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domenica 4 giugno 2017

POPULISMI ED ANTAGONISMI GLOBALI TRA GEOPOLITICA E FANTAPOLITICA?

Vi è contiguità tra due importanti eventi organizzati negli ultimi mesi dall’ISTITUTO  DI SCIENZE SOCIALI  E STUDI STRATEGICI “GINO GERMANI” in merito a temi che riguardano la sicurezza europea  che si sono tenuti a Roma rispettivamente :
    1)      il 27 ottobre 2016,  dal titolo “L’Europa sotto attacco: verso una nuova strategia di sicurezza per fronteggiare un quadro di minacce sempre più insidioso”;
    2)      il 31 maggio 2017,  dal titolo “La strategia d'influenza della Russia in Europa: Mosca e i movimenti populisti europei di destra e di sinistra”. 
In entrambi i casi si è trattato di una riflessione  con analisti, esperti e decision-makers provenienti dalle Istituzioni governative civili e militari, dal mondo economico, dalle università e gli istituti di ricerca, dai mass media esperti europei .
L’intento del primo evento è stato quello di analizzare il quadro delle minacce interne ed esterne che oggi insidiano l’Europa, nonché di definire delle linee-guida di una nuova strategia di sicurezza a livello europeo; nonché  di approfondire i motivi che rendono necessario, per l’Europa, un cambiamento culturale e di visione strategica per poter fronteggiare rischi inediti per la pace e la sicurezza nel Continente, con particolare riferimento a tre crisi di sicurezza interconnesse:
a) la radicalizzazione islamista di settori delle popolazioni musulmane del Continente e la conseguente crescita della minaccia terroristica jihadista;
b) i massicci e incontrollati flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che comportano notevoli rischi di destabilizzazione sul piano sociale, politico e della sicurezza;
c) la sfida di una Russia revisionista all’ordine di sicurezza europeo e il ricorso, da parte di Mosca, agli strumenti del hybrid warfare per ricostituire la propria sfera di influenza nello spazio post-sovietico, minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO.
Con il secondo evento si è voluto contribuire a:
d) una più profonda conoscenza e consapevolezza della strategia d’influenza russa in Europa, il cui elemento centrale è il tentativo di sostenere e sfruttare l’onda populista;
e) analizzare i crescenti collegamenti e rapporti di collaborazione tra Russia e movimenti populisti, e valutarne i possibili riflessi sul futuro della sicurezza e della stabilità degli Stati europei;
f) proporre linee-guida per una risposta strategica alle rivolte populiste e al soft power di Mosca in Europa, teso a minare la coesione dell’UE e della NATO, alimentando altresì crescenti problemi di stabilità interna nei Paesi del continente.

Gli spunti di riflessione dell’Istituto Germani (estratti dagli inviti) sono rilevanti e sono stati i seguenti:

