domenica 7 febbraio 2016

Due opere di studio, riflessione e divulgazione del pensiero cristiano in occasione del Giubileo della Misericordia : alcuni interrogativi.


Tra le celebrazioni del Giubileo della Misericordia sono fiorite opere di studio, riflessione e divulgazione del pensiero cristiano. Su due, tra esse, si è avuta l’opportunità di soffermare l’attenzione:

1)      “Il Vangelo di Francesco” di Fr. Donato Petti (Direttore della Rivista Lasalliana e Provinciale dei Fratelli delle Scuole Cristiane) - DUEA Editore – Milano, che porta anche il sottotitolo “Vivere giorno per giorno il Vangelo con il Papa”. Si tratta di un’opera che a partire dall’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia (8/12/2015 – Festività dell’Immacolata Concezione) riporta per ciascun giorno, e fino al 20/11/2016, brani e insegnamenti del Vangelo e delle Sacre Scritture in generale, commentati e spiegati con parole e riflessioni di Papa Francesco, che con la sua semplicità ed efficacia propone e sottolinea a tutti i cristiani come la nobiltà e il potere divino si manifestino in realtà attraverso il perdono e la misericordia, espressione del Suo amore infinito. Il volume offre al cristiano di oggi uno strumento di ulteriore spirituale comunione quotidiana attraverso la riflessione su insegnamenti ben incentrati intorno ai temi giubilari.

2)      “Il Vangelo della Misericordia” di Mons. Lorenzo Leuzzi (Direttore Ufficio per la Pastorale Universitaria e Presidente Commissione Regionale per il Servizio della Salute della C.E.L.) – Libreria Editrice Vaticana, che porta anche il sottotitolo “Per un nuovo sviluppo globale”. In perfetta continuità con la precedente opera "Dall'Evangelii Nuntiandi all'Evangelii Gaudium" offre innumerevoli occasioni di riflessione che permettono di immegersi in questo nuovo, breve ma profondo saggio dell’insegnamento di Mons. Leuzzi. Il messaggio è chiaro, il Vangelo della Misericordia non è per sé, ma per gli altri ed il dono più grande è collaborare da “costruttori” con il Risorto per sopperire, in spirito di carità e attraverso la progettualità, a quell'orfananza presente nel mondo di oggi che si esprime in logoramento esistenziale. 

 Mentre la prima opera, nella sua linearità e semplicità non offre impedimenti alla comprensione, la seconda, forse anche per la sua profondità e complessità, o forse per mancanza di preparazione specifica del comune lettore, pone alcuni interrogativi di fondo che si presentano alla lettura immediata. Interrogativi che richiederebbero pastorale correzione o conferma per soddisfare la sete di conoscenza di coloro che, in umiltà ma con motivazione, corrono alla fonte del Suo insegnamento. Questi interrogativi sono qui di seguito riproposti per discussione e riflessione:
  
a.       Nel corso della lettura sembra cogliere la conferma che “costruttori” si diviene non per auto-candidatura, ma per grazia e chiamata, perché è Lui che sceglie noi e non viceversa ed a molti di noi Egli ha già assegnato più umili missioni - nell'ambito della famiglia, della società e tra coloro che ci sono più prossimi - missioni che spesso sono incompatibili con un ruolo di "costruttori" che vada oltre quello evidente già ricevuto. In tali circostanze la naturale pulsione umana a voler "essere di più" non potrebbe rivelarsi come colpevole rifiuto di una "diversa chiamata" nell'economia della salvezza stabilita da Colui che quella chiamata ci assegna? 

b.      La vocazione ad essere costruttori e consapevoli collaboratori del Risorto, sebbene configuri una posizione elitaria nella Grazia, non potrebbe essere letta come sminuizione di quegli umili destini, ma essenziali destini, che in semplicità, eppure in modo autentico, accolgono la propria condizione umana in vista di una promessa di salvezza? L'accettazione e il ringraziamento per una più umile condizione ricevuta, accolta e  vissuta consapevolmente nella società e nella Chiesa, può trasformarsi in elemento di staticità e marginalità nella storia, in quella storia in cui Egli ha deciso di manifestarsi ed essere presente per tutti, specie per gli umili ed i peccatori?

c.       Essere “costruttori” non implica avvicinarsi ad una visione di un certo Cristianesimo Riformato (per es, Calvinista), secondo cui una progettualità svincolata da valori terreni, ma di fatto attuata attraverso di essi (per es. il profitto finalizzato al reinvestimento) per la costruzione del mondo, riconosce il beneficio sociale dell'accumulazione utilizzata efficientemente in termini tutt'altro che auto-gratificativi? Questo se da un lato è propositivo per il dialogo ecumenico, dall’altro non significa riproporre un modello suscettibile di abusi e deviazioni – già avvenuti di fatto nella realtà - che hanno condotto alla situazione di crisi che stiamo vivendo?

d.     In che modo il cristiano di oggi che si ponesse tali interrogativi in maniera sincera, ma in solitudine, può trovare risposte?








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