Osservando in silenzio e partecipando lontano dai clamori.
LAVORI PUBBLICATI (tra cui i seguenti:)
- LAVORI PUBBLICATI (tra cui i seguenti:)
- ANALISI DEI COSTI DI DECOMMISSIONING
- Le curve a "S" di un progetto e la funzione di Gompertz
- LA GESTIONE DEI CONTRATTI e Problematiche Attigue
- UNA VECCHIA TESI SULL'EUROPA
- AMBIENTE E SOCIETA' - Vol. 1
- AMBIENTE E SOCIETA' - VOL. 2
- STUDI DI CORRELAZIONE
- IPPC-BAT Linee Guida Aspetti Economici in Gazzetta Ufficiale
- Sostenibilità e Valori riconsiderando Simmel
- Solitarie riflessioni di un passante: frammenti di spirito del nostro tempo
- RIFLESSIONI PER UNA EVENTUALE RICERCA SULLA GENERALIZZABILITA' DEL CONCETTO DI COSTO TOTALE
- Spunti dalla MMT (Modern Monetary Theory), Congetture, Riflessioni e Proposte su Analogie tra Reti Elettriche e Reti Commerciali Internazionali, tra Generatori Elettrici e Generatori di PIL
- RICONOSCIMENTI :
- ENEL
- Ass. Ambiente e Società
- Regione Pelion (Grecia)
- Ass. NUCLEAR for PEACE
- Ass. CIVILTA' dell'AMORE (2017)
- Ass. CIVILTA' dell'AMORE (2021)
- Certificazione AICE - ICEC in TCM (Total Cost Management)- ALBO N°107 - Lazio
- Certificato Quinquennale AICE-ICEC
- Riconoscimento Ministeriale IEng (UK)
domenica 4 giugno 2017
PSICOLOGIA DI UNA CRISI, OSSIA ASIMMETRIE PERCETTIVE E COGNITIVE: UN PROBLEMA DI FIDUCIA (E DI INTERESSI)?
Può sembrare un titolo oscuro, ma basta leggere questi articoli per comprendere.
https://it.businessinsider.com/blanchard-la-grecia-si-salva-fuori-dalleuro-bruxelles-permetta-allitalia-di-aiutare-le-banche/
https://it.businessinsider.com/la-germania-spinge-litalia-fuori-dalleuro-draghi-fa-muro/
Se certe verità vengono sostenute da un povero "nessuno" allora costui è un "ignorante populista" schierato contro l'Europa, ma se a sostenere quelle stesse verità è il Prof. Blanchard del FMI allora c'è qualche speranza d'ascolto tra coloro che (a loro giudizio!) "non sbagliano mai e hanno sempre ragione", salvo poi lasciare alla Storia dimostrare quanto avessero torto!
Non si tratta solo dell'autorevolezza e competenza della "fonte", ma si tratta di un problema di preconcetti e di convenienza.
I preconcetti non ci rendono liberi; né nella percezione e tanto meno nella cognizione. Molto spesso ai preconcetti si aggiungono mere questioni di interesse di parte e soprattutto di fiducia nei confronti degli interlocutori.
Ciononostante si stenta a capire la lezione pur continuando a dibattersi in problemi che appaiono irresolubili, ma in realtà potrebbero non esserlo.
Ce n'è abbastanza per reinterpretare "Leon Festinger e la sua teoria della Dissonanza Cognitiva" per dare spazio a quelle teorie delle analisi transazionali che interpretano tutto (o quasi) in funzione di convenienze, interessi e remunerazione (financo in termini psicologici e di autogratificazione).
Etichette:
Banche,
Euro,
Grecia,
Psicologia della crisi
POPULISMI ED ANTAGONISMI GLOBALI TRA GEOPOLITICA E FANTAPOLITICA?
Vi è contiguità tra due
importanti eventi organizzati negli ultimi mesi dall’ISTITUTO DI SCIENZE SOCIALI E STUDI STRATEGICI “GINO GERMANI” in merito a
temi che riguardano la sicurezza europea
che si sono tenuti a Roma rispettivamente :
1) il
27 ottobre 2016, dal titolo “L’Europa
sotto attacco: verso una nuova strategia di sicurezza per fronteggiare un
quadro di minacce sempre più insidioso”;
2) il
31 maggio 2017, dal titolo “La strategia
d'influenza della Russia in Europa: Mosca e i movimenti populisti europei di
destra e di sinistra”.
In entrambi i casi si è trattato
di una riflessione con analisti, esperti
e decision-makers provenienti dalle Istituzioni governative civili e militari,
dal mondo economico, dalle università e gli istituti di ricerca, dai mass media
esperti europei .