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Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il primo evento :
 Il quadro di minacce che oggi insidiano la sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di pericolosità senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda. Per fronteggiarle adeguatamente saranno necessari un profondo cambiamento di cultura e mentalità da parte delle élites politiche e della società civile in Europa, nonché un ripensamento delle politiche nazionali e dell’UE in molteplici settori, tra cui controterrorismo, immigrazione, politiche estera, della difesa e dell’industria militare, politica economico-finanziaria. Tre diverse crisi, tra loro interconnesse e in continua evoluzione, stanno creando uno scenario di rischi inediti per la pace e la sicurezza in Europa:
1) Un Medio Oriente destabilizzato dal collasso di numerosi Stati e dall’espansione di movimenti jihadisti (sostenuta da alcuni Stati del Golfo Persico) continua ad alimentare fenomeni di radicalizzazione islamista all’interno delle popolazioni musulmane in Europa, accrescendo così la minaccia terroristica nel Vecchio Continente.
2) Massicci e incontrollati flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente creano crescenti problemi di sicurezza e stabilità in Europa, tra cui l’espansione all’interno delle città europee di “zone franche” di fatto fuori dal controllo delle Autorità, tensioni interetniche e inter-religiose spesso violente, e l’ascesa di partiti e movimenti politici di estrema destra.
3) Con l’annessione della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale la Russia ha sfidato apertamente l’ordine europeo di sicurezza, impiegando le armi della “guerra ibrida” per ricostituire una propria sfera d’influenza nello spazio post-sovietico. Mosca mira inoltre a sfruttare la crisi politica profonda che ha investito l’Europa per minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO. Secondo alcuni analisti, peraltro, l’intervento militare russo in Siria avrebbe destabilizzato ulteriormente la situazione in Medio Oriente, aumentando i flussi di profughi verso l’Europa. I governi europei e la stessa UE si trovano, per molti aspetti, impreparati ad affrontare in modo efficace questo nuovo scenario di minacce. Ciò si deve a scelte politiche molto discutibili, compiute da diversi Stati europei negli ultimi due decenni, che hanno finito per indebolire la loro capacità di tutelare la propria sicurezza nell’attuale turbolento scenario geopolitico. Come ad esempio l’aver lasciato che le capacità militari del Vecchio Continente subissero un grave declino, anche in conseguenza di costanti tagli di bilancio, proprio in una fase storica in cui lo strumento militare andava assumendo crescente importanza nelle relazioni internazionali.
 Altri errori strategici, ripetuti negli anni, hanno aumentato le vulnerabilità degli Stati europei nei confronti di minacce sia interne che esterne. Tra questi vanno menzionati :
-   la sottovalutazione dei gravi rischi di destabilizzazione sociale e politica connessi all’immigrazione irregolare (soprattutto in tempi di crisi economica);
- la mancata attuazione di una rigorosa politica di repressione e contrasto nei confronti dell’ideologia salafita, la cui diffusione in seno alle comunità musulmane in Europa è stata per anni tollerata;
- la mancata creazione di una agenzia di intelligence europea specializzata nella lotta al terrorismo, all’estremismo violento e all’eversione.
 L’UE, dal canto suo, si è finora dimostrata poco efficace nella gestione dei crescenti problemi di sicurezza del Continente, a causa di molteplici fattori, tra cui una mancanza di visione comune tra gli Stati membri su quali siano le più importanti minacce da contrastare. Non a caso, l’attuale crisi politica dell’UE, soprattutto dopo Brexit, sta spingendo alcuni Stati membri a tentare di rinazionalizzare le proprie politiche di sicurezza, il che rappresenta una risposta parziale e inadeguata.
 Per evitare che gli Stati del Continente perdano progressivamente la capacità di proteggere i propri cittadini - e di esercitare la propria sovranità nel rispetto dei valori della democrazia liberale - occorre una nuova strategia di sicurezza a livello europeo, di carattere olistico e multidimensionale. Tale strategia, fondata su un’analisi chiara e condivisa delle principali minacce, dovrebbe essere tesa a potenziare sempre di più le capacità europee di resilienza, deterrenza e difesa.

Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il secondo evento :
Negli ultimi anni i movimenti di protesta populisti – o “anti-sistema” - sono diventati una forza sempre più rilevante sulla scena politica europea. Essi sono caratterizzati da: 1) un orientamento “sovranista” e contrario alla globalizzazione; 2) l’ostilità nei confronti delle élite politiche ed economiche – l’”establishment” - dei vari paesi e dell’Unione Europea, viste come corrotte e incompetenti; 3) la volontà di contestare e delegittimare i valori e le norme fondamentali della democrazia liberale. Come è stato evidenziato da diversi esperti, la crescita della rivolta populista potrebbe destabilizzare i regimi democratici del continente, determinando una pericolosa “ri-nazionalizzazione” degli Stati che manderebbe in frantumi l’UE e il legame transatlantico. Il che avrebbe ripercussioni imprevedibili sul piano della sicurezza e la stabilità. La sfida destabilizzante alle democrazie europee, insita nei movimenti populisti, viene accresciuta e resa ancora più complessa dai legami, spesso molto stretti, fra la Russia (sempre più determinata a recuperare lo status di potenza globale) e i partiti populisti del continente. La maggior parte di questi hanno un orientamento decisamente filo-Cremlino e ne condividono l’ostilità verso l’ordine internazionale liberale guidato dall’Occidente e l’”interventismo occidentale” nei più diversi scenari geopolitici. L’onda populista nel continente, perciò, è diventata un fattore rilevante nella contrapposizione geopolitica tra Occidente e Russia. Per comprendere perché i movimenti “anti-sistema” abbiano voluto instaurare forti legami e rapporti di collaborazione con Mosca occorre considerare le evidenti affinità ideologiche tra le forze populiste – sia di destra che di sinistra - e la Russia di Putin. I populismi di destra sono attratti dalla nuova ideologia del Cremlino, nazionalista, eurasista e conservatrice sotto il profilo sociale e culturale, la quale esalta la sovranità nazionale, la difesa dei valori tradizionali e cristiani, l’autoritarismo politico, il rifiuto del sistema di valori dell’Occidente secolarizzato, percepito come decadente e nichilista. Inoltre, i populismi di destra tendono a ravvisare nel regime di Putin un modello di leadership forte e autoritaria, nonché a considerarlo un alleato prezioso nella lotta all’Islam radicale, nella resistenza alla secolarizzazione delle società contemporanee, nel contrasto alla globalizzazione economica e nel recupero della sovranità e dell’identità delle Nazioni. I populisti di sinistra condividono con gli ideologi del Cremlino una visione molto negativa della globalizzazione e dell’ordine mondiale capitalistico dominato dagli USA. Sia la destra che la sinistra populista tendono a percepire la Russia come indispensabile contrappeso geopolitico al potere globale statunitense. La forza di attrazione ideologica esercitata dal regime russo sui movimenti di protesta anti-sistema – così come la presenza di diversi obiettivi politici comuni (come la delegittimazione dell’UE e dell’Alleanza Atlantica) – hanno portato a una crescente collaborazione tra Mosca e forze populiste.
La Russia ovviamente non è la causa della rivolta populista, la quale viene alimentata da problemi reali – di carattere socio-economico, identitario e di sicurezza - che affliggono settori molto estesi delle società europee. Problemi ai quali le élite del continente non hanno ancora saputo offrire valide soluzioni. Mosca , tuttavia, ha scelto di sostenere l’onda populista perché la ritiene funzionale al perseguimento di tre obiettivi strategici: 1) indebolire ed eventualmente disgregare l’UE e la NATO (che Mosca percepisce come insidie non solo per le proprie ambizioni geopolitiche ma anche per la propria sicurezza e stabilità); 2) aumentare l’instabilità socio-politica interna dei paesi europei e fomentare tensioni tra Stati dell’area euro-atlantica; 3) alimentare la sfiducia dell’opinione pubblica in Europa nei confronti della democrazia liberale e dei valori fondamentali della “società aperta”. Mosca, inoltre, spesso si serve delle forze populiste per amplificare le proprie campagne di disinformazione, influenzare il dibattito politico in Europa a proprio favore, esercitare pressioni nei confronti dei governi nazionali e dell’UE in merito a questioni particolarmente importanti per la Russia. Il Cremlino ha altresì utilizzato diversi partiti populisti per legittimare, a livello internazionale e talvolta anche interno, le proprie scelte di politica estera (ad esempio, nel marzo 2014, in occasione del referendum in Crimea, vari esponenti politici della destra populista europea si recarono sul posto come osservatori, mentre l’OSCE non ne inviò alcuno). Il sostegno offerto a movimenti populisti di destra e di sinistra s’inserisce in una più ampia strategia russa di influenza e soft power in Europa, perseguita mediante strumenti quali campagne di disinformazione (che sfruttano le più innovative tecnologie informatiche e i media digitali), pressioni energetiche, attacchi cibernetici , investimenti in settori strategici dell’economia, instaurazione di rapporti di affari con esponenti delle élite politica ed economica, finanziamenti a favore di think tank e istituti culturali. Le élite europee non hanno ancora dato una risposta efficace alla rivolta populista e al sostegno ad essa offerto dalla Russia. Una tale risposta non potrà prescindere dalla formulazione di politiche innovative in diversi campi (economia, sicurezza e ordine pubblico, immigrazione irregolare, lotta alla corruzione diffusa tra le élite, etc.) finalizzate ad aggredire i problemi e i disagi che alimentano i movimenti “anti-sistema”. Sul piano culturale, della comunicazione e dell’istruzione si rende sempre più necessaria una strategia atta a difendere i valori e le norme della democrazia liberale dagli attacchi delle forze populiste tesi a delegittimarli e screditarli. Il contrasto alla propaganda populista dovrà essere accompagnato dalla messa in atto di adeguate contromisure nei confronti della disinformazione russa, quali la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema, la rivelazione pubblica di specifiche operazioni disinformative, la diffusione di una “contronarrativa” atta a controbattere le campagne comunicative del Cremlino tese a minare la fiducia della popolazione nella democrazia liberale e ad alimentarne l’ostilità nei confronti dell’UE. Infine, sarà necessario rafforzare le attività di counterintelligence e altre misure volte a contrastare i finanziamenti esteri occulti a favore di partiti politici e qualsiasi forma di ingerenza destabilizzante nei processi politici dei paesi europei.

