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giovedì 5 gennaio 2017

Tirando da più parti "una coperta corta" alla fine si può strappare!

Dai flash di Liberi e Forti :

“LA CARICA DEI CENTOUNO CONTRO L’EURO” 
di Giampiero Cardillo 
“Libero” di ieri 2 gennaio pone 10 capziose domande a illustri pensatori e attivisti politici da sempre avversari dell’Euro e dell’Europa, ma anche a molti “convertiti”, più o meno opportunisticamente, alla recente moda euro-nichilista globale, guidati consapevolmente o inconsapevolmente da giganti politico–economici internazionali come la brillantissima e occhiutissima Corona Inglese, con i propri giganteschi sodali di ogni razza e specie.
Vedi
http://www.popolariliberieforti.it/flash/flash504.pdf


lunedì 17 ottobre 2016

EUROPA : DAL DISSENSO AD UN NUOVO CONSENSO ?

Nel corso dell'incontro, organizzato da associazioni e movimenti di ispirazione cristiana, tenutosi al Camillianum di Roma il 14 u.s. - sul tema "Roma città della Pace", dove si è discusso di migrazione e di sviluppo, anche in chiave europea - era presente il Movimento Federalista Europeo che nella persona del suo Presidente ha tenuto una breve relazione preceduta dalla diffusione di un documento - che viene riportato integralmente qui di seguito - in merito ad una mobilitazione popolare in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma.

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MOVIMENTO EUROPEO CONSIGLIO ITALIANO
IL PRESIDENTE
00192 ROMA - PIAZZA DELLA LIBERTA’, 13 - TEL.: 06-36001705 - FAX: 06-87755731
e-mail:presidente@movimentoeuropeo.it - sito: www.movimentoeuropeo.eu



NOTA DEL MOVIMENTO EUROPEO SULLA MOBILITAZIONE POPOLARE EUROPEA IN OCCASIONE DEI SESSANTA ANNI DEI TRATTATI DI ROMA (25 MARZO 2017) 

“CAMBIARE ROTTA ALL’ EUROPA”


Dal dissenso un nuovo consenso

Negli ultimi anni le opinioni pubbliche sono passate da un livello elevato di consenso verso il progetto europeo a un dissenso diffuso in tutta l’Unione. Sono cresciuti gli spazi di azione politica, culturale e sociale di movimenti euro-scettici, europessimisti o nettamente ostili all’integrazione europea. Essi fondano le loro capacità di attrazione sulla paura della perdita di identità da parte dei cittadini negli Stati membri, sull’incapacità del potere politico all’interno degli Stati e nell’Unione europea a fronteggiare i problemi di esclusione sociale, d’impoverimento, di sicurezza dei cittadini, sulla mancanza di identità dell’Europa, sulla distanza fra cittadini, istituzioni europee inefficaci e sistema burocratico dell’UE, su campagne demagogiche di persuasione spesso occulta, sulla valorizzazione del passato delle nazioni e del popolo come unico depositario e detentore diretto della responsabilità di decisioni che riguardano il proprio stato o la propria comunità, sulla paura e sull’ostilità verso l’ “altro” sia esso immigrato o straniero o appartenente a una minoranza, sulla tutela dell’economia nazionale rispetto a quella europea anche attraverso la rinuncia all’Euro. La crescita di questi movimenti si fonda su un malcontento reale e diffuso, sfrutta il senso di delusione e di frustrazione per quello che l’Europa dovrebbe essere e ancora non è e provoca un elevato tasso di astensione al momento del voto. I movimenti euroscettici presenti in modo nettamente più forte nel Parlamento europeo che nei parlamenti e in alcuni partiti nazionali non sono tuttavia la causa ma effetto della disgregazione dell’Unione europea. Il dissenso verso il progetto di integrazione europea ha creato spazi pubblici di dibattito sul modo di essere dell’Europa. All’interno di questi spazi può e deve nascere una coscienza civica europea come riferimento assolutamente necessario a base dell’idea di unità europea e come leva per nuove forme di identità transnazionali in un’unione aperta ad una società internazionale fondata sulla cooperazione fra i popoli e gli Stati. 

