica di fondo) ci si domanda:

  • se abbiamo veramente nozione dell'intero spaziotempo prodotto dal Big Bang (per es. se è limitato o illimitato; finito o infinito). Pur ignorando le moderne teorie sull'esistenza di "multiversi" (molteplici universi: vedasi Everett et alia) sappiamo che per effetto del valore finito della velocità della luce, e quindi del cono di luce in uno spaziotempo di Minkowski, possiamo non solo osservare, ma addirittura avere nozione, solo di una parte molto limitata dello spaziotempo esistente prodotto dal Big Bang. Particolarmente nel caso in cui il Big Bang non fosse originato in un "punto" (inteso proprio in senso geometrico) come d'altronde lo stesso Hawking pensava.  
  • cosa sia un tempo più lungo dell'età dell'universo. In un qualsiasi punto dello spazio-tempo un ipotetico osservatore che ne è parte (ossia interno all'universo, ammesso che ve ne possa essere uno esterno) può certo avere nozione dello spazio e del tempo trascorso dall'evento iniziale fino alla sua posizione spazio-temporale, ma può ragionevolmente ipotizzare un tempo e soprattutto un punto dello spazio  di fine del suo universo? Oppure le coordinate spaziotemporali di fine sono indeterminate ?(Come si presume da (Mt 25,13):“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”).
  • lo spazio-tempo, ci dice la Relatività Generale, si incurva in funzione della quantità di materia presente localmente; ma, allora, anche più "complessivamente" (per diverse regioni galattiche insieme)! Una sorta di architettura generale dello spaziotempo può essere la stessa sia nel caso di un universo giovane nelle sue fasi iniziali ed intermedie, dove le ipotesi di omogeneità ed isotropia appaiono ragionevoli, sia in vecchiaia, in una fase prossima alla fine, quando l'incurvamento per effetto della concentrazione di materia in pochi buchi-neri, se non in un solo enorme buco nero, lo spaziotempo è praticamente chiuso su se stesso?
  • è corretto pensare ad un modello dove, mentre lo spaziotempo si dilata enormemente in modo accelerato, la materia localmente e autonomamente  si concentra e si ammassa sempre più in buchi neri che riescono a percepire reciprocamente i loro effetti gravitazionali?

In ogni caso è difficile dire se il "tempo ultimo" (per non chiamarlo "escatologico") si possa pensare come caratterizzato da uno spazio infinitamente espanso e grandissimo in dimensioni, con un solo buco nero o più buchi neri di materia collassata. Ma, il fatto che l'evaporazione per Radiazione di Hawking - ormai accertata - li farà "dissolvere" in ogni caso, in quanto buchi neri, rende univoco il loro destino finale in qualunque ipotesi lo si vada investigando o formulando.

L'ipotesi dell'Universo Olografico, invece,  sebbene attraente e "ragionevole", non sembra avere al momento altre conferme se non simulazioni di tipo matematico-modellistico (talvolta con modelli e assunzioni che sembrerebbero tutt'altro che verificati o come adatti sperimentalmente) e dovrebbero perciò essere suffragate da dati, evidenze e teorie sperimentate per divenire "teoria provata e consolidata". Quindi, quella superficie esterna bidimensionale dei buchi neri, ipotizzata come "archivio" dell'Informazione in virtù di un Principio di Conservazione, che sembra così svanire,  non resiste al tempo e svanisce anch'essa insieme ai buchi neri cui appartiene. Questo significherebbe anche che l'Informazione può esistere finché esiste un substrato materiale (collassato, compatto o meno) che ne permette la codificazione. Apparentemente, sembra così che con la scomparsa della materia collassata e supercompatta, per effetto Radiazione di Hawking dei  buchi neri, l'Informazione possa, di fatto, scomparire, ossia durare fin quando dura il buco nero.  Ma ciò, non rappresenterebbe, in un certo senso, il "Trionfo della Morte"? Non solo nel senso di "morte termica" (che per la Scienza è una delle possibili tragiche prospettive ultime del nostro universo), ma in senso ancor più assoluto. Ossia, un universo destinato a scomparire nel "nulla" insieme a tutto ciò che lo riguarda è tutt'altro che "l'essere che non può non essere" parmenideo, o se si vuole, tutt'altro da quella "divinità" spinoziana intrisa nel mondo, infine soggetta anch'essa a Cronos, visto che dà prova della sua mortalità.  

Questa domanda dai toni cupi dovrebbe essere oggetto solo di Filosofia e Teologia - che hanno sinora trovato spiegazioni o di tipo "dogmatico", o che trascendono la realtà fisica (eppure che talvolta rifiutano il panteismo), ma che in quanto tali non possono essere accettate  dalla "Scienza" e in particolare  non dalle Scienze Naturali?

