venerdì 4 novembre 2016

IN OBEDIENTIA VIRTUS?

Antonio Socci - a cui non ho nulla da insegnare nel tentativo di esprimere qui di seguito un umano e personale sentire - con questo articolo, (vedasi http://www.huffingtonpost.it/2016/10/31/socci-papa-francesco_n_12726304.html) ha portato sulla scena mediatica argomenti che possono pure aver attraversato nelle stesse forme la mente di altri cattolici professanti, suscitando incertezze e dubbi, ma che potrebbero essere stati, non rimossi, bensì metabolizzati - in umiltà e in silenzio - nell'animo di ciascuno, nella Speranza dell'Unità dettata dall'imperativo "ut unum sint" e dall'obbligo all'Obbedienza a chi detiene per "Elezione" la funzione di Magistero.
Il concetto di democrazia sembra averci educati a ritenere un ruolo oppositivo come costituente essenziale della stessa prassi democratica. Ma un tale ruolo non è anch'esso soggetto a limiti? C'è da chiedersi se un tale ruolo - superato un certo stadio - non possa divenire esso stesso divisivo all'interno di un popolo sviato, di una comunità che tenta di riprendere un comune cammino. Sembra quasi che questa "culpa in divisionis" la si veda negli altri e nella Storia, ma non Oggi in noi stessi.
Il gesto di Francesco non appare una negazione o cancellazione delle differenze, che di fatto esistono tra Cattolici e Luterani, né una variazione di quella Dottrina che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana professa, conserva e trasmette intatta nei secoli. Si è trattato, invece, di riconoscere in coloro che "si sono separati" che ciò è avvenuto nell'anelito verso la ricerca per il mantenimento della Fede Cristiana e anche come conseguenza del ricorso inadeguato a "strumenti sanzionatori" che hanno approfondito un fossato, alimentando la frantumazione, impedendo un'azione fraterna di riconciliazione. Non lo si può, dunque, leggere quel gesto come un frutto dall'Anno Giubilare della Misericordia?
Si potrebbe parlare alla stessa maniera del turbamento di chi ha visto nel 2013 Papa Benedetto abdicare, mentre nelle stesse gerarchie ecclesiastiche vi era chi commentava "Cristo non scende dalla Croce!". Ma il tempo ha dato poi ragione a coloro i quali - in obbedienza, in silenzio e in umiltà, accettando il gesto di un grande teologo Papa - vedeva in Benedetto un uomo affaticato e stanco (e ve ne erano ragioni!); un uomo da cui la Curia pretendeva forse troppo, per le sue condizioni fisiche, al punto da essere poi costretto a sacrificarsi alla Storia per un simile gesto.
Per tutto questo ci si interroga se non sia il caso di riscoprire quanto e quando "Obedientia maxima est virtus"-
Forse in molti abbiamo veramente dimenticato non tanto i principi quanto i comportamenti impliciti nella Fede Cristiana.
Forse sono propri questi i tempi in cui conviene meditare le parole del Beato Pierre Vigne fondatore della Congregazione delle Sacramentine (vedi http://www.bioacademyonline.eu/index.html bibliografia C. Conte- Pedagogia della Salvezza):
………………

Quanto è amabile una comunità costituita da persone umili. Le dispute nascono solo tra i superbi. La dove ognuno vuole definire la propria volontà ad altri, senza mormorazioni, accetta di non essere considerato, lodato dagli altri, là regna la pace e la gioia.

………………

L’umiltà è come una radice che quanto più affonda nella terra, tanto più spinge in alto la linfa attraverso i rami che portano i frutti…

Osservando il mondo odierno chiediamoci, tutti insieme, se non siano proprio questi i tempi, per chi si professa Cristiano, di chinare il capo, piegare le ginocchia e immergersi in silenziosa preghiera verso Colui che solo sa i futuri destini riservati agli umani, confidando che tutto sia nelle Sue mani misericordiose.

Nessun commento:

Posta un commento