mercoledì 18 dicembre 2019

PAUL KRUGMAN "AS USUAL": Le politiche "sbagliate" devono essere oggetto di scuse verso i cittadini?

Il Prof. Paul Krugman, premio Nobel per l'Economia e saggista, non ha mai nascosto le sue idee in merito alla Crisi Greca, ma in questo periodo natalizio 2019 con una serie di tweet torna a sottolineare ancora una volta il suo pensiero al riguardo, prendendo spunto dalla presunta analogia tra il debito USA e il debito Greco. Di seguito si riporta la traduzione in italiano dei suoi diversi tweet (numerati) ed i grafici che egli fornisce a sostegno del suo pensiero:

<< È la stagione di rassegna per i pezzi del decennio . Una cosa che non ho visto notare dalla gente, tuttavia, è che siamo al decimo anniversario della crisi del debito greco, che è stata ampiamente trattata come un presagio di crisi fiscale ovunque 1 /
In realtà non era una cosa del genere. Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito che prendono in prestito nella propria valuta non hanno mai avuto problemi. Ecco la Grecia (blu) v US (rosso) 2 /


In effetti, anche i paesi dell'euro hanno visto sciogliere le loro crisi del debito non appena Mario Draghi ha detto tre parole - "whatever it takes" - e il panico della liquidità si è concluso. Ecco il confronto Spagna-Germania 3 /




Ma l'analogia con la Grecia ha arrecato enormi danni, contribuendo a giustificare politiche di austerità che sono costate milioni di posti di lavoro e hanno notevolmente ritardato la ripresa. Senza quell'enorme errore politico, probabilmente non avremmo Trump e la Gran Bretagna non lascerebbe l'UE. 4 /
Quindi sono contento di aver visto grandi scuse per aver abusato della crisi greca da ... in realtà, non riesco a pensare a nessuno che abbia sbagliato che abbia ammesso l'errore o accettato alcuna responsabilità per le politiche distruttive 5 />>

Commento

Ci si chiede se a 10 anni di distanza da quell'evento sia possibile fare un bilancio razionale che non sia imputabile come strumentalizzazione di parte?
Per es. anche Schultz in una sua visita in Grecia, come Presidente del Parlamento UE, ebbe parole di scuse per le politiche di austerità, ma stranamente sui giornali italiani quegli articoli che ne parlavano sul web sono oggi introvabili e solo Schultz stesso può dire se quelle parole di scuse furono veramente pronunciate oppure no!
Il punto vero, però, non è tanto se politiche economiche "sbagliate" che hanno prodotto danno devono essere oggetto di scuse verso i cittadini, cosa che non sarebbe male da parte di governanti responsabili in una democrazia rappresentativa, quanto piuttosto se esse debbano e possano essere riconosciute come "errori" veri e propri al fine di intraprendere politiche diverse e correre ai ripari.
Se ciò non viene fatto vi può essere solo incapacità, aberrazione ideologica oppure interesse di parte. Per la verità, però, esiste anche una ulteriore possibilità, sebbene per qualcuno è annoverabile solo nella "fantapolitica". Vista la decrescita che il Rapporto EEB 2019 (Environmental European Bureau) invoca a causa della incompatibilità tra sviluppo e sostenibilità, non si può fare a meno di notare che un regime di austerità è esattamente ciò che ci vuole in un contesto di decrescita funzionale ad una "emergenza ambientale", peraltro già conclamata. Ma, se così fosse, un tale tipo di politica - in un regime a democrazia rappresentativa - non può essere operata in modo "occulto", ossia senza che i cittadini ed i Parlamenti Nazionali non ne siano minimamente informati e messi al corrente; se non altro al fine di garantire che tale politica venga generalizzata in base a criteri di equità condivisi ed accettati, forse tutti da individuare e decidere. A meno che tali criteri non siano stati già individuati, discussi ed approvati, senza però che coloro che ne devono sopportare il "peso" ne siano stato edotti. Cosa che  fatti recenti su ben altro fronte (per es. MES) hanno fatto balenare, almeno come "mera possibilità" (non solo potenziale) nel seguire simili comportamenti.

sabato 14 dicembre 2019

La missione Parker verso il Sole (da fonti NASA)