La disgregazione dell’Unione

Questo processo è in atto da quasi un decennio e le sue cause sono essenzialmente legate all’assenza di soluzioni a problemi molto gravi che hanno dimensione transnazionale. Essi potrebbero essere così riassunti:

- Il deficit di democrazia, a livello nazionale e europeo, e la mancanza di uno spazio pubblico a livello europeo.
- L’assenza di cooperazione leale fra gli Stati membri e la conflittualità fra diverse aree dell’UE: Nord/Sud, Est/Ovest, Paesi economicamente e finanziariamente solidi/Paesi con problemi di sviluppo interno.
- L’inconsistenza del ruolo dell’Unione europea nel mondo.
- La crisi finanziaria ed economica nell’Eurozona che ha esasperato le diseguaglianze nei redditi e nei patrimoni. 
- L’incapacità dell’Unione di far fronte ai flussi migratori e di rifugiati. - La mancanza di adeguate politiche di inclusione volte a realizzare una vera società multiculturale. 
- L'imposizione dell'austerità con la mancanza di politiche comuni di lotta alla disoccupazione, per la crescita e lo sviluppo sostenibile che ha causato la devastazione del modello sociale in particolare nell’Eurozona rendendo sempre più ricchi coloro che già lo erano e più poveri ed indifesi tutti gli altri. 
- Il flagello del terrorismo cui si accompagna la mancanza del diritto alla sicurezza dei cittadini. 
- L’incertezza del diritto e dei diritti delle persone a cominciare dall’uguaglianza e dalla solidarietà. 

Un’azione comune per l’integrazione 

Noi siamo convinti che sia necessario reagire all’insieme di queste spinte verso la disgregazione con un cambiamento radicale delle attuali politiche dell’UE, divenute delle vere emergenze, con un’azione popolare a sostegno di un reale cambiamento di rotta nel processo di integrazione europea affinché i cittadini europei possano beneficiare dei valori dell’interdipendenza e di una sovranità condivisa, creando le condizioni costituzionali di un loro ruolo attivo nei processi di decisione attraverso, e prima di tutto, di un mutamento profondo dell'attuale processo decisionale, prevedendo delle forme complementari della democrazia rappresentativa, partecipativa, economica, paritaria e di prossimità.
L’azione popolare: 
- deve essere condotta da un vasto movimento di opinione – un’alleanza di innovatori – che nasca dalla società civile: dal mondo del lavoro e dell’economia, della cultura e della ricerca, delle organizzazioni giovanili e studentesche, del terzo settore e del volontariato coinvolgendo tutti coloro che sono consapevoli del valore aggiunto dell’integrazione europea ma pagano i costi della non-Europa; 
- è urgente per fare "un'operazione verità" su quando accaduto e quanto accade, per ripristinare la coesione interna all’Unione europea, ristabilire il consenso e la fiducia dei cittadini verso l’azione dell’UE e verso un processo di integrazione che gestisca insieme le sovranità nazionali già esistenti, che limiti l’eccesso di potere degli Stati laddove ci sono interessi comuni da gestire e tutelare. Un’azione che getti le basi di un’opinione pubblica europea e crei le condizioni politiche e culturali necessarie al rilancio del progetto di unificazione europea ripartendo dall’intuizione del Manifesto di Ventotene; 
- deve essere accompagnata da una precisa assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche europee che hanno rinunciato a svolgere il ruolo – assegnato loro dai trattati – di “formare la coscienza politica europea”; 

Ha scritto Spinelli: 
“Evidentemente, non basta che un ordinamento (federale) abbia meriti intrinseci. Perché venga realizzato, occorre vedere se intorno ad esso, a suo sostegno permanente, ci sia da attendersi che si schierino, nella civiltà moderna, imponenti forze vitali, non destinate a dissolversi rapidamente;tali che, per farsi valere, sentano di aver bisogno di quell’ordinamento e siano perciò disposte ad agire per mantenerlo in vigore. Sarebbe inutile costruire un edificio che nessuno fosse poi interessato a conservare, anche se, per qualche favorevole congiuntura, si trovassero forse sufficienti per costruirlo”.

