domenica 4 giugno 2017

POPULISMI ED ANTAGONISMI GLOBALI TRA GEOPOLITICA E FANTAPOLITICA?

Vi è contiguità tra due importanti eventi organizzati negli ultimi mesi dall’ISTITUTO  DI SCIENZE SOCIALI  E STUDI STRATEGICI “GINO GERMANI” in merito a temi che riguardano la sicurezza europea  che si sono tenuti a Roma rispettivamente :
    1)      il 27 ottobre 2016,  dal titolo “L’Europa sotto attacco: verso una nuova strategia di sicurezza per fronteggiare un quadro di minacce sempre più insidioso”;
    2)      il 31 maggio 2017,  dal titolo “La strategia d'influenza della Russia in Europa: Mosca e i movimenti populisti europei di destra e di sinistra”. 
In entrambi i casi si è trattato di una riflessione  con analisti, esperti e decision-makers provenienti dalle Istituzioni governative civili e militari, dal mondo economico, dalle università e gli istituti di ricerca, dai mass media esperti europei .
L’intento del primo evento è stato quello di analizzare il quadro delle minacce interne ed esterne che oggi insidiano l’Europa, nonché di definire delle linee-guida di una nuova strategia di sicurezza a livello europeo; nonché  di approfondire i motivi che rendono necessario, per l’Europa, un cambiamento culturale e di visione strategica per poter fronteggiare rischi inediti per la pace e la sicurezza nel Continente, con particolare riferimento a tre crisi di sicurezza interconnesse:
a) la radicalizzazione islamista di settori delle popolazioni musulmane del Continente e la conseguente crescita della minaccia terroristica jihadista;
b) i massicci e incontrollati flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che comportano notevoli rischi di destabilizzazione sul piano sociale, politico e della sicurezza;
c) la sfida di una Russia revisionista all’ordine di sicurezza europeo e il ricorso, da parte di Mosca, agli strumenti del hybrid warfare per ricostituire la propria sfera di influenza nello spazio post-sovietico, minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO.
Con il secondo evento si è voluto contribuire a:
d) una più profonda conoscenza e consapevolezza della strategia d’influenza russa in Europa, il cui elemento centrale è il tentativo di sostenere e sfruttare l’onda populista;
e) analizzare i crescenti collegamenti e rapporti di collaborazione tra Russia e movimenti populisti, e valutarne i possibili riflessi sul futuro della sicurezza e della stabilità degli Stati europei;
f) proporre linee-guida per una risposta strategica alle rivolte populiste e al soft power di Mosca in Europa, teso a minare la coesione dell’UE e della NATO, alimentando altresì crescenti problemi di stabilità interna nei Paesi del continente.

Gli spunti di riflessione dell’Istituto Germani (estratti dagli inviti) sono rilevanti e sono stati i seguenti:

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Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il primo evento :
 Il quadro di minacce che oggi insidiano la sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di pericolosità senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda. Per fronteggiarle adeguatamente saranno necessari un profondo cambiamento di cultura e mentalità da parte delle élites politiche e della società civile in Europa, nonché un ripensamento delle politiche nazionali e dell’UE in molteplici settori, tra cui controterrorismo, immigrazione, politiche estera, della difesa e dell’industria militare, politica economico-finanziaria. Tre diverse crisi, tra loro interconnesse e in continua evoluzione, stanno creando uno scenario di rischi inediti per la pace e la sicurezza in Europa:
1) Un Medio Oriente destabilizzato dal collasso di numerosi Stati e dall’espansione di movimenti jihadisti (sostenuta da alcuni Stati del Golfo Persico) continua ad alimentare fenomeni di radicalizzazione islamista all’interno delle popolazioni musulmane in Europa, accrescendo così la minaccia terroristica nel Vecchio Continente.
2) Massicci e incontrollati flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente creano crescenti problemi di sicurezza e stabilità in Europa, tra cui l’espansione all’interno delle città europee di “zone franche” di fatto fuori dal controllo delle Autorità, tensioni interetniche e inter-religiose spesso violente, e l’ascesa di partiti e movimenti politici di estrema destra.
3) Con l’annessione della Crimea e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale la Russia ha sfidato apertamente l’ordine europeo di sicurezza, impiegando le armi della “guerra ibrida” per ricostituire una propria sfera d’influenza nello spazio post-sovietico. Mosca mira inoltre a sfruttare la crisi politica profonda che ha investito l’Europa per minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO. Secondo alcuni analisti, peraltro, l’intervento militare russo in Siria avrebbe destabilizzato ulteriormente la situazione in Medio Oriente, aumentando i flussi di profughi verso l’Europa. I governi europei e la stessa UE si trovano, per molti aspetti, impreparati ad affrontare in modo efficace questo nuovo scenario di minacce. Ciò si deve a scelte politiche molto discutibili, compiute da diversi Stati europei negli ultimi due decenni, che hanno finito per indebolire la loro capacità di tutelare la propria sicurezza nell’attuale turbolento scenario geopolitico. Come ad esempio l’aver lasciato che le capacità militari del Vecchio Continente subissero un grave declino, anche in conseguenza di costanti tagli di bilancio, proprio in una fase storica in cui lo strumento militare andava assumendo crescente importanza nelle relazioni internazionali.
 Altri errori strategici, ripetuti negli anni, hanno aumentato le vulnerabilità degli Stati europei nei confronti di minacce sia interne che esterne. Tra questi vanno menzionati :
-   la sottovalutazione dei gravi rischi di destabilizzazione sociale e politica connessi all’immigrazione irregolare (soprattutto in tempi di crisi economica);
- la mancata attuazione di una rigorosa politica di repressione e contrasto nei confronti dell’ideologia salafita, la cui diffusione in seno alle comunità musulmane in Europa è stata per anni tollerata;
- la mancata creazione di una agenzia di intelligence europea specializzata nella lotta al terrorismo, all’estremismo violento e all’eversione.
 L’UE, dal canto suo, si è finora dimostrata poco efficace nella gestione dei crescenti problemi di sicurezza del Continente, a causa di molteplici fattori, tra cui una mancanza di visione comune tra gli Stati membri su quali siano le più importanti minacce da contrastare. Non a caso, l’attuale crisi politica dell’UE, soprattutto dopo Brexit, sta spingendo alcuni Stati membri a tentare di rinazionalizzare le proprie politiche di sicurezza, il che rappresenta una risposta parziale e inadeguata.
 Per evitare che gli Stati del Continente perdano progressivamente la capacità di proteggere i propri cittadini - e di esercitare la propria sovranità nel rispetto dei valori della democrazia liberale - occorre una nuova strategia di sicurezza a livello europeo, di carattere olistico e multidimensionale. Tale strategia, fondata su un’analisi chiara e condivisa delle principali minacce, dovrebbe essere tesa a potenziare sempre di più le capacità europee di resilienza, deterrenza e difesa.

Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il secondo evento :
Negli ultimi anni i movimenti di protesta populisti – o “anti-sistema” - sono diventati una forza sempre più rilevante sulla scena politica europea. Essi sono caratterizzati da: 1) un orientamento “sovranista” e contrario alla globalizzazione; 2) l’ostilità nei confronti delle élite politiche ed economiche – l’”establishment” - dei vari paesi e dell’Unione Europea, viste come corrotte e incompetenti; 3) la volontà di contestare e delegittimare i valori e le norme fondamentali della democrazia liberale. Come è stato evidenziato da diversi esperti, la crescita della rivolta populista potrebbe destabilizzare i regimi democratici del continente, determinando una pericolosa “ri-nazionalizzazione” degli Stati che manderebbe in frantumi l’UE e il legame transatlantico. Il che avrebbe ripercussioni imprevedibili sul piano della sicurezza e la stabilità. La sfida destabilizzante alle democrazie europee, insita nei movimenti populisti, viene accresciuta e resa ancora più complessa dai legami, spesso molto stretti, fra la Russia (sempre più determinata a recuperare lo status di potenza globale) e i partiti populisti del continente. La maggior parte di questi hanno un orientamento decisamente filo-Cremlino e ne condividono l’ostilità verso l’ordine internazionale liberale guidato dall’Occidente e l’”interventismo occidentale” nei più diversi scenari geopolitici. L’onda populista nel continente, perciò, è diventata un fattore rilevante nella contrapposizione geopolitica tra Occidente e Russia. Per comprendere perché i movimenti “anti-sistema” abbiano voluto instaurare forti legami e rapporti di collaborazione con Mosca occorre considerare le evidenti affinità ideologiche tra le forze populiste – sia di destra che di sinistra - e la Russia di Putin. I populismi di destra sono attratti dalla nuova ideologia del Cremlino, nazionalista, eurasista e conservatrice sotto il profilo sociale e culturale, la quale esalta la sovranità nazionale, la difesa dei valori tradizionali e cristiani, l’autoritarismo politico, il rifiuto del sistema di valori dell’Occidente secolarizzato, percepito come decadente e nichilista. Inoltre, i populismi di destra tendono a ravvisare nel regime di Putin un modello di leadership forte e autoritaria, nonché a considerarlo un alleato prezioso nella lotta all’Islam radicale, nella resistenza alla secolarizzazione delle società contemporanee, nel contrasto alla globalizzazione economica e nel recupero della sovranità e dell’identità delle Nazioni. I populisti di sinistra condividono con gli ideologi del Cremlino una visione molto negativa della globalizzazione e dell’ordine mondiale capitalistico dominato dagli USA. Sia la destra che la sinistra populista tendono a percepire la Russia come indispensabile contrappeso geopolitico al potere globale statunitense. La forza di attrazione ideologica esercitata dal regime russo sui movimenti di protesta anti-sistema – così come la presenza di diversi obiettivi politici comuni (come la delegittimazione dell’UE e dell’Alleanza Atlantica) – hanno portato a una crescente collaborazione tra Mosca e forze populiste.
La Russia ovviamente non è la causa della rivolta populista, la quale viene alimentata da problemi reali – di carattere socio-economico, identitario e di sicurezza - che affliggono settori molto estesi delle società europee. Problemi ai quali le élite del continente non hanno ancora saputo offrire valide soluzioni. Mosca , tuttavia, ha scelto di sostenere l’onda populista perché la ritiene funzionale al perseguimento di tre obiettivi strategici: 1) indebolire ed eventualmente disgregare l’UE e la NATO (che Mosca percepisce come insidie non solo per le proprie ambizioni geopolitiche ma anche per la propria sicurezza e stabilità); 2) aumentare l’instabilità socio-politica interna dei paesi europei e fomentare tensioni tra Stati dell’area euro-atlantica; 3) alimentare la sfiducia dell’opinione pubblica in Europa nei confronti della democrazia liberale e dei valori fondamentali della “società aperta”. Mosca, inoltre, spesso si serve delle forze populiste per amplificare le proprie campagne di disinformazione, influenzare il dibattito politico in Europa a proprio favore, esercitare pressioni nei confronti dei governi nazionali e dell’UE in merito a questioni particolarmente importanti per la Russia. Il Cremlino ha altresì utilizzato diversi partiti populisti per legittimare, a livello internazionale e talvolta anche interno, le proprie scelte di politica estera (ad esempio, nel marzo 2014, in occasione del referendum in Crimea, vari esponenti politici della destra populista europea si recarono sul posto come osservatori, mentre l’OSCE non ne inviò alcuno). Il sostegno offerto a movimenti populisti di destra e di sinistra s’inserisce in una più ampia strategia russa di influenza e soft power in Europa, perseguita mediante strumenti quali campagne di disinformazione (che sfruttano le più innovative tecnologie informatiche e i media digitali), pressioni energetiche, attacchi cibernetici , investimenti in settori strategici dell’economia, instaurazione di rapporti di affari con esponenti delle élite politica ed economica, finanziamenti a favore di think tank e istituti culturali. Le élite europee non hanno ancora dato una risposta efficace alla rivolta populista e al sostegno ad essa offerto dalla Russia. Una tale risposta non potrà prescindere dalla formulazione di politiche innovative in diversi campi (economia, sicurezza e ordine pubblico, immigrazione irregolare, lotta alla corruzione diffusa tra le élite, etc.) finalizzate ad aggredire i problemi e i disagi che alimentano i movimenti “anti-sistema”. Sul piano culturale, della comunicazione e dell’istruzione si rende sempre più necessaria una strategia atta a difendere i valori e le norme della democrazia liberale dagli attacchi delle forze populiste tesi a delegittimarli e screditarli. Il contrasto alla propaganda populista dovrà essere accompagnato dalla messa in atto di adeguate contromisure nei confronti della disinformazione russa, quali la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema, la rivelazione pubblica di specifiche operazioni disinformative, la diffusione di una “contronarrativa” atta a controbattere le campagne comunicative del Cremlino tese a minare la fiducia della popolazione nella democrazia liberale e ad alimentarne l’ostilità nei confronti dell’UE. Infine, sarà necessario rafforzare le attività di counterintelligence e altre misure volte a contrastare i finanziamenti esteri occulti a favore di partiti politici e qualsiasi forma di ingerenza destabilizzante nei processi politici dei paesi europei.