La vita sulla Terra è possibile grazie all'energia che ci fornisce la nostra stella. Il Sole dista dalla Terra circa 150 milioni di chilometri.La fisica del Sole è stata studiata e messa a punto prevalentemente con misurazioni e rilievi a terra sino al momento in cui non c'è stata la possibilità di inviare sonde nello spazio, grazie alla moderna astronautica. Di recente la sonda Parker si è avvicinata alla nostra stella a soli 6,2 milioni di chilometri. Mai una sonda solare - per rilievi e misurazioni da far giungere a Terra - è giunta più vicina al Sole. Una interessante illustrazione NASA (in lingua inglese) sulla missione Parker la si può trovare su YouTube al seguente link:
Bisogna ricordare che il Sole ruota su se stesso con un un periodo di 25,38 giorni e la radiazione solare, capace di esercitare una pressione, giunge a terra sotto forma di "vento solare", un flusso di particelle cariche emesso dall'alta atmosfera del Sole generato dall'espansione continua nello spazio interplanetario a partire dalla corona solare. Questo flusso è principalmente composto da elettroni e protoni con energie normalmente compresi tra 1,5 e 10 keV. La rotazione del Sole dà al vento solare una configurazione che su un qualunque piano passante per il suo centro appare spiraliforme (vedi figura seguente), ma che in realtà si propaga in tutte le direzioni come una sorta d'onda sferica rotante.
Forma spiraliforme del movimento delle particelle emesse
Il punto esatto in cui il vento solare passa da un flusso rotazionale a un flusso perfettamente radiale ha implicazioni su come il Sole perde energia. La sonda Parker ha individuato una regione di transizione nel flusso del vento solare. Trovare quel punto può aiutare a comprendere meglio il ciclo di vita di altre stelle o la formazione di dischi protoplanetari, i densi dischi di gas e polvere attorno alle giovani stelle che alla fine si fondono in pianeti. Si ha ormai evidenza di una zona intorno al Sole priva di polveri per una fascia di circa 3,5 milioni di km per effetto di "vaporizzazione" e che il flusso radiante non emerge secondo una struttura ordinata.
E' impressionante e affascinante al tempo stesso la scoperta di una sorta di colpi di frusta (switchbacks) che i fasci di raggi solari sembrano dare per meglio disperdere la radiazione solare nello spazio (peraltro, osservando questo fenomeno in maniera più generale non si può fare a meno di pensare a ipotesi di leggi fisiche che siano parte di un preciso "progetto" piuttosto che frutto del caso). La sonda Parker ha indicato che il campo magnetico solare incorporato nel vento solare si ribalta in direzione. Queste inversioni, chiamate "switchback", associate a ciuffi di plasma che si muovono velocemente nel sole, durano da pochi secondi a diversi minuti mentre passano sopra la sonda solare Parker. Durante una commutazione, il campo magnetico si sposta indietro su se stesso fino a quando non viene puntato quasi direttamente verso il Sole (vedi figura seguente). 
Switchbacks del campo magnetico della tadiazione solare
In definitiva, il vento solare osservato vicino alla Terra appare come un flusso relativamente uniforme di plasma, con occasionali turbolenze e che deforma il campo magnetico terrestre schiacciandolo e privandolo di una naturale simmetria.

Il vento solare investe la Terra
Ma a quel punto il plasma ha percorso oltre novanta milioni di miglia - e le firme dei meccanismi esatti del Sole per il riscaldamento e l'accelerazione del vento solare vengono cancellate. Più vicino alla fonte del vento solare, Parker Solar Probe ha visto un quadro molto diverso: un sistema complicato e attivo, tutto ancora da studiare e scoprire. E non finisce qui! Per esempio, ne dà notizia con un tweet del 12/12/2019 la rivista Science News: per la prima volta è stata individuata la scia di detriti spaziali responsabili della pioggia di meteoriti Geminidi. La sonda solare Parker ha intravisto il flusso di detriti che alimenta la pioggia di meteoriti Geminidi (nella foto in questa immagine composita). Per l'osservazione verso Terra, la pioggia di meteoriti dovrebbe raggiungere il picco durante la notte dal 13 al 14 dicembre.

L'attività solare è in relazione con le condizioni magnetiche, elettriche e climatiche sulla Terra. Per esempio è noto (vedi https://spaceplace.nasa.gov/solar-cycles/en/) che l'attività magnetica (e quella "eruttiva" associata)  oscilla tra massimi e  minimi ciclici, rilevabili per esempio attraverso il numero di "macchie solari". Uno di tali cicli di circa 11 anni dovrebbe produrre un  periodo di "minimo" atteso per il 2020. Sarebbe interessante sapere come i dati ottenuti dalla Missione Parker possano fornire elementi ai fini di un più preciso ed aggiornato studio dell'attività solare e dei cambiamenti climatici ad essa eventualmente associati. Nell'attesa, con gratitudine il mondo scientifico guarda a NASA ed ai suoi scienziati per i risultati che continuano a produrre a beneficio di tutti.


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venerdì 13 dicembre 2019

"Elementi di Mitigazione" che non possono essere ignorati PER RIFLETTERE SULL'EMERGENZA CLIMATICA CONCLAMATA