La nostra roadmap (da definire con le organizzazioni promotrici della mobilitazione popolare) - 
Le politiche che vogliamo (a trattato costante): 
- cambiamento del paradigma economico, meccanismo europeo di solidarietà, azioni comuni per immigrati e rifugiati, strumenti di lotta contro il terrorismo e la criminalità, sicurezza esterna, politica euro-mediterranea, ambiente per lo sviluppo, reddito minimo di cittadinanza e servizio civile europeo… 
- L’Europa che vogliamo/il progetto (la nuova agenda per l’Europa politica al di là dei trattati): politica economica e sociale, spazio di libertà e giustizia, bilancio federale, politica estera e di sicurezza sotto il controllo democratico di un governo responsabile di fronte al Parlamento europeo; 
- L’Europa che vogliamo/il metodo costituente 
- L’Europa che vogliamo/i confini della nuova Unione. 

Serve un’Europa più democratica e finalmente federale. Serve un’Europa più solidale, decisa ad agire nell’interesse dei propri cittadini ad affermare un proprio ruolo originale e dinamico nel mondo sempre più globale di oggi e di domani, fondato sui principi e valori della dignità umana, della sostenibilità ambientale e sociale, dell’apertura culturale, dell’universalità dei diritti umani. 

Ha scritto ancora Spinelli: 
“Se si trattasse di creare uno stato unitario, i sentimenti nazionali sarebbero contrari e sarebbe difficile mobilitare forze sufficienti per venirne a capo. L’idea federalista, quantunque profondamente innovatrice, è caratterizzata da un’elasticità tale da permetterle di diventare rapidamente il criterio di distinzione delle forze politiche e delle passioni esistenti, non contrapponendosi ad esse ma impregnandole di sé e rendendole così immuni dalle fatali deficienze dei vecchi ordinamenti. Basterà che a queste forze e passioni nazionali si sappia mostrare che, per l’adeguata risoluzione delle loro esigenze, condizione imprescindibile è la formazione di pochi, semplici, facilmente comprensibili, solidi ed irrevocabili istituti federali”. 

Per queste ragioni, il Movimento europeo – d’intesa con la Gioventù Federalista Europea (GFE) e il Movimento Federalista Europeo (MFE) – lancia un appello ai suoi membri, alle altre organizzazioni della società civile, del lavoro e della produzione e al mondo della politica per una mobilitazione popolare europea a Roma il 25 marzo 2017, eventualmente accompagnata da altre iniziative di cittadini nelle capitali dell’Unione europea, proponendo la costituzione urgente di un comitato promotore e organizzatore. Roma, 30 settembre 2016
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Un breve commento di avvertimento


L'analisi condotta dal Movimento Federalista Europeo sulle ragioni della disgregazione in atto appare molto puntuale e centrata, al punto che potrebbe essere condivisa anche da movimenti cosiddetti "sovranisti" di ispirazione cristiana e che producono di fatto una dicotomia in seno al corpo sociale di coloro che si professano "credenti".
Il riconoscimento da parte del Movimento Federalista Europeo che tali ragioni non costituiscono la causa, ma l'effetto della disgregazione dell’Unione Europea, implica l'esistenza di ragioni concrete che hanno condotto di fatto alla nascita dei cosiddetti "populismi" e la rinuncia a comprendere queste ragioni di fondo, che soggiacciono al loro diffuso avvento ovunque, sarebbe inaccettabile "demagogico riduzionismo". Pertanto, l'operazione da condurre per un recupero del consenso è un'imprescindibile  "Operazione Verità" a tutto campo su quanto accaduto nel corso della crisi, dal 2008 ad oggi e precedentemente ad essa; operazione scientifica e pubblica da mantenere scevra da interessi di parte ed egoismi nazionali, senza la quale sarebbe illusorio pensare ad un ripristino di normalità nell'orientamento del corpo sociale cristiano europeo, che potrebbe giungere solo una volta nota la verità e una volta manifestato il sincero "mea culpa" da parte di coloro che pur avevano ricevuto consenso dai popoli europei per fare dell'Unione un luogo di giustizia, di pace e di sviluppo, nell'equità, nell'unità e nella diversità, ma che purtroppo hanno di fatto deviato dall'originaria impostazione.
L'ecumenismo, memore dell' imperativo conseguente all' "Unum sint", è connaturato ai movimenti di ispirazione cristiana; ma se proprio in seno ad essi nasce una dicotomia e una contrapposizione come sta accadendo, è evidenza di un'esigenza di analisi e di comprensione più profonda.
Occorre quindi essere consapevoli che una "prematura" mobilitazione popolare che non dia poi seguito ad effetti visibili e concreti di mutamento sarebbe non un ausilio per recuperare le ragioni di una Europa Unita, ma per rafforzare le ragioni della disgregazione in atto.