L’intento del primo evento è
stato quello di analizzare il quadro delle minacce interne ed esterne che oggi
insidiano l’Europa, nonché di definire delle linee-guida di una nuova strategia
di sicurezza a livello europeo; nonché di approfondire i motivi che rendono
necessario, per l’Europa, un cambiamento culturale e di visione strategica per
poter fronteggiare rischi inediti per la pace e la sicurezza nel Continente, con
particolare riferimento a tre crisi di sicurezza interconnesse:
a) la radicalizzazione islamista
di settori delle popolazioni musulmane del Continente e la conseguente crescita
della minaccia terroristica jihadista;
b) i massicci e incontrollati
flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che comportano
notevoli rischi di destabilizzazione sul piano sociale, politico e della
sicurezza;
c) la sfida di una Russia
revisionista all’ordine di sicurezza europeo e il ricorso, da parte di Mosca,
agli strumenti del hybrid warfare per ricostituire la propria sfera di
influenza nello spazio post-sovietico, minare la coesione dell’UE e indebolire
la NATO.
Con il secondo evento si è voluto
contribuire a:
d) una più profonda conoscenza e
consapevolezza della strategia d’influenza russa in Europa, il cui elemento
centrale è il tentativo di sostenere e sfruttare l’onda populista;
e) analizzare i crescenti
collegamenti e rapporti di collaborazione tra Russia e movimenti populisti, e
valutarne i possibili riflessi sul futuro della sicurezza e della stabilità
degli Stati europei;
f) proporre linee-guida per una
risposta strategica alle rivolte populiste e al soft power di Mosca in Europa,
teso a minare la coesione dell’UE e della NATO, alimentando altresì crescenti
problemi di stabilità interna nei Paesi del continente.
Gli spunti di riflessione
dell’Istituto Germani (estratti dagli inviti) sono rilevanti e sono stati i seguenti:
°°° °°° °°°
Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il primo evento
:
Il quadro di minacce che oggi insidiano la
sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di
pericolosità senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda. Per fronteggiarle
adeguatamente saranno necessari un profondo cambiamento di cultura e mentalità
da parte delle élites politiche e della società civile in Europa, nonché un ripensamento
delle politiche nazionali e dell’UE in molteplici settori, tra cui controterrorismo,
immigrazione, politiche estera, della difesa e dell’industria militare, politica
economico-finanziaria. Tre diverse crisi, tra loro interconnesse e in continua
evoluzione, stanno creando uno scenario di rischi inediti per la pace e la
sicurezza in Europa:
1) Un Medio Oriente
destabilizzato dal collasso di numerosi Stati e dall’espansione di movimenti
jihadisti (sostenuta da alcuni Stati del Golfo Persico) continua ad alimentare fenomeni
di radicalizzazione islamista all’interno delle popolazioni musulmane in
Europa, accrescendo così la minaccia terroristica nel Vecchio Continente.
2) Massicci e incontrollati
flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente creano crescenti
problemi di sicurezza e stabilità in Europa, tra cui l’espansione all’interno
delle città europee di “zone franche” di fatto fuori dal controllo delle
Autorità, tensioni interetniche e inter-religiose spesso violente, e l’ascesa
di partiti e movimenti politici di estrema destra.
3) Con l’annessione della Crimea
e la destabilizzazione dell’Ucraina orientale la Russia ha sfidato apertamente
l’ordine europeo di sicurezza, impiegando le armi della “guerra ibrida” per
ricostituire una propria sfera d’influenza nello spazio post-sovietico. Mosca
mira inoltre a sfruttare la crisi politica profonda che ha investito l’Europa
per minare la coesione dell’UE e indebolire la NATO. Secondo alcuni analisti,
peraltro, l’intervento militare russo in Siria avrebbe destabilizzato
ulteriormente la situazione in Medio Oriente, aumentando i flussi di profughi
verso l’Europa. I governi europei e la stessa UE si trovano, per molti aspetti,
impreparati ad affrontare in modo efficace questo nuovo scenario di minacce.
Ciò si deve a scelte politiche molto discutibili, compiute da diversi Stati
europei negli ultimi due decenni, che hanno finito per indebolire la loro capacità
di tutelare la propria sicurezza nell’attuale turbolento scenario geopolitico.
Come ad esempio l’aver lasciato che le capacità militari del Vecchio Continente
subissero un grave declino, anche in conseguenza di costanti tagli di bilancio,
proprio in una fase storica in cui lo strumento militare andava assumendo
crescente importanza nelle relazioni internazionali.
Altri errori strategici, ripetuti negli anni,
hanno aumentato le vulnerabilità degli Stati europei nei confronti di minacce
sia interne che esterne. Tra questi vanno menzionati :
- la sottovalutazione dei gravi rischi di
destabilizzazione sociale e politica connessi all’immigrazione irregolare
(soprattutto in tempi di crisi economica);
- la mancata attuazione di una rigorosa politica
di repressione e contrasto nei confronti dell’ideologia salafita, la cui
diffusione in seno alle comunità musulmane in Europa è stata per anni
tollerata;
- la mancata creazione di una agenzia di
intelligence europea specializzata nella lotta al terrorismo, all’estremismo
violento e all’eversione.