Possiamo però essere certi che quell'immenso spazio privo di materia, ma probabilmente pieno di tenue radiazione termica, "vibrazione quasi ferma", ossia radiazione elettromagnetica a bassa intensità,  che pervade quell'immenso vuoto, non possa essere essa stessa divenuta nel frattempo la sede dell'informazione, l' "archivio ultimo", che peraltro salverebbe il Principio di Conservazione dell'Informazione?

 Sappiamo quindi che alla scomparsa della materia collassata di un buco nero attraverso la Radiazione di Hawking sopravvive la radiazione di fondo a bassissime temperature, per la quale valgono le leggi della meccanica quantistica, ad es.

dove ε è la quantità di energia; è la costante di Planck; è la frequenza ; c è la velocità della luce; λ  è la lunghezza d’onda. Ma allora, ricordando il dualismo onda-particella c’è da chiedersi se la scomparsa della materia collassata di un buco nero attraverso la Radiazione di Hawking, significhi veramente la scomparsa definitiva di materia nella “desolazione” del grande spazio espanso nel tempo e divenuto apparentemente vuoto. Inoltre, date le basse temperature, potremmo ricordare che i cosiddetti condensati di Bose-Einstein rappresentano un particolare stato della materia in cui i “bosoni”, particelle elementari che obbediscono alla statistica di Bose-Einstein,   mediatrici di forza e che hanno  spin intero ed unitario (vedi Figura 1), quando sono raffreddati a una frazione di grado superiore allo zero assoluto, tali condensati iniziano a comportarsi, in queste condizioni, come un unicum. Ossia, non si comportano come particelle separate e mantengono anche a livello macroscopico tutte le proprietà quantistiche che presentano a livello microscopico: ad esempio comportandosi come onde e non come particelle; per cui si possono applicare le equazioni qui sopra riportate e quelle che da esse discendono. 

E' bene ricordare che  le seguenti forze fondamentali della natura: elettromagnetismo, forza nucleare debole (legata alla radioattività), forza nucleare forte, sono mediate da bosoni di spin unitario; ossia l'effetto della forza viene spiegato come lo scambio di bosoni mediatori fra particelle interagenti. Per l'elettromagnetismo si tratta di fotoni di spin pari a 1, senza carica né massa a riposo; per la forza nucleare debole si tratta di bosoni W e Z, di spin pari a 1, la cui carica è unitaria, per  W +1 o -1 mentre Z  è privo di carica; per  la forza nucleare forte si tratta di gluoni di spin pari a 1, senza carica elettrica né massa a riposo. 

 
Figura 1

Ma nel nostro discorso si tratta di radiazione termica e quindi radiazione elettromagnetica dove sono implicati fotoni.

Roger Penrose, maestro riconosciuto di Steven Hawking, in "La Strada che porta alla Realtà" (cap.22.7), insegna che « Una particella non massiva, come un fotone, può solo ruotare intorno alla sua direzione di moto. La grandezza  |s| di questo spin è sempre la stessa, per un dato tipo di particella, ma se l'elicità s è diversa da zero (come nel caso del fotone) allora lo spin può essere a) destrorso (s > 0; elicità positiva) o b) sinistrorso (< 0; elicità negativa). Per un fotone, abbiamo |s|=1  (in unità di ħ ) che dà i due casi  s = 1 per la polarizzazione circolare destrorsa, e s = -1 per la polarizzazione circolare sinistrorsa. Grazie al principio di sovrapposizione quantistica, possiamo formare combinazioni lineari complesse di queste, producendo così gli altri stati possibili di polarizzazione, ...» (vedasi Figura 1).

Da qui si può intuire la possibilità che quell'immenso spazio vuoto che resta nei "tempi ultimi" per evaporazione di buchi neri, o buco nero che sia, non è in realtà vuoto, ma resta sede di radiazione termica e quindi elettromagnetica, per quanto tenue possa essere. E' da verificare scientificamente, in questo mondo tecnologico che pensa già ai computer quantistici, ma potrebbe essere possibile che questa debole radiazione di fotoni attraverso sequenze di diversa elicità possa essere codificata alla stessa stregua di come vengono codificate le informazioni sui nostri computer e memorie di massa, attraverso una codificazione basata su un sistema binario, dove le entità che permettono la codifica possono assumere solo due diversi stati che si autoescludono, ossia: ↑ oppure   , come in Figura 1.