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Qualche commento
Gli interventi nel secondo convegno sono stati tesi a fornire al Prof. Germani commenti sollecitati al pubblico. Ecco alcune risposte, per esempio:
·         
“   Il modello delineato certamente si adatta ai paesi dell’est europeo (ex Comecon compresa la Germania dell’Est), ma non sembra applicabile ai paesi del Sud Europa dove i populismi trovano alimento da una evidente divergenza tra l’Europa Unita desiderata (dal popolo e dai padri fondatori) e l’Europa di fatto realizzata”.

oppure:
·        
“    "L’adombramento dell’ipotesi di un crescendo di una vera e propria internazionale nera che mira alla caduta delle democrazie liberali  tradizionalmente intese.”

E’ difficile dire se sia casuale che in data 1/6/2017, a valle dell’ultimo evento, importanti giornali nazionali abbiano riportato la seguente notizia “La Germania prepara un esercito Ue guidato dalla Bundeswehr” (vedasi link seguente)
Ad ogni modo, le critiche all’Istituto Germani non si sono fatte attendere, vedi ad es.
ma le posizioni dell’Istituto Germani sembrano trovare altrove qualche conferma, vedi ad esempio
Non è comunque una novità che “nel lungo periodo il grande sogno geopolitico del nazionalismo russo sarebbe quello di sostituire all’Unione europea alleata con gli Stati Uniti una nuova Eurasia che vada dalla costa atlantica dell’Europa a Vladivostok (Eurasia), e di cui la Russia sarebbe egemone”.
Occorre ricordare che sin dall’inizio degli studi di geopolitica si sosteneva da più parti, in Europa, che avrebbe dominato il Mondo chi fosse riuscito a dominare sull’Eurasia.

Pertanto, le tesi orwelliane andrebbero rilette alla luce dei moderni fatti geopolitici? 

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