Confondere e condannare l’energia nucleare senza distinguere tra “nucleare militare” e “nucleare di pace” è esecrabile e peccaminoso secondo una razionalità cristianamente orientata e nettamente percepita, intendendo per “nucleare di pace” la fissione controllata, la fusione (calda o fredda) insieme a tutte le possibili tecnologie da LENR (Low Energy Nuclear Reaction) in via di ricerca e sviluppo e che andrebbero invece incentivate in una situazione di emergenza conclamata.
L’unico modo oggi esistente per eliminare o almeno contenere il “nucleare militare” è bruciare i materiali fissili (e il plutonio in particolare) attraverso il “nucleare di pace”, a meno di non optare per un ulteriore grave lascito di ordigni mortiferi alle generazioni future già gravate di una emergenza climatica e ambientale dai risvolti che si presentano incontenibili.
A parità di potenza installata ed "emissioni serra", un impianto nucleare in servizio di "base load" ha una producibilità in termini di energia almeno 4 volte superiore di un impianto fotovoltaico oppure eolico.
La transizione energetica che l’Europa si propone di guidare richiede scelte difficili che non possono essere approssimative o peggio ancora sottese da interessi politici o commerciali egemonici. Tali scelte sono da vagliare e da provare scientificamente prima e durante la loro adozione. Pena l’aggravamento della situazione verso scenari apocalittici per l’umano genere.
Escludere il “nucleare di pace” dalla transizione energetica vizia l’efficacia e la stessa possibilità che tale transizione avvenga, dando così prova della natura irresponsabile di tale scelta, come peraltro sottolineano élite scientifiche di livello mondiale (per es. MIT).
E’ provato che i movimenti migratori in atto possono assorbire solo 15 dei circa 80 milioni di nuovi poveri che l’attuale sistema globale produce annualmente attraverso i “popoli marginali” del pianeta. Le rimesse dei migranti, come pure gli aiuti di cooperazione e sviluppo in loco, divengono inefficaci (se non “spreco”) senza opportune operazioni di evangelizzazione e acculturazione, che possono avvenire e produrre frutto solo in un periodo medio-lungo.
Per motivi commerciali, di presunta economia ed egemonia, si va generalizzando globalmente anche il fenomeno della disoccupazione giovanile; specie di quei giovani che portano a compimento i loro studi, speranza delle famiglie e onere degli stati; e le società occidentali sperimentano crisi e tassi di povertà mai raggiunti prima. Le politiche di pieno impiego (salvo un tasso strutturale) sono rigettate per il “Credo Ultra-Liberista” incontrollato di cui l’Europa si è fatta acriticamente portatrice e simbolo verso il Mondo, sospinta anche da fobie inflattive che asfissiano i sistemi nazionali attraverso un'austerità stranamente prossima alla decrescita, ma solo per alcune economie della UE.
La correlazione provata scientificamente tra crescita demografica e aumento dei gas serra (ma più in generale dei fattori ambientalmente inquinanti) richiedono seri ed espliciti provvedimenti verso l’adozione di una paternità e maternità responsabile, non certo nei paesi europei o nordamericani che incominciano a soffrire di bassa natalità, bensì verso paesi asiatici ed africani e che al tempo stesso sono mossi dall'attuazione di modelli di sviluppo occidentali e non esitano ad adottare metodi di “dumping ambientale” per soli fini commerciali ed egemonici.
Ignorando le spinte demografiche e le aree geografiche che ne sono afflitte, il rapporto EEB 2019 (Environmental European Bureau) pretende di provare la non sostenibilità tra crescita e sviluppo invocando al tempo stesso l’adozione di politiche di decrescita, specie nel mondo occidentale, pensando così di lasciare “giusto” spazio a chi non ha potuto sinora crescere. Questo approccio è destabilizzante poiché l’economia e la finanza globale sono afflitti da volatilità e instabilità (specie finanziaria) e la decrescita minando i meccanismi oggi in atto (attraverso i PIL e i debiti sovrani: questi sono solvibili solo nella misura in cui crescono quelli)  renderebbe inesigibili in concreto  i debiti, provocando il definitivo collasso dell’economia e della finanza globale e innescando un conflitto che diverrebbe ben presto nucleare ed apocalittico.

La situazione interpella le coscienze con interrogativi della seguente natura:
    • 1. La decrescita è praticabile da singole comunità (nazionali) mentre altre permangono nello status quo?
    • 2. Le guerre commerciali (e non solo), già in atto o che si profilano in futuro, anche attraverso la massimizzazione della produzione interna e dell’export, minimizzando l’import e puntando alla crescita del PIL (parametro indiscutibile su cui gli ambienti finanziari valutano la solvibilità dei debiti pubblici accumulati), consentiranno mai l’adozione di un virtuoso, volontario e pacifico percorso di decrescita?
    • 3. Un simile percorso è a sua volta compatibile con la stabilità finanziaria dell’economia globale?
    • 4. Ammesso che un tale percorso possa essere intrapreso in maniera volontaria, pacifica ed autonoma, il lavoro potrà mantenere gli attuali livelli occupazionali già problematici e essere retribuito con una “giusta mercede” in maniera tale da garantire la “sussistenza dignitosa" di chi la decrescita l’adotta?
    • 5. Se un esempio concreto di adozione di un tale orientamento di decrescita non viene dalle grandi economie, è possibile che possa essere praticato dalle piccole economie, specie se già in difficoltà?
    • 6. L’attuale apparato, non solo di capitalismo democratico, ma di diritto internazionale e diritti umani, potrà essere conservato senza derive verso l’impiego della forza (per es. militare)?
    • 7. La transizione energetica è veramente possibile “decarbonizzando” e puntando sulle sole rinnovabili, senza un adeguato mix di nucleare e combustibili fossili, nonché moderazione della spinta demografica?
    • 8. In un’ottica di “Diritto Naturale” e di “Salvaguardia del Creato” è da considerarsi prevalente l’esistenza (fin quanto possibile) della specie umana o quella dell’ambiente planetario? Invece, assumendo il punto di vista della legge universale o “Legge Eterna” che cosa sarebbe prevalente tra l’esistenza umana e la salvaguardia del Pianeta?