In questo modo diviene possibile ipotizzare come presente in quel "vuoto dei tempi ultimi" l'informazione codificata e condensata sotto forma di radiazione a temperature prossime allo zero assoluto. Non si può fare a meno di pensare a quel mondo immateriale e platonico delle idee, all'archivio di ogni conoscenza di cui parlano le discipline esoteriche orientali, ma anche al ritorno spersonalizzato e indistinto di ogni conoscenza alla sua presumibile fonte originaria. L'informazione più che nella materia resterebbe "impressa" in quella radiazione che è il residuo di un universo "evaporato". Ma, quella radiazione residua, condensata e codificata, potrà mai essere assimilata al concetto di "spirito" in assenza di un requisito di trascendenza dal mondo fisico restante, che pur se evaporato resta presente in forme più sfuggenti nei suoi residui vibrazionali? Se nonostante tutto si decidesse di rispondere affermativamente, non si potrebbe dubitare che si tratterebbe di panteismo sotto forme più raffinate? Ciononostante, la preservazione del Principio di Conservazione dell'Informazione sarebbe salva, ma direttamente legata alla persistenza di quella "vibrazione quasi ferma" che andrebbe sempre più spegnendosi, asintoticamente, ma che non raggiungerebbe mai valore nullo, come una persistente eco smorzata di una "creazione" che fu.

Forse, anche alla luce di ciò, andrebbero riletti quei citati lavori di Tipler, criticabili quanto si vuole, ma che nel dilagante agnosticismo odierno, inconsapevole piuttosto che scelto, potrebbero rappresentare un tentativo - meritevole di rispetto e di apprezzamento, anziché occasione di “ostracismo scientifico”- per dare al credo giudaico-cristiano una prospettiva di concreta dimostrazione che: l’incredibile può essere credibile; non solo attraverso la fede (mozione dell’uomo verso dio) e la grazia (risposta di dio all’uomo), o magari la “predestinazione” per chi pensa così, ma attraverso  la difficile razionalità delle scienze fisico-matematiche, che un atto di fede possono ingenerare in chi la fede non riesce a sentirla e il dono della grazia non lo ha ancora ricevuto.

Perciò, ricordando che i buchi neri - per i quali è stata trovata conferma sperimentale della Radiazione di Hawking – sono essi stessi delle “singolarità” si riporta qui di seguito , quale invito all’approfondimento, un estratto dalla Fisica del Cristianesimo di Tipler:

«Nella Fisica dell'Immortalità ho mostrato come i molti universi risolvano il massimo problema teologico, che è la ragione principale per cui le persone respingono il teismo in favore dell’ateismo: il problema del male. Nella sua autobiografia, per esempio, il grande biologo evoluzionista Charles Darwin confessò che l’esistenza del male nel mondo animale - e le orribili sofferenze sopportate dalla sua figlia prediletta prima di morire a meno di vent'anni — lo avevano condotto ad abbandonare il cristianesimo. Il problema del male scompare quando ci si rende conto che Dio ha massimizzato il bene nella realtà, creando non soltanto questo universo ma tutti i possibili universi, che alla fine evolvono tutti in Dio Padre, che è il Punto Omega. Ritornerò più ampiamente su questa soluzione a molti mondi del problema del male nell'XI capitolo.

Figura ( 4.3 )

Ma i molti universi mostrano anche che la Singolarità ha una struttura trinitaria. Non me ne ero reso conto quando scrivevo La Fisica dell'Immortalità più di un decennio addietro, ma la Trinità è nelle mie figure e nelle mie equazioni. Si osservi la figura VI.1 a pagina 177 della Fisica dell'Immortalità, che è una rappresentazione schematica del multiverso (riprodotta qui come figura 4.3). Tutta la realtà esiste tra la Singolarità iniziale e la Singolarità finale. Nella relatività generale classica non c'è nessuna connessione tra Singolarità iniziale e finale, ma nella relatività generale quantistica una connessione c’è: la linea che nella figura 4.3 collega le due Singolarità. Anche questa è una singolarità, che esiste al «bordo» del multiverso, come indicato nella figura. Esiste inoltre in tutti i tempi per tutti gli universi del multiverso. La singolarità quantistica, in altre parole, ha una struttura tripartita: (1) la Singolarità iniziale, prima della quale non esisteva nulla; (2) la Singolarità finale, dopo la quale nulla esisterà; e (3) la singolarità che connette il passato ultimo e il futuro ultimo. Io propongo di identificare la Singolarità del passato ultimo con lo Spirito Santo (nella sua divinità trascendente), sulla base di Genesi 1,2, che termina con la frase «e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque». Questa è una descrizione precisa della Singolarità iniziale del multiverso, come è rappresentata nella figura 4.2, Ho già identificato Dio Padre con la Singolarità del futuro ultimo, e rinvio il lettore agli ampi scritti di Wolfhart Pannenberg, in cui anche il teologo adduce ragioni per pensare a Dio Padre come al futuro ultimo. Il Figlio - nella sua divinità, necessariamente fuori dal tempo - è la singolarità che stabilisce la connessione tra passato ultimo e futuro ultimo. Il Figlio è completamente integrato con lo Spirito Santo e Dio Padre. I tre sono uno. Il Figlio, come appare chiaro dalla figura 4.3, era presente all’inizio del multiverso, in accordo con la descrizione che si trova in Giovanni 1,1-3: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