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Qualche commento
Gli interventi nel secondo convegno sono stati tesi a fornire al Prof. Germani commenti sollecitati al pubblico. Ecco alcune risposte, per esempio:
·         
“   Il modello delineato certamente si adatta ai paesi dell’est europeo (ex Comecon compresa la Germania dell’Est), ma non sembra applicabile ai paesi del Sud Europa dove i populismi trovano alimento da una evidente divergenza tra l’Europa Unita desiderata (dal popolo e dai padri fondatori) e l’Europa di fatto realizzata”.

oppure:
·        
“    "L’adombramento dell’ipotesi di un crescendo di una vera e propria internazionale nera che mira alla caduta delle democrazie liberali  tradizionalmente intese.”

E’ difficile dire se sia casuale che in data 1/6/2017, a valle dell’ultimo evento, importanti giornali nazionali abbiano riportato la seguente notizia “La Germania prepara un esercito Ue guidato dalla Bundeswehr” (vedasi link seguente)
Ad ogni modo, le critiche all’Istituto Germani non si sono fatte attendere, vedi ad es.
ma le posizioni dell’Istituto Germani sembrano trovare altrove qualche conferma, vedi ad esempio
Non è comunque una novità che “nel lungo periodo il grande sogno geopolitico del nazionalismo russo sarebbe quello di sostituire all’Unione europea alleata con gli Stati Uniti una nuova Eurasia che vada dalla costa atlantica dell’Europa a Vladivostok (Eurasia), e di cui la Russia sarebbe egemone”.
Occorre ricordare che sin dall’inizio degli studi di geopolitica si sosteneva da più parti, in Europa, che avrebbe dominato il Mondo chi fosse riuscito a dominare sull’Eurasia.

Pertanto, le tesi orwelliane andrebbero rilette alla luce dei moderni fatti geopolitici? 

martedì 31 gennaio 2017

Unità Globale versus Economia delle Nazioni

Il tempo che viviamo sembra caratterizzato da due tendenze opposte: una unitiva (vedasi  ad esempio la globalizzazione e lo stesso processo di unificazione europeo) e l'altra divisiva (vedasi ad esempio le rivendicazioni autonomiste di molte regioni in molte parti del mondo. Queste tendenze sembrano ispirare due atteggiamenti opposti ed inconciliabili:uno teso verso il cosmopolitismo e l'altro verso il nazionalismo/regionalismo. Questa sorta di dualismo è stato ed è oggetto di discussioni non soltanto a livello politico, ma anche a livello religioso. Ad esempio: 

La globalizzazione, a priori, non è né buona né cattiva.  ( S. Giovanni Paolo II, Discorso alla Pontificia Accademia delle scienze sociali, 27 aprile 2001 )" ma dipende dall'uso che se ne fa.

<<Indubbiamente va attentamente rivalutato il ruolo e il potere politico degli Stati, in un’epoca in cui esistono di fatto limitazioni della loro sovranità a causa del nuovo contesto economico-commerciale e finanziario internazionale>> (D.Petti – Dialogo sulla Politica con Benedetto XVI – 2013 – Lateran University Press).

Ma non è solo il Magistero Petrino a lanciare avvertimenti al riguardo della globalizzazione e della sovranità delle nazioni, che ispira anche molti movimenti cosiddetti "populisti". 

Secondo alcuni studi biblici condotti in seno al Protestantesimo, una società universale, con una identica cultura e lingua (come era, ad esempio, il mondo antidiluviano) è molto più facile da controllare e manipolare da parte delle Forze del Male. Per cui, si ricava un esplicito, singolare ed inaspettato ruolo del Nazionalismo e della Legge, che sembrerebbero mettere in guardia nei confronti dei processi di Globalizzazione in atto, non solo sul fronte economico e commerciale.