  • Un approccio olistico e multidisciplinare, scevro da finalità politiche e commerciali egemoniche da parte delle potenze della Terra s’impone ed è l’unica possibilità, forse, che attraverso la straordinaria incentivazione della ricerca – riappropriandosi delle risorse umane sprecate attraverso la disoccupazione intellettuale che va estendendosi ovunque – si può ricostituire in virtù e con l’aiuto dello Spirito quel Popolo disperso, cristianamente ispirato, che può trovare attraverso la Scienza e la Fede una soluzione agli attuali problemi della Terra.
  • Abbiamo l’obbligo di pensare ancora che un Creatore benevolo non faccia mancare, come ha sempre fatto nella storia umana, la Sua Provvidenza, perché la Terra ha limiti, ma “I Cieli non hanno limiti!”, nonostante alcuni la pensino diversamente. 
In alternativa non possiamo che prendere atto che le Scritture - pregne di Spirito Profetico - iniziano con la Genesi e terminano con l‘Apocalisse.




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mercoledì 2 ottobre 2019

PLANCK STAR - Una ipotesi da investigare sperimentalmente


Non occorre essere un astrofisico per rimanere affascinati dall'ipotesi di una Planck Star leggendo le divulgative  "Sette brevi lezioni di fisica" di Carlo Rovelli (edizioni Adelphi) e poi il suo paper specifico sull’argomento, insieme a Francesca Vidotto,  ( vedi : arXiv:1401.6562v4  [gr-qc]  8 Feb 2014 reperibile al link https://arxiv.org/abs/1401.6562).
Per introdurre il concetto di Planck Star si riporta qui di seguito la traduzione del sommario del paper citato, presente su arxiv.

Sommario 
Una stella che collassa gravitazionalmente può raggiungere un ulteriore stadio della sua vita, in cui la pressione quantistica-gravitazionale contrasta il peso. La durata di questa fase è molto breve nel tempo esatto della stella, producendo un rimbalzo, ma estremamente lunga vista dall'esterno, a causa dell'enorme dilatazione gravitazionale del tempo. Poiché l'inizio degli effetti quantistici-gravitazionali è governato dalla densità di energia, non dalla dimensione, in questa fase la stella può essere molto più grande del (l'oggetto) planckiano. L'oggetto che emerge alla fine dell'evaporazione di Hawking di un buco nero può quindi essere più grande del(l'oggetto) planckiano di un fattore (m / mP)^n, dove m è la massa caduta nel buco, mP è la massa di Planck e n è positivo . Consideriamo argomenti per n = 1/3 e per n = 1. Non vi è alcuna violazione della causalità o propagazione più rapida della luce. L'esistenza di questi oggetti allevia il paradosso delle informazioni (perdute) in un buco nero. Ancora più interessante, questi oggetti potrebbero avere un interesse astrofisico e cosmologico: producono un segnale rilevabile, di origine gravitazionale quantistica, intorno alla lunghezza d'onda di 10-14 cm.

Difronte ad una formulazione di questo genere che dà indicazioni per la verifica sperimentale, si dovrebbe scatenare la caccia alla Planck Star (e forse si è già scatenata) alla ricerca di quella frequenza indicata da Rovelli e Vidotto.

Alcuni Interrogativi
Nel collasso di oggetti supermassivi gli effetti di marea "sbriciolano" letteralmente la materia che "cade " su di essi prima di essere incorporata . Ma quella materia è dotata anche di energia cinetica dovuta a forti accelerazioni che può essere dissipata ( per es. attraverso effetti radiativi, o per urti, variazioni di momento angolare, etc.), ma non può andare "perduta" e deve figurare in un eventuale bilancio energetico che confronti l'energia totale prima e dopo il collasso. Nella fattispecie, invece, si parla solo di densità di energia e di un "rimbalzo".
Sebbene l'ipotesi principale formulata nel paper sia che una stella così compressa non soddisferebbe più le equazioni classiche di Einstein, anche se enorme rispetto alla scala di Planck, ci si chiede, se l’energia "cinetica" di masse collassanti in una Planck Star in formazione (masse che altrove hanno dato prova di originare, con il loro moto e quindi con le loro accelerazioni, onde gravitazionali) non dovrebbero contribuire a determinare l’entità delle forze complessive (quantistiche e non, se ve ne sono!) necessarie a controbilanciare il collasso, superarlo e permettere il rimbalzo dal crunch al bang; ossia passando dalla fase di contrazione ad una nuova fase di espansione esplosiva. Questa energia ("cinetica" o "altra"), nel paper, sembra ignorata senza che ne siano esplicitate le ragioni (forse evidenti e date per scontate dagli addetti ai lavori, ma non evidenti per i neofiti che si dilettano con queste discipline!).  In caso affermativo, ossia nel caso in cui esse andrebbero considerate, si può parlare effettivamente di “rimbalzo” (che presuppone una “inversione” di senso del "moto" su un substrato elastico) oppure non sia più ragionevole pensare che il “rimbalzo” possa avvenire in una direzione qualsiasi dello spazio-tempo? In definitiva, ci si chiede se le densità di energia in gioco non siano di entità ancora superiori a quelle indicate e pertanto tali da rompere la stabilità di quel reticolo spazio-temporale che sembra esistere alla scala di Planck e letteralmente “forare” lo spazio-tempo sino a "rimbalzare" verso un nuovo universo, “creandolo”.