La singolarità è una «sostanza» nello stesso senso in cui elettroni e protoni sono «sostanze». La principale proprietà delle «sostanze» è che esse possono rendere nota la loro esistenza esercitando degli effetti, che possono essere rivelati. Le tre Singolarità — quella del Padre, quella del Figlio e quella dello Spirito Santo — esercitano effetti sullo spazio, sul tempo e sulla materia, anche se sono fuori dello spazio e del tempo, e non sono materia. Le Singolarità sono la sostanza divina, e il Figlio è esattamente della stessa sostanza del Padre. Abbiamo così nelle tre parti della Singolarità — futuro ultimo, tutti i presenti e il passato ultimo — una giustificazione piena della cruciale dottrina cristiana dell’homousion. Questo termine greco è una parola composta: homos significa «uguale» mentre ousia significa «sostanza». Quindi homousion (consustanziale) si riferisce al fatto che Dio padre e Dio Figlio (Gesù nella sua divinità) sono fatti della stessa sostanza divina».

Si può constatare che non si tratta della visione di un concetto trinitario stratificato, come lo aveva percepito Newton, con preminenza del Padre, ma di concetto trinitario che vede le tre persone in azione nella realtà della creazione in ruoli diversi e strettamente connesse alla trascendenza. Eppure, tutto ciò non dimostra nulla se assumiamo la prospettiva del Don Franco di turno, che interrogato al riguardo risponde, innamorandoci per l'umiltà che esprime: «cosa ne possiamo sapere noi dell'intimità del nostro Dio!».

La morte termica dell'universo per evaporazione della materia collassata e compatta (buchi neri) attraverso la Radiazione di Hawking e le idee di Tipler sopra espresse possono sembrare antitetiche. Eppure, l'idea di immortalità che Tipler esprime attraverso la Teoria del Punto Omega, che dal futuro ordina e dirige a Sè, teleologicamente, tutta la creazione dal punto iniziale del passato (Big Bang), si sostiene su una ipotesi di nostro universo articolata in multiverso (in Figura 4.3) che prevede un Big Crunch finale e una Fisica dell'Immortalità che vede un "diverso" universo,  quasi-virtuale, simulato ad un più alto livello di implementazione su una sorta di computer universale nello stesso Punto Omega. Se la Radiazione di Hawking è un fatto accertato scientificamente; se le teorie di Tipler hanno fondamento scientifico, che non sta a noi giudicare qui, e se le preliminari considerazioni svolte qui sopra  possono contenere qualche intuizione veritiera (sebbene ancora da verificare) la codificazione di quell'energia termica radiante e residua post-evaporazione  può essere messa in relazione con quel più alto livello di implementazione su una sorta di computer universale che Tipler ha intravisto nella sua riflessione coincidente nel Punto Omega e con la figura del Padre.

Qualcuno potrebbe sostenere con il consueto ostracismo che con tali discorsi ed ipotesi si sta facendo fanta-scienza e fanta-teologia. Ma sarebbe necessario argomentarlo molto bene per poterlo sostenere, almeno quanto e come ha fatto Tipler nei suoi lavori, corredati sempre da appendici fisico-matematiche a sostegno delle proprie argomentazioni.

Umanesimo, positivismo, empiricismo; determinismo, indeterminismo; riduttivismo, relativismo o assolutismo, et similia, possono ancora avere un senso nei processi del conoscere umano? Le leggi fisiche che governano il creato, sono leggi del Creatore e quindi verità non minori di quelle che possono essere dedotte per via filosofica o teologica. Siamo tutti "in cammino", alla ricerca della Verità in un momento storico in cui la Scienza sembra faticare a conservare la propria credibilità, mentre Teologia e Filosofia  cercano di guadagnarne una che vada oltre le ragioni culturali e religiose. I contributi che possono dare le Scienze Naturali, ed in particolare quelle Fisico-Matematiche, alla Filosofia Naturale e alla Teologia, anche solo in termini di nuovi temi di riflessione e ricerca, non sembrano poter essere ignorati, pur nel rispetto dell'autonomia delle singole Scienze coinvolte; Naturali o Umanistiche che esse siano. Non appare più possibile, oggi, pensare alla formazione culturale in discipline umanistiche senza una formazione anche scientifica e viceversa. L'unitarietà della Conoscenza  torna ad essere prerequisito necessario negli studi accademici e, in generale; la specializzazione in diversi rami delle Scienze appare anch'essa funzionale alla sostenibilità di un futuro in cui la Conoscenza stessa diviene sinonimo di Dignità Umana. Tutto ciò anche per coloro - uomini qualunque del grande e indistinto fiume della vita - che non si pongono particolari obiettivi di successo o di guadagni, ma semplicemente di una sobria normalità, pur semplicemente statistica, che lasci però loro comprendere il senso di questa esistenza a cui sono stati chiamati.