Si riporta di seguito un estratto da tali studi, nella versione originale in Inglese e con la traduzione in Italiano, seguito poi da un estratto dal Catechismo della Chiesa Cattolica e da un breve commento.


http://ichthys.com
Bible Basics:
Essential Doctrines of the Bible
Part 2A
Angelology: the Study of Angels
by Dr. Robert D. Luginbill


Versione originale in Inglese
Traduzione in Italiano
7) Law and nationalism as a restrainers of satanic influence: In addition to the internal
check that conscience provides on the devil's manipulation of mankind, God also limits
Satan's control of human affairs by law (cf. Rom.2:14-15; 13:1-5; Tit.3:1; 1Pet.2:13-17), by
nationalism (cf. Gen.11:6; Deut.32:8; Job 12:23; Ps.74:17; Jer.18:7-10; Acts 17:26-28),
and by direct divine intervention (e.g., any of the myriad occasions of the Lord's direct
annihilation of Israel's enemies). Since God's destruction of the tower of Babel (cf.
Gen.11:6), law and nationalism have been and continue to be the two major visible
barriers that keep Satan from complete world domination.
Law is an outgrowth of conscience, a society-wide codification of our collective impulses
to protect what is right and restrain what is wrong, built on tradition, experience and
experimentation, but always for the general purpose of good. Not that any system of law
has ever been perfect (with the sole exception of the law handed down to Moses by God
Himself). Imperfect human beings produce imperfect systems of governance, but the
fact of orderly, generally good-oriented legal authority is definitely from God in every
legitimate case (i.e., where crime is outlawed and punished, while good behavior is
protected and rewarded):
Therefore it is necessary to be subject [to authority] not only because of this severity, but
also for conscience' sake.
Romans 13:5
Nations are made by God (cf. Gen.11:6-9; Deut.32:8; Job 12:23; Acts 17:26-28). The
term "nationalism", however, is considered by some to be applicable only to
comparatively modern times (i.e., the eighteenth century forward). But whatever term
one prefers, the differentiation of peoples (according to language, culture, geography
etc.) is a phenomenon which goes back thousands of years (specifically, to the post-
Babel diaspora of the nations).
When the Most High gave the nations their inheritance, when He divided the sons of
men, He established the borders of the peoples according to the number of the sons of
Israel.
Deuteronomy 32:8
Nationalism also acts as a serious check on the devil's earthly operations. This can be
seen clearly enough by considering the horrendously evil state of affairs into which the
entire world had fallen prior to the great flood. A universal society, with an identical
culture and language (as the antediluvian world was) is much easier for the devil to
control and manipulate: as in the case of a single biological entity, as soon as any virus
invades it, the disease quickly spreads and infects the entire organism. A one-world state
thus offers no more resistance to gross forms of evil, once initially penetrated. A multinational
world, however, is more resistant to Satan's influences, precisely because of its
diversity. Communism, or Nazism, or sexual libertinism, or what have you, must be
introduced and promoted in every country individually, giving time and space for
resistance to whatever new strain of evil the devil is currently promulgating.
For from one man [Adam], [God] created the nations of mankind, that they might
inhabit the entire face of the earth. And He predetermined both their appointed times
and the boundaries of their settlement, that they might seek God, if perhaps they might
even [deign to] grope after Him and so come to find Him – for He is not far from every
one of us.
Acts 17:26-27
This last passage makes clear that nationalism has been important, not only in the
preservation of human life on earth, but also in the greater purpose for which mankind
has always needed to be preserved: to seek and find God through Jesus Christ our Lord.
Satan styles himself "ruler of the world", and so he is – but not without limitations. God
is ultimately the One in control of the history of the nations (cf. Is.10:5-7; 10:15;
Jer.10:7; Dan.2:21), but the devil does his best to undermine the barriers that keep them
separate (yet can only do so within God's permissive will):
Those who look at you will contemplate you; they will consider you: "Is this the man
who confounded the earth, who weakened the nations? He made the world like a
desert, and trampled its cities underfoot. He did not let its prisoners go home.