Possibility of a Planck Star


PLANCK STAR - A hypothesis to be experimentally investigated
One doesn't need to be an astrophysicist to be fascinated by the hypothesis of a Planck Star by reading the popular (in Italy) "Seven short physics lessons" by Carlo Rovelli (Adelphi editions) and then his specific paper on the subject, together with Francesca Vidotto, (see: arXiv: 1401.6562v4 [gr-qc] 8 Feb 2014 available at the link https://arxiv.org/abs/1401.6562 ).
The concept of Planck Star is summarized as follows in the cited paper, present on arxiv.
Summary
A star that collapses gravitationally can reach a further stage of its life, where quantum-gravitational pressure counteracts weight. The duration of this stage is very short in the star proper time, yielding a bounce, but extremely long seen from the outside, because of the huge gravitational time dilation. Since the onset of quantum-gravitational effects is governed by energy density ---not by size--- the star can be much larger than planckian in this phase. The object emerging at the end of the Hawking evaporation of a black hole can then be larger than planckian by a factor (m/mP)n, where m is the mass fallen into the hole, mP is the Planck mass, and n is positive. We consider arguments for n=1/3 and for n=1. There is no causality violation or faster-than-light propagation. The existence of these objects alleviates the black-hole information paradox. More interestingly, these objects could have astrophysical and cosmological interest: they produce a detectable signal, of quantum gravitational origin, around the 10−14cm wavelength.

In front of a formulation of this kind that gives indications for the experimental verification, the hunting of the Planck Star should be unleashed (and perhaps it has already been unleashed)  in search of that frequency indicated by Rovelli and Vidotto.

Opinions are welcome on

Some Questions

In the collapse of supermassive objects the tidal effects "literally crumble" the matter that "falls" on them before being incorporated. But that matter is also endowed with kinetic energy due to strong accelerations that can be dissipated (for example through radiative effects, or by shocks, changes in angular momentum, etc.), but cannot go "lost" and must appear in a possible energy balance that compares the total energy before and after the collapse. In this case, instead, we speak only of energy density and a "rebound".
Although the main hypothesis formulated in the paper is that such a compressed star would no longer satisfy Einstein's classical equations, even if enormous with respect to the Planck scale, one wonders if the "kinetic" energy of collapsing masses in a Planck Star in formation (masses that elsewhere have proven to originate, with their motion and therefore with their accelerations, gravitational waves) should not contribute to determining the amount of the overall forces (quantum and otherwise, if there are any!) counterbalance the collapse, overcome it and allow the rebound from the crunch to the bang; that is passing from the phase of contraction to a new phase of explosive expansion. This energy ("kinetic" or "other"), in the paper, seems to be ignored without explaining the reasons (perhaps evident and taken for granted by the experts, but not evident for the neophytes like me, who delight in these disciplines!). In the affirmative case, that is to say in the case in which they should be considered, one can actually speak of "rebound" (which presupposes a "reversal" of sense of "motion" on an elastic substrate) or it is no longer reasonable to think that the "rebound" can it take place in any direction of space-time? Ultimately, one wonders if the energy densities involved are not even greater than those indicated and therefore such as to break the stability of that space-time lattice that seems to exist at the Planck scale and literally "pierce" the space- time to "bounce" towards a new universe, "creating it"?

Many thanks for any consideration and comment that anybody will deem to give about my questions.

venerdì 20 settembre 2019

INTERROGATIVI “TOWARDS THE ECONOMY OF FRANCESCO”: TRA CRESCITA E DECRESCITA LE VIE DEL PIL SONO INFINITE?

Dopo la pubblicazione dell'ultimo rapporto[1] dello European Environmental Bureau (EEB) - una rete di organizzazioni internazionali con sede in diversi Paesi - CRESCITA e SOSTENIBILITÀ non sembrerebbero compatibili, come non lo sembrerebbero – da alcune evidenze oggettive - SOSTENIBILITA' e DECRESCITA e quindi discesa del PIL. Quest’ultima opzione, ossia LA DECRESCITA - auspicata da più parti e ritenuta nel suddetto rapporto come unica vera opzione efficace ambientalmente – può essere veramente risolutiva? I riflessi sul PIL non genererebbero instabilità finanziaria (per insostenibilità dei debiti e crediti deteriorati) e a seguire instabilità politica, con conflitti inevitabili in un mondo nuclearizzato? In pratica la cura della DECRESCITA può rivelarsi peggiore del male che essa intende curare? Si tratta di temi molto complessi adatti proprio ad essere discussi tra economisti, imprenditori, ambientalisti ed esperti di finanza nel corso dell’evento Francesco’s Economy (marzo 2020?) da tenersi ad Assisi. In questa ottica il dibattito dovrebbe essere principalmente incentrato sull’energia e le risorse ancora disponibili; nonché su i riflessi sul clima; come pure sulle improrogabili necessità di attivare una ricerca straordinaria in campo energetico a livello globale.