APPENDICE: Un contributo di riflessione ulteriore ricevuto da un Amico in tempi di pandemia:


"Calcolo Entropia Black Hole. Saluti cari, Paul".


E ancora:


"Mi riallaccio alla metrica spazio-temporale (4 dimensioni) dell'universo di Kurt Godel.
Ipotizziamo l'Universo, di massa M, come una grandissima sfera di raggio R e consideriamo un fotone che si muove a velocità c ai confini ultimi di tale Universo.
Per quanto mostrato da Einstein, nella teoria generale della relatività, lo spazio quadridimensionale non è più euclideo ma curvo e ai confini dell'universo qualunque traiettoria luminosa, anche radiale, diventa tangenziale (se il fotone continuasse indefinitivamente il suo moto potrebbe tornare al punto di partenza!).
L'equazione della dinamica di Newton applicata al moto del fotone conduce alla seguente relazione: GM/R^2=c^2/R da cui possiamo ricavare la massa dell'universo M=Rc^2/G=10^53 kg,
avendo posto:
c= 3•10^8 m/s la velocità della luce;
G=6,67•10^-11 Nm^2/kg^2 la costante gravitazionale;
R=ct=10^26 m il raggio dell'universo;
t=14•10^9 anni =4,4•10^17s, la vita dell'universo.
Ne segue che l'Energia totale dell'universo è 10^70 Joule

Per quanto sopra (GM/R= c^2) l'Universo si comporta come un enorme Buco Nero.
ing.Paolo Allievi"

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sabato 6 febbraio 2021

L’EMPATIA UMANA CI DERIVA DALL’EVOLUZIONE?

 

L’EMPATIA UMANA CI DERIVA DALL’EVOLUZIONE?

Un commento a :

https://dicastri.club/2021/02/06/marcus-rosenlund-i-10-disastri-climatici-che-hanno-cambiato-il-mondo-garzanti-2020/#respond

E' certamente lecito affermare l'opinione che una tendenza all’empatia ci derivi, in quanto umani, dalla nostra evoluzione; ma sembra poco "scientifico" se non ne vengono fornite le evidenze; a meno di non considerare l' "evoluzionismo" una nuova "fede". Si rischia, quindi, che resti solo una opinione, seppur autorevole e forse "ragionevole" per altri versi di cui si dirà qui appresso. Per completezza, potrebbero essere almeno considerate altre ipotesi, ivi incluse quelle afferenti a "qualità innate" che possono trascendere la mera realtà fisica in cui viviamo, a loro volta conseguenza di teorie "creazioniste" del mondo in cui viviamo. Alla ricerca delle cause, la stessa teoria del big-bang sebbene “scientificamente provata” sfocia poi nelle ipotesi cicliche dell'eterno ritorno, oppure nelle fluttuazioni quantistiche del vuoto, ma anche in una ipotesi di "creatio ex nihilo" (forse quella che constatò l’Abate Lemaitre quando derivò dalla teoria della Relatività Generale le sue equazioni  che sottopose ad Einstein per verifica e ne ebbe risposta dal grande scienziato: “la sua fisica è corretta, ma abominevole!”- Evidentemente, Einstein era all’epoca ancora ancorato a quell’idea di universo immutabile che lo portò ad aggiungere la costante cosmologica nelle sue equazioni della Relatività Generale).  Inoltre, l'ipotesi di "umani" come macchine biochimiche - dotate di libero arbitrio nelle scelte, ma anche di "antenna" (apparati neuro-cerebrali) e quindi eterodiretti attraverso  il "bios", quell'anima "imprinted" dal "Costruttore" (Il Calcolatore Centrale del Sistema, ossia l'Archivio Akashico) al momento dell'uscita dalla "fabbrica" - è anch'essa una ipotesi della New Age. Insomma, ricondurre l'empatia umana all'evoluzione appare limitativo e poco scientifico. Se poi volessimo intendere l'evoluzione in senso “teilhardiano” (da Teilhard de Chardin), ossia che essa passa attraverso diversi stadi: dall’energia evolve in materia, dalla materia evolve in biosfera, dalla biosfera (senziente e pensante) evolve in noosfera (accumulando conoscenza), per giungere al suo stadio finale in una fase “cristica" (che implica il dono di sé, ossia la propria immolazione per gli altri!), allora dire che l’empatia ci derivi, in quanto umani, dalla nostra evoluzione, sembra ragionevole. Ma, al tempo stesso bisognerebbe ammettere che l'evoluzionismo è stato così integrato nelle ipotesi creazioniste di origini cristiane ed ivi metabolizzato. Per cui Teilhard de Chardin, nonostante le vicissitudini poco piacevoli cui era stato sottoposto dalla stessa Chiesa, prima della sua riabilitazione, poteva ben sostenere “Christus Vincit, Christus Regnat, Christus Imperat!”.


sabato 21 novembre 2020

ATTENDENDO L’ITER DI CADARACHE SI RIACCENDE L’INTERESSE SULLA FUSIONE NUCLEARE.