Isaiah 14:16-17
7) La legge e il nazionalismo come frenatori di influenza satanica: Oltre ai controlli interni
che la coscienza fornisce sulla manipolazione  dell'umanità da parte del diavolo, Dio limita
il controllo di Satana degli affari umani anche attraverso la legge (cf. Rom.2: 14-15; 13: 1-5; Tit. 3: 1; 1Pet.2: 13-17), attraverso il nazionalismo (cfr Gen.11: 6, Deut.32: 8, Lavoro 12:23, S.77: 17, Jer.18: 7-10, Atti 17: 26-28),
e per intervento divino diretto (ad esempio, una qualsiasi delle mille occasioni di
annientamento diretto dei nemici di Israele da parte del Signore). Dalla distruzione di Dio della torre di Babele (cfr. Gen.11: 6), la legge e il nazionalismo sono stati e continuano ad essere i due principali elementi visibili di barriera che trattengono Satana dalla completa dominazione mondiale.
La legge è un'espansione della coscienza, una codificazione di tutti i nostri impulsi collettivi
per proteggere ciò che è giusto e reprimere ciò che è sbagliato, in base  alla tradizione, l'esperienza e
sperimentazione, ma sempre per lo scopo del bene generale. Non che un sistema di diritto
sia mai stato perfetto (con la sola eccezione della legge concessa a Mosè da Dio stesso). Gli esseri umani imperfetti producono sistemi imperfetti di governo, ma generalmente un’autorità legale ben orientata proviene sicuramente da Dio in ogni
caso legittimo (cioè, quando il crimine è illegale e punito, mentre il buon comportamento è
protetto e ricompensato):
Pertanto è necessario essere sottoposti [all'autorità] non solo a causa di questo rigore, ma
anche per la coscienza.
Romani 13: 5
Le nazioni sono fatte da Dio (cfr Gen 11: 6-9, Deut.32: 8, Lavoro 12:23, Atti 17: 26-28). Il termine "nazionalismo", tuttavia, è considerato da alcuni per essere applicabile solo ai tempi relativamente moderni (cioè dal Settecento in avanti). Ma qualunque termine
si preferisca, la differenziazione dei popoli (secondo la lingua, la cultura e la geografia, ecc.) è un fenomeno che risale a migliaia di anni (in particolare, Diaspora post-Babele delle nazioni).
Quando l'Altissimo ha dato alle nazioni la loro eredità, quando ha diviso i figli degli uomini, Egli ha stabilito i confini dei popoli secondo il numero dei figli di Israele.
Deuteronomio 32: 8
Il nazionalismo agisce anche come un serio controllo sulle operazioni terrene del diavolo. Questo può essere visto abbastanza chiaramente considerando lo stato orrendamente malvagio in cui
tutto il mondo era caduto prima del grande diluvio. Una società universale, con una identica
cultura e lingua (come era il mondo antidiluviano) è molto più facile per il diavolo da controllare e manipolare: come nel caso di un'unica entità biologica, non appena un qualsiasi virus
la invade, la malattia si diffonde rapidamente e infetta l'intero organismo. Un mondo che sia un unico stato quindi non offre più resistenza alle grossolane forme del male, una volta penetrato inizialmente. Un mondo con molte nazioni, però, è più resistente alle influenze di Satana proprio a causa della sua diversità. Il Comunismo o il Nazismo, o il libertinismo sessuale, o quello che vuoi, deve essere
introdotto e promosso in ogni paese individualmente, dando tempo e spazio per la
resistenza a qualsiasi nuovo ceppo di male che il diavolo sta attualmente promuovendo.
Perché da un uomo [Adamo], [Dio] ha creato le nazioni dell'umanità, che potrebbero
abitare l'intero volto della terra. E ha predeterminato entrambi i tempi stabiliti
e i confini del loro insediamento, affinché potessero  cercare Dio, affinché potessero forse
persino [degnarsi] di piangere dietro di Lui e perciò venire a trovarlo - poiché non è lontano da ognuno
di noi.
Atti 17: 26-27
Quest'ultimo passo rende chiaro che il nazionalismo è stato importante, non solo nella conservazione della vita umana sulla terra, ma anche nello scopo più grande per cui l'umanità ha sempre avuto bisogno di essere conservata: cercare e trovare Dio attraverso Gesù Cristo nostro Signore.
Satana si stilizza "governatore del mondo", e così è - ma non senza limiti. Dio
è in ultima analisi l'Unico che ha il controllo della storia delle nazioni (cfr Is.10: 5-7; 10:15;
Jer.10: 7; Dan.2: 21), ma il diavolo fa del suo meglio per sconvolgere le barriere che le mantengono
separate (ma può farlo solo entro la volontà di Dio):
Coloro che ti guardano ti contempleranno; ti considereranno : "È questo l'uomo
che ha confuso la terra, che ha indebolito le nazioni? Ha fatto il mondo come un
deserto, e ha calpestato le sue città sotto i piedi. Non ha permesso ai suoi prigionieri di tornare a casa.
Isaia 14: 16-17