lunedì 18 gennaio 2016

QUANTA FLESSIBILITA' E' NECESSARIA?

I giornali di oggi ci raccontano dell'allarme lanciato da Hollande : la Francia è in emergenza economica ed è necessario un piano economico di 2 miliardi di euro per la disoccupazione. C'è da chiedersi che cosa dovrebbe fare, allora, l'Italia allo stesso riguardo. La flessibilità può essere essa stessa un concetto "flessibile"? Cioè, in certe occasioni si può applicare la flessibilità in un modo e in certe altre in un altro modo; o ancora peggio, per taluni deve implicare certe condizioni e per altri tutt'altre condizioni? Questi interrogativi sono particolarmente importanti quando si parla di flessibilità a livello europeo. Sempre più e sempre a più persone sembra che i pesi e le misure, quando si parla di Europa, seguano "assetti variabili" a seconda degli interlocutori e delle circostanze. L'Italia, che ha sposato da sempre l'idea di una Europa Unita, è stata e rimane non solo un paese fondatore, ma anche uno dei paesi più europeisti nonostante le attuali condizioni molto difficili da un un punto di vista sociale, economico e finanziario e sta cercando di convivere con una situazione in cui il proprio settore manifatturiero ha subito una irreparabile perdita (si stima oltre il 40%) tale che solo una vera e propria guerra avrebbe potuto fare peggio.
I sondaggi difficilmente possono costituire una corretta rappresentazione della realtà, ciononostante la società moderna sembra non poterne fare a meno per prendere decisioni importanti e testare la pubblica opinione.
I sondaggi sono quasi sempre affetti da una componente propagandistica ed elettorale, che tenta di spingere l'opinione pubblica in una determinata direzione. Ma, quando il trend che essi mostrano afferisce al lungo periodo e non è proprio basato su dati del tutto "inventati" allora una qualche verità tali sondaggi, in qualche modo necessariamente la mostrano.
Proviamo a guardare questi tre grafici che fanno parte di un sondaggio sul tema GLI ITALIANI E L'EUROPA: EURO E UNIONE EUROPEA condotto da "Demos & Pi per La Repubblica" nel Dicembre 2015(vedi il link seguente: http://www.demos.it/a01216.php?ref=HRER2-2) :









UNA CONCLUSIONE DI BUON SENSO SEMBRA ESSERE LA SEGUENTE :

ATTENZIONE A "TIRARE LA CORDA", PERCHE' PRIMA DIVENTA "RIGIDA E INFLESSIBILE" E POI SI SPEZZA!

sabato 16 gennaio 2016

Class action negli Usa contro Deutsche Bank: «Così guadagnava truffando i clienti. È come per Vw»


Questo è il titolo di un breve articolo di oggi del Sole 24 Ore che si può trovare al seguente link:
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-01-15/class-action-usa-contro-deutsche-bank-cosi-guadagnava-truffando-clienti-e-come-vw-195757.shtml?uuid=ACdXCwAC
Pensando agli scandali in cui appaiono coinvolti l'industria automobilistica e il sistema bancario tedesco l'immagine della Germania e della sua leadership in Europa incominciano a suscitare preoccupazione, perché viene ad essere intaccato il profilo integerrimo, di correttezza e di rettitudine, che il Popolo Tedesco aveva saputo ricostruire nel dopoguerra e che tanto aveva lasciato sperare agli altri popoli europei per la realizzazione di quel sogno : "l'Europa Unita" che ci ha accompagnato sino ad oggi, fino alla crisi.
Forse siamo di fronte all'ennesima riprova che le ragioni vere della crisi europea ed occidentale tutta vanno ricercate non solo nell'economia e nella finanza, ma nella perdita di un'etica che aveva fatto della civiltà occidentale un faro di riferimento.
La Storia ce lo insegna : gli imperi crollano allorquando le basi morali su cui poggiano vengono meno!
Siamo di fronte ad una riaffermazione della lezione vichiana?