Dopo l’ “archiviazione” delle ricerche sulla fusione fredda – maldestramente abbandonate, forse senza aver completamente compreso i motivi dell’imprevedibile ripetibilità del fenomeno, ma riconoscendo (specie in casa nostra) i limiti di caricamento dell’idrogeno (suoi isotopi) nel reticolo di elettrodi metallici quali il palladio – si è puntato tutto sull’ITER in costruzione a Cadarache (Francia): un “ingombrante” progetto internazionale plurimiliardario, adatto solo per installazioni fisse, che non potrà essere pronto per l’avvio sperimentale prima del 2025. Sull'ITER, nonostante le giuste speranze che si nutrono, alcuni scienziati sollevano dubbi per le insufficienti densità del plasma, rispetto a quelle che invece nelle stelle vengono raggiunte naturalmente per gli intensi campi gravitazionali, che sono molto meno intensi sulla Terra di diversi ordini di grandezza. Di fatto, in un momento di transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili, gli studi ed i tentativi sulla fusione nucleare hanno ripreso vigore, sebbene le ricerche concrete dovrebbero moltiplicarsi, come auspicabile, poiché se l’impianto di Cadarache non dovesse dare i risultati sperati, il futuro sulla Terra sarebbe certamente più difficile e imporrebbe forti limitazioni con il  ricorso alle rinnovabili soltanto. Il rifiuto del nucleare di pace, indistintamente dal nucleare di guerra, da parte di alcune popolazioni e anche alcune importanti istituzioni transnazionali, non aiuta certo!

La maggior parte delle ricerche odierne sulla fusione nucleare si concentra sui plasmi - gas ionizzati costituiti da un insieme di elettroni e ioni e globalmente neutri - ad alta temperatura, con confinamento  inerziale o magnetico, oppure entrambi combinati insieme. Tuttavia, esiste un altro filone di lavoro, meno noto, basato sull'accelerazione e il confinamento elettrostatico (IEC). Gli studi sulla IEC sembrano concentrarsi su alcuni sistemi specifici quali i metodi e tecnologie di confinamento e l’incapsulamento del combustibile in forme più possibilmente dense, già in partenza.

Esistono almeno due brevetti Italiani sulla fusione  nucleare – uno di essi già rilasciato e un altro in itinere -  sebbene da  sperimentare; ma il mondo politico e della ricerca nostrano, in grado di decidere al riguardo – forse per l’emergenza COVID19 – sembra a tutt’altre faccende affaccendato o forsanche del tutto disinteressato.

Questa energia da fusione nucleare – ove producibile -  è “carbon free and environmentally friendly” e assimilabile a quelle rinnovabili, in quanto sfrutta una risorsa molto abbondante quale l’idrogeno, sebbene attraverso i suoi due isotopi deuterio e  trizio, candidati maggiormente riconosciuti tra i più adatti per processi di fusione nucleare.

È opportuno ricordare che nei processi di fusione nucleare la sezione d'urto σ esprime una quantità adoperata per descrivere il processo d'interazione tra particelle e quantifica la probabilità che una particella si fonda con un’altra, per darne una più pesante, ma con un difetto di massa rispetto alla somma delle masse delle particelle iniziali; ove il difetto di massa risultante nella fusione si trasforma in energia disponibile e/o dissipata. Come criterio generale, si assume che il tasso di fusione di particelle R che ha luogo per unità di volume ed unità di tempo è proporzionale, oltre che ad una costante k, al quadrato del numero delle particelle N e alla sezione d’urto σ delle stesse mediata su tutte le velocità v (dato che la sezione d’urto è funzione anche della velocità della particella solitamente distribuita secondo una distribuzione maxwelliana - vedi esempi in figura).

R = k (N^2) < σ v >

Si può constatare che la densità - strettamente legata al numero di particelle per unità di volume (legge quadratica) - è cruciale ai fini dell'innesco e mantenimento di un elevato numero di reazioni per unità di volume ed unità di tempo. Si può notare anche che nella relazione sopra indicata R non dipende direttamente dalla temperatura, ma le velocità medie (come pure l'intervallo delle velocità) aumentano all'aumentare della temperatura.