Viene proposto un pezzo trascritto letteralmente dal Catechismo della Chiesa Cattolica  (vedi http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c2a1_it.htm):

<< L'Alleanza con Noè
56 Dopo che l'unità del genere umano è stata spezzata dal peccato, Dio cerca prima di tutto di salvare l'umanità intervenendo in ciascuna delle sue parti. L'Alleanza con Noè dopo il diluvio esprime il principio dell'economia divina verso le « nazioni », ossia gli uomini riuniti in gruppi, « ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni » (Gn 10,5).
57 Quest'ordine, ad un tempo cosmico, sociale e religioso della pluralità delle nazioni, ha lo scopo di limitare l'orgoglio di una umanità decaduta, la quale, concorde nella malvagità, vorrebbe costruire da se stessa la propria unità alla maniera di Babele. Ma, a causa del peccato, sia il politeismo che l'idolatria della nazione e del suo capo costituiscono una continua minaccia di perversione pagana per questa economia provvisoria.
58 L'Alleanza con Noè resta in vigore per tutto il tempo delle nazioni, fino alla proclamazione universale del Vangelo. La Bibbia venera alcune grandi figure delle « nazioni », come « Abele il giusto », il re-sacerdote Melchisedek, figura di Cristo, i giusti « Noè, Daniele e Giobbe » (Ez 14,14). La Scrittura mostra così a quale altezza di santità possano giungere coloro che vivono secondo l'Alleanza di Noè nell'attesa che Cristo riunisca « insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi » (Gv 11,52).>>.

Commento
Un testo che appare chiaro. Le nazioni nell'ottica della Salvezza sono un'economia provvisoria (e per certi versi anche umiliante, perché frantumazione prodotta dal peccato); economia che dovrà cessare alla proclamazione universale del Vangelo, cioè quando il messaggio di Salvezza offertoci da Cristo  sarà giunto a tutti.
Si potrebbe dire che quasi ci siamo? Cioè la Salvezza è stata già annunciata fino ai più estremi confini della Terra? Forse si! Ma, la domanda è d'obbligo : è stata compresa?
A giudicare dai risultati che vediamo, in noi e fuori di noi appare ragionevole rispondere no! Quindi una regressione allo stadio della “provvisoria economia noachica delle nazioni” (che però può anche essere vissuta da taluni fino alla santità) diviene naturale nel momento in cui i tentativi di realizzare da se stessi quell'unità globale rotta dal peccato, mostra gravi deficienze e asimmetrie, progetti nascosti, spesso a favore degli abbienti e non dei poveri ed umili preferiti dal Cristo.

In conclusione il recupero dell’Unità perduta  è possibile solo attraverso una vera solidarietà tra le nazioni. In alternativa  non ci può che essere regressione all’economia delle nazioni.

La soluzione della "grave" situazione di fatto in cui sono state messe negli ultimi decenni le nazioni della Terra non è risolvibile da un "intervento umano", neanche se fosse "cruento", cosa che l’adesione ad un Credo cristiano non permette. E' la Storia che si ripete. Si può solo trarre "cristianamente" il meglio che si può dalla situazione presente e coltivare la Speranza, perché siamo già "vittime immolate" in attesa della Salvezza che Egli solo potrà portare. Non sappiamo quando avverrà, ma possiamo essere sicuri che avverrà, perché fa parte della Fede dei nostri Padri. Questo non significa ritirarsi in meditazione, in ascesi, in preghiera (che peraltro, non farebbe male!), ma riprendere la consapevolezza dei limiti del nostro agire, nell'attesa che Egli tessa la trama per la Soluzione Finale e tutto si compia.
Dunque, attesa confidente ed operosa al tempo stesso, perché sebbene le nostre azioni abbiano un senso nell'economia complessiva, non potremo essere noi a decidere le soluzioni e come e quando attuarle.