mercoledì 30 dicembre 2015

INVESTIGANDO IL FUTURO: Un "pericolo incombente" sarà capace di ri-unire la UE? La Storia potrebbe ripetersi?

L’Europa, i polli di Juncker e il pericolo di un declino glaciale

Più che in qualsiasi altro momento dalla sua creazione nel 1957 con il Trattato di Roma, l'Europa appare vulnerabile nell'arco dei prossimi 12-24 mesi a una successione di colpi terribili e di turbamenti. Tutti sono potenzialmente fatali per l'unità della Ue – non ultimo il referendum nel Regno Unito, previsto per la fine del 2017, sull'opportunità di rimanere nell'Unione di Tony Barber - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/vX86hu

oppure vedi l'articolo per intero al link seguente :

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-12-23/l-europa-polli-juncker-e-pericolo-un-declino-glaciale-182357.shtml?uuid=ACLaREzB

lunedì 23 novembre 2015

CHI HA INTERESSE A LIMITARE LA LIQUIDITA' CHE IMPEDISCE "LA RIPRESA" ?

IL SOLE 24 ORE TITOLA:

La liquidità esce dalla porta ma rientra dalla finestra: l’80% dei soldi del «Qe» è parcheggiato a Francoforte

QUALI SONO LE RAGIONI ?

Occorre ricordare che secondo leggi dell'economia  :

1) il prodotto dei prezzi per le relative quantità di merci prodotte (in un anno in un determinato sistema economico) è uguale alla quantità di moneta circolante per la velocità di circolazione della moneta (in quello stesso anno). Immissione di moneta possono indurre inflazione, ma la scarsità di moneta limita la possibilità di crescita.

2) la cosiddetta curva di Phillips (ricavata non per via teorica, ma su dati concreti) mostra la necessità di un "trade-off" tra disoccupazione e inflazione nel senso che non si può avere al tempo stesso bassa inflazione e alta occupazione.

L'adozione del Qe a livello europeo è una manifesta volontà di attuare una determinata scelta di politica monetaria e conseguentemente economica, ma a quanto pare i meccanismi "locali" possono bloccare le politiche adottate a livello centrale.

PUO'  FUNZIONARE COSI' L'EUROPA,?

Vedasi l'articolo al link seguente :
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-11-23/la-liquidita-esce-porta-ma-rientra-finestra-l-80percento-soldi-pompati-bce-il-qe-e-parcheggiato-francoforte-102006.shtml?uuid=ACuMiUfB

UNA POSSIBILE SPIEGAZIONE VIENE FORNITA DAL FLASH "IL CAVALLO NON BEVE SE NON HA SETE" FORNITA  DA "POPOLARI LIBERI E FORTI" AL SEGUENTE LINK :
http://popolariliberieforti.it/flash/flash371.pdf
QUALORA TALE SPIEGAZIONE FOSSE ESATTA SAREBBE LA ENNESIMA RIPROVA CHE SIAMO DI FRONTE AD UN SISTEMA CHE ALIMENTA SE STESSO ATTRAVERSO UN CAROSELLO DI GIOCHI BANCARI E DI TITOLI IN CUI LA PRESENZA E LE NECESSITA' DI FAMIGLIE ED IMPRESE - SPECIE LE PIU' "SOFFERENTI" - E' PURAMENTE INCIDENTALE.

venerdì 18 settembre 2015

EUROPA - MIGRAZIONI - SVILUPPO : UNA SINTESI

SINTESI
Tre sono i punti fondamentali  che vorremmo sottolineare in occasione dell'incontro organizzato per il 25/9/2015 a Roma dal Comitato per una Civiltà dell'Amore presso la Rappresentanza UE in Via IV Novembre 149 - Roma:

1.       EUROPA
Sul finire dell'estate 2015 è stato firmato a Montecitorio, dalla Presidente Boldrini, una Dichiarazione congiunta con Francia, Germania e Lussemburgo, per un'Europa più unita politicamente in una Federazione di Stati alla luce dei Trattati e nello Spirito dei Padri Fondatori, reclamando un più attivo e centrale ruolo delle istituzioni e dei parlamenti in particolare. Nel corso dell'evento sono state lette dagli alti esponenti presenti dichiarazioni che sollecitano una maggiore vicinanza e attenzione alle istanze di solidarietà ed equità nate e diffusesi nel corpo sociale a seguito dalla crisi. Si tratta delle solite mosche cocchiere, 4 su 28, che cercano di spingere sull’acceleratore per fare in modo che il progetto europeo possa concludersi e non rimanere a mezz’aria in situazioni che si ritorcono contro i propri cittadini, specie i più giovani.
Rafforzare l'UE solo Monetariamente continua ad essere con evidenza la priorità di taluni mentre il passo prioritario per riprendere  il processo di integrazione dei Popoli e delle Nazioni d'Europa dovrebbe partire sulle perequazioni dei Sistemi Sociali e Produttivi dei singoli Paesi, mediante una progressiva Armonizzazione dei Sistemi Economici, Produttivi, Legislativi,  uniformando e omogeneizzando gli apparati di funzionamento della Sicurezza, della Sanità, della Previdenza Sociale, del Sistema Produttivo e Lavorativo insieme, delle Pubbliche Amministrazioni, della Difesa sia dei Confini Europei ed altresì della Tutela del Territorio e Difesa delle Popolazioni. Questa è la “dichiarazione” sostanziale che vorremmo sottolineare noi come cittadini europei, cristiani per una civiltà dell’amore.

2.       MIGRAZIONI
Sotto i colpi della finanza speculativa, le parti più sviluppate si sviluppano sempre di più e quelle meno sviluppate implodono su se stesse sino alla crisi. Lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e le politiche di promozione e sostegno allo sviluppo possono anche apparire, specie ai più “efficienti”, inefficienti e dispersive; se non, nel caso peggiore, assimilate ad un sistema di assistenzialismo, che piuttosto di promuovere efficienza ed attivismo, induce un’irreversibile inedia industriale, costantemente in attesa della prossima tranche di aiuti dovuti in nome della solidarietà. Ma le popolazioni disagiate non aspettano e varcano con irruenza le frontiere giungendo sino a noi.
Destabilizzando zone vastissime per finalità politiche, si generano eventi che muovono popolazioni intere, piuttosto che portare pace, sviluppo e lavoro dove necessario. In questo clima, misere esistenze di rifugiati e migranti, divenute oggetto di sfruttamento, sono accolte non più solo da Regioni del Sud, che hanno i loro stessi figli senza lavoro e sempre più spesso senza futuro.
In una Europa assediata si condanna giustamente la xenofobia! Ma, chi può pretendere da un esercito di nostra stessa gente senza lavoro, di gente in seria difficoltà, da anni ormai, che si sviluppino i giusti sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile nei confronti di rifugiati e migranti economici? Non dovremmo noi cristiani per primi riconoscere che presumibilmente non ce ne sono ancora le condizioni per un gran numero di nostri stessi “derelitti”, cristiani, che ci appartengono perché più prossimi a noi?