 

Quanto sopra è da considerarsi premessa introduttiva per valutare le novità riportate da un recente articolo (vedasi  https://oilprice.com/Alternative-Energy/Nuclear-Power/NASA-Doubles-Down-On-Nuclear-Fusion-Ambitions.html da cui è tratto quanto segue) in cui si sostiene che la NASA ha raddoppiato le proprie ambizioni sulla fusione nucleare. Si afferma in questo articolo che l'interesse della NASA per la fusione nucleare ha ovviamente a che fare con la sua futura strategia di viaggiare verso altri pianeti, anche attraverso le sue alleanze con i partner commerciali. Infatti, l'energia nucleare potrebbe essere la fonte di energia che offre potenza ed efficienza molto maggiori rispetto agli attuali carburanti usati per missili. L'agenzia sembrerebbe anche interessata a condurre energivore operazioni di estrazione e test su pianeti e asteroidi per estrarre acqua, metalli e minerali.

La fusione nucleare, dunque, potrebbe essere la fonte di energia che espande il potenziale della NASA per una maggiore esplorazione spaziale insieme a partner come SpaceX, Boeing e Blue Origin.

Gli analisti energetici tendono a concordare sul fatto che la fusione nucleare dovrà sostituire la fissione nelle centrali elettriche per riportare un maggiore sostegno al nucleare come fonte di energia pulita. La sfida in questo caso sarà accelerare il processo di sviluppo e ridurre gli enormi costi per portare la fusione in linea con l'avvicinarsi dei mandati sui cambiamenti climatici. Un progetto di ricerca della NASA potrebbe offrire un percorso per rendere commerciale la fusione nucleare.

La novità riportata nell’articolo sopracitato afferma anche che l'agenzia spaziale ha diffuso i risultati dei test di "confinamento reticolare", che potrebbe trasformare la scala di produzione e ridurre i costi per l'energia da fusione nucleare tanto attesa. Potrebbe essere in grado di rimuovere, o almeno ridurre, una barriera chiave che ha impedito per anni alla fusione di essere pienamente dispiegata.

Il su accennato metodo di confinamento reticolare della NASA – che qui sembra ricordare molto da vicino il caricamento di idrogeno negli elettrodi di palladio di cui si è parlato sopra nella fusione fredda – consentirebbe all'energia cinetica a livello di fusione di “riunirsi” a temperatura ambiente (guarda caso!). Ossia, le condizioni sufficienti per la fusione vengono create all'interno del reticolo metallico tenuto a temperatura ambiente. Il reticolo metallico viene caricato con combustibile deuterio e, attraverso il nuovo metodo di confinamento del reticolo, crea un ambiente energetico all'interno del reticolo stesso in cui gli atomi possono acquisire energie cinetiche a livello di fusione equivalenti.

Ma la vera novità che si rileva dall'articolo citato appare essere la seguente.

Una delle chiare differenze con la reazione di fusione a confinamento magnetico - che è la metodologia principale che sta guadagnando sostegno nella comunità della fusione - consiste nell'essere notevolmente più "densa", che è requisito attraverso cui la reazione può essere innescata. Un metallo come l'erbio (numero atomico 68, simbolo Er. ; un elemento delle terre rare che ha un aspetto argenteo metallico e fonde a 1529°C) può essere caricato con atomi di deuterio, imballando il combustibile un miliardo di volte più denso che nei reattori a fusione a confinamento magnetico (tokamak). Il nuovo metodo "riscalda" o accelera i deuteroni in modo tale da provocare reazioni di fusione D-D (deuterio-deuterio) in caso di collisione con un deuterone vicino.

La fusione a confinamento reticolare è stata segnalata all'inizio di quest'anno da un team di scienziati con sede presso il Glenn Research Center della NASA a Cleveland.

In definitiva se le notizie rispondono a realtà si ha: alta densità, a temperatura ambiente (o comunque bassa rispetto agli altri sistemi), confinamento nel reticolo del materiale metallico.

Non si è avuto modo di procedere ad una verifica delle informazioni e risultati qui ripresi e riportati dall'articolo citato, ma certamente è vero che va necessariamente riaprendosi un po' ovunque nel mondo occidentale l’interesse per la fusione nucleare, al fine di produrre una nuova e praticamente inesauribile fonte di energia.

venerdì 6 novembre 2020

ALCUNE APPLICAZIONI PER LA MATEMATICA A PORTATA DI CLICK - UTILI IN TEMPI DI LOCKDOWN E NON SOLO

 In tempi di lockdown, in particolare per chi ancora studia, gli ausili per la matematica non mancano, sempre che ci sia buona volontà. Questa vuole essere una semplice illustrazione di alcuni di tali possibili ausili e dei link dove essi sono reperibili, per chi fosse interessato.