A tale riguardo, tra la via della CRESCITA e quella della DECRESCITA, l’Italia, che da lungo tempo si muove a crescita prossima a zero, sembra praticare un improbabile “virtuoso attendismo” restando “ferma al palo”, fors’anche perché non tutti coloro che predicano a parole la DECRESCITA, poi di fatto la praticano. Così la DECRESCITA diviene la decrescita degli altri, ma non la propria.
Inoltre, ci sono sufficienti evidenze che i Paesi più ricchi oggi al mondo sono quelli che hanno un forte debito pubblico (o privato), per cui non crescere, o decrescere per permettere agli altri rimasti indietro di recuperare, implica dover rinunciare a generare ulteriore debito e quindi ad operare a “deficit zero”. Ma sono tutti disponibili a questo approccio, oppure, siccome i Paesi a più alto debito sono quelli più tecnologizzati e meglio armati, cadranno nella tentazione di usare la forza militare per difendere i loro privilegi e i loro attuali livelli e stili di vita? In definitiva la loro Cultura e Civiltà, per quanto poco umanitarie possano essere divenute nel tempo?
Quì si riporta uno schema che insieme agli interrogativi già in http://roccomorelli.blogspot.com/2019/08/crescita-del-pil-e-sostenibilita.html vogliono costituire materiale di riflessione allargata su questi temi rilevanti per noi stessi, per le future generazioni, per la casa comune TERRA che abitiamo, per umanizzare il profilo etico oggi dominante, qualora esso venga riconosciuto inadeguato e controproducente per il bene comune.
Viene quindi voglia di dire che TRA CRESCITA E DECRESCITA LE VIE DEL PIL NON SONO INFINITE, MA QUELLE DEL SIGNORE SI, perché se non fosse così potremmo già essere spacciati, se è vero che i cambiamenti climatici sono già da tempo in atto. E' dunque un problema di accertamento della VERITÀ, ossia un problema di verità scientifica rimasto irrisolto(https://www.startmag.it/energia/500-scienziati-greta-clima-onu-emergenza-climatica/), visto i diverbi ancora esistenti, oppure è un problema di irresponsabilità mosso da interessi? Attuare un gravoso percorso di DECRESCITA, tutt'altro che felice, per motivi di prudenza, implica accertamento (in parallelo) della VERITÀ e conseguente assunzione di RESPONSABILITÀ, ma non sicuramente attuazione precauzionale della DECRESCITA in maniera nascosta alla maggioranza degli interessati.

ALCUNE CONSIDERAZIONI

Nella prospettiva di una Francis’s Economy, è proprio in questi ragionamenti con substrato etico (custodia del creato e innalzamento delle condizioni di vita di chi è rimasto indietro) che dovremmo ravvisare le vere motivazioni per gestire l'economia nazionale in situazioni di pareggio di bilancio e, possibilmente, ridurre tutti i debiti accumulati che limitano l'altrui crescita; non certo per "obbedire" a comando al pur pericoloso “spread" e ai "mercati", come taluni tendono a voler insegnare[2]. Infatti, in un caso è in gioco l’intero fondamento etico della odierna civiltà giudaico-cristiana, tutta originatasi in occidente, mentre nell'altro sono in gioco soltanto effimeri e caduchi aspetti di potere o predominio nello scacchiere internazionale, volti – ben che vada - a soddisfare l’istinto di potenza di chi non vuole rassegnarsi al presumibile "egalitarismo" necessario ad un futuro multietnico, come sembra già farsi intravedere, sebbene in maniera problematica. Ma, ridurre i debiti accumulati implica certamente evitare gli sprechi, ridurre i consumi attraverso più sobri stili di vita, aumentare l’efficienza pubblica e privata di tutto il sistema economico, orientandosi in modo green negli investimenti e nei consumi. Altrettanto certamente, però, ciò va fatto, piuttosto che brandendo il conflitto e la Forza (commerciale, finanziaria o militare), attraverso un difficile gioco di equilibri tenendo in equilibrio la produzione e la domanda di beni e servizi necessari alla vita di un Paese, poiché non appena la domanda (e quindi la spesa) diminuisce, nonostante il pareggio di bilancio la sostenibilità e la riduzione del debito “va a farsi benedire” e si allontana sempre di più, poiché interviene "la crisi" (nell'ultima delle quali il nostro Paese ha perso il 30% della sua industria). Crisi che vengono risolte, come si è visto in Grecia, in tutt'altro modo che attraverso quel soccorso che imporrebbe la solidarietà cristiana verso il vicino, il prossimo, verso "un membro della famiglia" europea. E' da qui che sono originati i Sovranismi oggi conflittuali, ma nessuno vuole prendersi apertamente la responsabilità (o il privilegio?)  di averli innescati. Eppure, tra Sovranisti cristianamente orientati si nutre la convinzione che l'economia noachica delle Nazioni è frutto divino e non umano[3], poiché la confusione delle lingue e la distruzione di Babele fu conseguenza dell'ambizione di Nimrod di unificare i Regni della Terra, compito possibile solo a Cristo alla Fine dei Tempi. Pertanto. sino a quel momento l'Universalismo è limitato all'annuncio della Salvezza offerta a coloro che aderiscono al messaggio cristiano, ma il governo deve rimanere alle nazioni, a meno di non volere una nuova Babele, un nuovo Nimrod, una nuova confusione delle lingue e diaspora.



E’ dunque nel senso di responsabilità e di attaccamento a questa nostra civiltà giudaico-cristiana, disdegnata dall’Europa nei suoi fondamenti costituzionali, che trovano ragione le preoccupazioni su questi difficili argomenti e orientamenti, che ci si augura possano divenire oggetto di dibattito “TOWARDS THE ECONOMY OF FRANCESCO”.