3.       SVILUPPO
Papa Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale  del Migrante del 2013 affermò che "nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto ad emigrare, va riaffermato il DIRITTO A NON EMIGRARE, cioè ad essere in condizione di rimanere nella propria terra" in condizioni di vita dignitose. Questo tema dello “sviluppo lì dove occorre”, è stato peraltro ripreso recentemente da Monsignor Galantino in un clima di incomprensibili polemiche.
Proviamo a guardare i costi; ecco un piccolo confronto mostrato in più occasioni nel corso di convegni e da affermati organi nazionali di stampa:
<<Con i 2,5 miliardi spesi per l’assistenza di 171 mila persone  sbarcate in Italia tra il 2011 e il 2014 si sarebbero potuti creare in loco 1,85 milioni di posti di lavoro e sostenere circa 13 milioni di famiglie.>> Immaginiamo cosa potrebbero fare le nazioni della UE nel loro insieme.
Che il confronto dei costi sia tutto a favore della cooperazione in loco, nonché il fatto che i microprogetti siano molto meno a rischio corruzione e infinitamente più facili da realizzare rispetto a corridoi umanitari et similia, ce lo confermano ormai anche le nostre istituzioni.
Inutile procrastinare discussioni in “parole, parole”  come dice Papa Francesco. E’ l’ora dell’azione e la soluzione è una soltanto :

ANZICHE’ MUOVERE I POPOLI OCCORRE MUOVERE LE RISORSE E PORTARE LO SVILUPPO LI DOVE E’ NECESSARIO NON SOLO COME MITIGAZIONE DEI FENOMENI MIGRATORI, MA COME ATTO DOVUTO DA UN MONDO CHE SI DEFINISCE CRISTIANO NEI CONFRONTI DI PROPRI FRATELLI IN DIFFICOLTA’, AFFINCHE’ ANCH’ESSI  ABBIANO CONDIZIONI DI VITA DIGNITOSE NELLA PROPRIA TERRA.

Per una Civiltà dell'Amore.

P.S.
Vedi anche il seguente video per comprendere meglio un punto di vista noto :

Immigration, World Poverty and Gumballs - Updated 2010

https://www.youtube.com/embed/LPjzfGChGlE


TRE DOMANDE :

PRIMA DOMANDA: Senza voler riproporre una visione malthusiana del mondo, ci si domanda se il fatto che in un mondo capitalistico la ricchezza si concentri per essere utilizzata in investimenti produttivi, combinato al fatto che ogni anno alle fasce più povere (1,5 miliardi vivono con 2 $/giorno) si aggiungono 50-60 milioni di nuovi poveri (vedi video qui sopra), non possa spiegare - almeno in parte - l'ampliamento della "forbice" tra ricchi e poveri. Quindi, non è forse il problema demografico su scala mondiale a imporre il problema della povertà?

SECONDA DOMANDA: Un "Governo Unico Mondiale", se gestito in modo illuminato e con giustizia, può essere una configurazione auspicabile per gestire le sfide che oggi si presentano all'intero Pianeta Terra, "grande astronave" vagante nello spazio. Ma si può realizzare un tale governo attraverso la "forza" e senza il "consenso" dei governati? Non vi è il rischio che una tale configurazione anziché sfociare in un sistema democratico e giusto non sfoci in un sistema autocratico e dispotico, contro il quale si genererebbe una reazione? Chi vigila al riguardo l'ONU? 

TERZA DOMANDA: Destabilizzare aree "antidemocratiche" (vedi ad es. Siria e Libia) per imporre "governi democratici" conduce al conflitto armato e alle guerre ed esse producono "profughi a casa propria" che vanno accolti altrove. A ciò si aggiunge "lo spettacolo del consumo e dello spreco" che si celebra nel Mondo Occidentale, che così attira i poveri del mondo reclamanti la loro parte. Questa sacca di umanità sofferente è fatta peraltro oggetto di sfruttamento dalle varie "mafie" mondiali, che ne approfittano: nella tratta attraverso le migrazioni; per imporre condizioni di vita non dignitose ai migranti e ai residenti nei paesi di accoglienza attraverso una forte e persistente pressione sui salari e un accrescimento dell' "esercito di riserva" che produce tutt'altro che la "giusta mercede", ma solo disoccupati nel modo del lavoro. Non occorrerebbe reclamare accoglienza, si, ma in condizioni di vita dignitose per migranti e residenti? Si condanna giustamente la xenofobia, ma chi può pretendere da un esercito di senza lavoro, di gente in seria difficoltà a casa propria, che si sviluppino sentimenti di solidarietà cristiana e di accoglienza civile nei confronti di rifugiati e migranti economici?