1)      GEOGEBRA : https://www.geogebra.org/download che offre le seguenti  App :


 

2)      CALCME: https://calcme.com/a   (schermata online come segue)


 

3)      WOLFRAM ALFA : https://www.wolframalpha.com/


WOLFRAM-ALFA  offre anche alcuni dei suoi interessanti tutor,  pacchetti collegati (per es. Linear Algebra Course Assistant; Calculus Course Assistant; Multivariable Calculus Course Assistant; Statistics Course Assistant), che sono scaricabili da Microsoft Store per qualche decina di euro complessivamente. Dallo stesso Microsoft Store sono per esempio scaricabili gratuitamente (o quasi) altre applicazioni quali una applicazione per l’analisi di funzioni di una sola variabile (molto adatta per licei scientifici e primo anno di università), un Mathematics Toolkit, un Mathematics Calculator.

 

4)      Grafica tridimensionale, per punti

https://technology.cpm.org/general/3dgraph/

 

5)      Grafica tridimensionale, nota la funzione

http://math.loyola.edu/~loberbro/matlab/html/Plot3Dsurfaces.html#12  +++

https://academo.org/demos/3d-surface-plotter/

https://www.monroecc.edu/faculty/paulseeburger/calcnsf/CalcPlot3D/

 

Un riepilogo di altri e più complessi computer algebra systems (CAS) , gratuiti o a pagamento, si può trovare al seguente link: https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_computer_algebra_systems .

Per una più dettagliata illustrazione si rimanda a http://www.aice-it.org/it/articles/780-rivoluzione-digitale-e-applicazioni-informatiche-per-la-professione

domenica 1 novembre 2020

L'informazione non può scomparire! Il paradosso più famoso della fisica sta per finire?

 Un articolo "The Most Famous Paradox in Physics Nears Its End” (Il paradosso più famoso della fisica sta per finire) è stato  pubblicato da Quantamagazine (https://www.quantamagazine.org/) ed è reperibile in originale al link https://www.quantamagazine.org/the-black-hole-information-paradox-comes-to-an-end-20201029/ con il seguente occhiello riassuntivo:

“In una serie fondamentale di calcoli, i fisici hanno dimostrato che i buchi neri possono diffondere informazioni, il che sembra impossibile per definizione. Il lavoro sembra risolvere un paradosso che Stephen Hawking descrisse per la prima volta cinquant'anni fa”.

Uno dei passaggio più singolari dell’articolo è il seguente:

“Ma quasi tutti sembrano essere d'accordo su una cosa. In un modo o nell'altro, lo stesso spazio-tempo sembra cadere a pezzi in un buco nero, il che implica che lo spazio-tempo non è il livello radice della realtà, ma una struttura emergente da qualcosa di più profondo. Sebbene Einstein concepisse la gravità come la geometria dello spazio-tempo, la sua teoria implica anche la dissoluzione dello spazio-tempo, motivo per cui l'informazione può sfuggire alla sua prigione gravitazionale”.

I seguenti grafici riportati nell'articolo, ne facilitano la comprensione.




Commenti ed Interrogativi:

1) Sembra quasi darsi per scontato che:

- lo spazio tempo si frantumi, come se esso stesso fosse un "reticolo materiale" (che peraltro è in grado di imbrigliare l'informazione?); 

- l'entropia ad un certo punto diminuisca e si annulli (solo sottrazione di calore attraverso radiazione di Hawking?);

- tutta l'informazione sia immateriale (per es. come il pensiero, che tale è? Il DNA anche è informazione, ma ha bisogno di un supporto materiale!) e quindi non soggetta alle leggi relativistiche della gravità.

2) Nonostante la Fisica Teorica (attraverso la Matematica) possa rendere ragionevoli tali ipotesi o anche giustificarle, non occorrerebbe una conferma sperimentale per averne certezza e quindi farne vera Scienza? 

3) Leggendo l’articolo non si può far a meno di pensare alle tradizioni orientali che parlano di un “archivio akashico”, il cosiddetto Registro della Vita, deposito universale di ogni conoscenza e informazione.  Ma, non solo su questo vaga la mente del lettore che scandaglia ipotesi. Infatti, assumendo come vere alcune affermazioni riportate nell’articolo, sembra si vada configurando tra “fantasiose ipotesi” che la mente insegue alla ricerca del Vero, una rete costituita dai nuclei attivi di galassie (AGN) a guisa di depositi di informazioni e conoscenze “locali”, destinata a produrre su impensabili scale temporali e spaziali, attraverso un “crunch” finale, un tale archivio. Ciò ripropone l’interrogativo sulla conoscenza che gli umani ritengono di possedere essi stessi, localizzata apparentemente nei propri apparati mentali, senza prendere in considerazione la possibilità che tale conoscenza possa essere localizzata altrove e resa accessibile agli umani in determinate condizioni fisiche e mentali.