[1] Tale rapporto è reperibile al seguente link:


 vedasi anche 

[3] vedi C.C.C. e https://roccomorelli.blogspot.com/2017/01/unita-globale-versus-economia-delle.html




venerdì 6 settembre 2019

Tendenze globali negli investimenti per l'energia rinnovabile, secondo un Rapporto delle Nazioni Unite


E’ disponibile il rapporto Global Trends in Renewable Energy Investment 2019
Il rapporto, commissionato dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep), è stato pubblicato in vista del vertice sull'azione globale per il clima dell'Onu, il 23 settembre prossimo. Esso riferisce le tendenze globali negli investimenti per l'energia rinnovabile.
Dal Sommario emerge quanto segue:

PANORAMICA GLOBALE

I progressi nelle energie rinnovabili rimangono concentrati nel settore energetico, mentre si è verificata una crescita molto inferiore nel riscaldamento, nel raffreddamento e nei trasporti.

RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO
L'assorbimento delle energie rinnovabili nel riscaldamento e nel raffreddamento rimane lento a causa della mancanza di sostegno politico.

TRASPORTO
La penetrazione di energia rinnovabile nel settore dei trasporti rimane bassa. Sebbene i biocarburanti dominino il contributo delle energie rinnovabili, il mercato dei veicoli elettrici sta crescendo in modo significativo.

ENERGIA
Le energie rinnovabili si stanno espandendo nel settore energetico, con 181 GW recentemente installati nel 2018. Tuttavia, il tasso di nuove aggiunte di capacità si è stabilizzato, dopo anni di crescita.

Complessivamente, comprese le altre tecnologie per le energie rinnovabili - ma non i grandi investimenti nel settore idroelettrico - nel periodo 2010-2019 si dovrebbe raggiungere 2,6 trilioni di dollari. Il paese di gran lunga con più alti investimenti, durante il decennio è stato la Cina, che ha impegnato 758 miliardi di dollari tra l'inizio del 2010 e metà anno 2019. L'Europa nel suo insieme ha investito nello stesso periodo 698 miliardi di dollari (di cui l’Italia 82) e gli Stati Uniti 356. I tassi di interesse ai minimi storici nelle principali economie durante il decennio sono stati un fattore importante nel renderlo possibile. Il solare ha visto in un decennio più capacità aggiuntiva (ossia 638 GW) rispetto a qualsiasi altra tecnologia di generazione.

Esponenti dell’ONU fanno rilevare che non è sufficiente perché le emissioni del settore energetico a livello globale sono aumentate di circa il 10% nello stesso periodo.

Vedasi anche :
http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2019/09/05/rinnovabili-in-10-anni-investiti-2.600-miliardi-nel-mondo_3454e2ba-52b6-44f3-b702-641b34548e3c.html


UN BREVE COMMENTO SUL FOTOVOLTAICO

Il grafico del costo livellato riportato sopra mostra la marcia di avvicinamento del prezzo dell'energia rinnovabile ai prezzi di mercato dell'energia prodotta attraverso altre fonti.Sebbene incoraggiante questa marcia si presenta ancora lunga e non priva di difficoltà, anche perché la tecnologia al silicio, oggi ancora la più diffusa per il fotovoltaico, è tecnologia energivora essa stessa e implica risvolti ambientali non trascurabili specie li dove affiancata a gruppi di continuità (batterie).
Una marcia in più per la diffusione del fotovoltaico potrebbe essere attivata dai film organici (plastica) che incominciano a diffondersi per piccole applicazioni fotovoltaiche. Ma la tecnologia a film organici è ancora da ritenersi sperimentale e in via di sviluppo, poiché presenta tuttora:

1) problemi di stabilità nel tempo;
2) sensibilità alle forti variazioni di temperatura;
3) una efficienza molto bassa rispetto alla tecnologia al silicio (efficienze che vanno in genere da 1% al 5% nei casi migliori);
4) un problema di economia di scala che in via tendenziale fa prevedere una discesa del prezzo del fotovoltaico dagli attuali 6-12 Euro/Watt di picco a 2 Euro/Watt di picco.

Ingranare la marcia in più implicherebbe sfruttare la semitrasparenza dei film organici e incominciarli ad impiegare su vasta scala per farne anche vetrate nei grandi edifici e pannelli insonorizzanti lungo autostrade e ferrovie. Cosa alla quale c'è da augurarsi si giunga presto ovunque.

La cosa più scoraggiante in questo contesto, però, è sempre la bassa penetrazione delle nuove fonti di energia rinnovabile di cui ne è data una rappresentazione nel seguente grafico (fonte REN 21).



giovedì 29 agosto 2019

Crescita del PIL e Sostenibilità Ambientale sono compatibili?

Crescita del PIL ed economia sostenibile si possono coniugare insieme?

La scuola di pensiero che abbraccia la decrescita[1] ha più volte sottolineato la necessità di adottare questo doloroso cammino, specie per le economie più avanzate, ma le istituzioni pur riconoscendo  i rischi ambientali della crescita a tutti i costi, hanno comunque consentito al sistema economico di perseverare con le sue logiche nella convinzione che, investendo in efficienza, il PIL potesse continuare a salire, mentre l'impatto climatico e ambientale della produzione sarebbe sceso puntando sulle tecnologie verdi e a basso impatto. Tutto questo non è sinora  avvenuto come dimostra  l'ultimo rapporto dello European Environmental Bureau (EEB), una rete di organizzazioni internazionali con sede in diversi Paesi.

Tale rapporto è reperibile al seguente link: https://mk0eeborgicuypctuf7e.kinstacdn.com/wp-content/uploads/2019/07/Decoupling-Debunked.pdf . Se ne riporta qui di seguito la traduzione dell’executive summary.

Sintesi del Rapporto “Decoupling” - EEB -  Luglio 2019

<<È possibile godere sia della crescita economica che della sostenibilità ambientale? Questa domanda è una questione di accanito dibattito politico tra sostenitori della crescita verde e post-crescita. Nell'ultimo decennio, la crescita verde ha chiaramente dominato il processo decisionale con gli ordini del giorno delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea e in numerosi paesi partendo dal presupposto che il disaccoppiamento delle pressioni ambientali dal prodotto interno lordo (PIL) potrebbe consentire la crescita economica futura senza fine. Considerando ciò che è in gioco, è necessaria un'attenta valutazione per determinare se le basi scientifiche alla base di questa "ipotesi di disaccoppiamento" siano solide o meno. Questo rapporto esamina la letteratura empirica e teorica per valutare la validità di questa ipotesi. La conclusione è al tempo stesso straordinariamente chiara e che fa riflettere: non solo non ci sono prove empiriche a sostegno dell'esistenza di un disaccoppiamento della crescita economica dalle pressioni ambientali in qualsiasi punto vicino alla scala necessaria per affrontare la disgregazione ambientale, ma anche, e forse ancora più importante, tale disaccoppiamento sembra improbabile che accada in futuro. È urgente tracciare le conseguenze di questi risultati in termini di elaborazione delle politiche e allontanarsi con prudenza dal costante perseguimento della crescita economica nei paesi ad alto consumo. Più precisamente, le strategie politiche esistenti volte ad aumentare l'efficienza devono essere integrate dalla ricerca della sufficienza, ovvero la riduzione diretta della produzione economica in molti settori e la riduzione parallela dei consumi che insieme consentiranno la buona vita entro i limiti ecologici del pianeta. Secondo gli autori di questo rapporto e sulla base delle migliori prove scientifiche disponibili, solo tali strategie rispettano il "principio precauzionale" dell'UE, il principio secondo cui quando la posta in gioco è alta e gli esiti incerti, si dovrebbe sbagliare dal punto di vista della cautela .Il fatto che il disaccoppiamento da solo, cioè senza affrontare il problema della crescita economica, non sia stato e non sarà sufficiente a ridurre le pressioni ambientali nella misura necessaria non è un motivo per opporsi al disaccoppiamento (nel senso letterale di separare la curva dalle pressioni ambientali dalla curva del PIL) o le misure che raggiungono il disaccoppiamento - al contrario, senza molte di queste misure la situazione sarebbe molto peggiore. È un motivo di grande preoccupazione per l'attenzione prevalente dei responsabili politici sulla crescita verde, che si basa sul presupposto imperfetto che si possa ottenere un disaccoppiamento sufficiente attraverso una maggiore efficienza senza limitare la produzione e il consumo economici >>.

Un interessante commento lo si può trovare anche sulla Stampa[2] che titola :
<<Il mito della “crescita verde” porterà al collasso ecologico - Negli ultimi vent'anni abbiamo creduto di poter aumentare il PIL riducendo le emissioni. Non è successo e difficilmente accadrà in futuro, come dimostra l’ultimo rapporto dello European Enivronmental Bureau>>.

Dinanzi ad un cammino di decrescita, che viene posto come ineluttabile, molti interrogativi sorgono spontaneamente e qui di seguito se ne riportano soltanto alcuni:
1.       La decrescita è praticabile da singole comunità (nazionali) mentre altre permangono nello status quo?
2.       Le guerre commerciali (e non solo), già in atto o che si profilano in futuro, anche attraverso la massimizzazione della produzione interna e dell’export, minimizzando l’import e puntando alla crescita del PIL (parametro indiscutibile su cui gli ambienti finanziari valutano la solvibilità dei debiti pubblici accumulati) consentiranno mai l’adozione di un virtuoso, volontario e pacifico percorso di decrescita?
3.       Un simile percorso è a sua volta compatibile con la stabilità finanziaria dell’economia globale?
4.       Ammesso che un tale percorso possa essere intrapreso in maniera volontaria, pacifica ed autonoma, il lavoro potrà mantenere gli attuali livelli e essere retribuito in maniera tale da garantire la “sussistenza” di chi la decrescita l’adotta?
5.       Se un esempio concreto di adozione di un tale orientamento di decrescita non viene dalle grandi economie, è possibile che possa essere praticato dalle piccole economie?
6.       L’attuale apparato, non solo di capitalismo democratico, ma di diritto internazionale e diritti umani, potrà essere conservato senza derive verso l’impiego della forza (militare)?




[1] Si omette qui l’aggettivo “felice” – come in voga in taluni ambienti “manipolativi” - per rispetto all’umana intelligenza.