L’UE, dal canto suo, si è finora dimostrata
poco efficace nella gestione dei crescenti problemi di sicurezza del
Continente, a causa di molteplici fattori, tra cui una mancanza di visione
comune tra gli Stati membri su quali siano le più importanti minacce da contrastare.
Non a caso, l’attuale crisi politica dell’UE, soprattutto dopo Brexit, sta spingendo
alcuni Stati membri a tentare di rinazionalizzare le proprie politiche di
sicurezza, il che rappresenta una risposta parziale e inadeguata.
Per evitare che gli Stati del Continente
perdano progressivamente la capacità di proteggere i propri cittadini - e di
esercitare la propria sovranità nel rispetto dei valori della democrazia
liberale - occorre una nuova strategia di sicurezza a livello europeo, di carattere
olistico e multidimensionale. Tale strategia, fondata su un’analisi chiara e condivisa
delle principali minacce, dovrebbe essere tesa a potenziare sempre di più le capacità
europee di resilienza, deterrenza e difesa.
Spunti di riflessione forniti dall’Istituto Germani per il secondo
evento :
Negli ultimi anni i movimenti di
protesta populisti – o “anti-sistema” - sono diventati una forza sempre più
rilevante sulla scena politica europea. Essi sono caratterizzati da: 1) un
orientamento “sovranista” e contrario alla globalizzazione; 2) l’ostilità nei
confronti delle élite politiche ed economiche – l’”establishment” - dei vari
paesi e dell’Unione Europea, viste come corrotte e incompetenti; 3) la volontà
di contestare e delegittimare i valori e le norme fondamentali della democrazia
liberale. Come è stato evidenziato da diversi esperti, la crescita della
rivolta populista potrebbe destabilizzare i regimi democratici del continente,
determinando una pericolosa “ri-nazionalizzazione” degli Stati che manderebbe
in frantumi l’UE e il legame transatlantico. Il che avrebbe ripercussioni
imprevedibili sul piano della sicurezza e la stabilità. La sfida
destabilizzante alle democrazie europee, insita nei movimenti populisti, viene
accresciuta e resa ancora più complessa dai legami, spesso molto stretti, fra
la Russia (sempre più determinata a recuperare lo status di potenza globale) e
i partiti populisti del continente. La maggior parte di questi hanno un
orientamento decisamente filo-Cremlino e ne condividono l’ostilità verso
l’ordine internazionale liberale guidato dall’Occidente e l’”interventismo
occidentale” nei più diversi scenari geopolitici. L’onda populista nel
continente, perciò, è diventata un fattore rilevante nella contrapposizione
geopolitica tra Occidente e Russia. Per comprendere perché i movimenti
“anti-sistema” abbiano voluto instaurare forti legami e rapporti di
collaborazione con Mosca occorre considerare le evidenti affinità ideologiche
tra le forze populiste – sia di destra che di sinistra - e la Russia di Putin.
I populismi di destra sono attratti dalla nuova ideologia del Cremlino,
nazionalista, eurasista e conservatrice sotto il profilo sociale e culturale,
la quale esalta la sovranità nazionale, la difesa dei valori tradizionali e
cristiani, l’autoritarismo politico, il rifiuto del sistema di valori
dell’Occidente secolarizzato, percepito come decadente e nichilista. Inoltre, i
populismi di destra tendono a ravvisare nel regime di Putin un modello di leadership
forte e autoritaria, nonché a considerarlo un alleato prezioso nella lotta
all’Islam radicale, nella resistenza alla secolarizzazione delle società
contemporanee, nel contrasto alla globalizzazione economica e nel recupero
della sovranità e dell’identità delle Nazioni. I populisti di sinistra
condividono con gli ideologi del Cremlino una visione molto negativa della
globalizzazione e dell’ordine mondiale capitalistico dominato dagli USA. Sia la
destra che la sinistra populista tendono a percepire la Russia come
indispensabile contrappeso geopolitico al potere globale statunitense. La forza
di attrazione ideologica esercitata dal regime russo sui movimenti di protesta
anti-sistema – così come la presenza di diversi obiettivi politici comuni (come
la delegittimazione dell’UE e dell’Alleanza Atlantica) – hanno portato a una
crescente collaborazione tra Mosca e forze populiste.
La Russia ovviamente non è la
causa della rivolta populista, la quale viene alimentata da problemi reali – di
carattere socio-economico, identitario e di sicurezza - che affliggono settori
molto estesi delle società europee. Problemi ai quali le élite del continente
non hanno ancora saputo offrire valide soluzioni. Mosca , tuttavia, ha scelto
di sostenere l’onda populista perché la ritiene funzionale al perseguimento di
tre obiettivi strategici: 1) indebolire ed eventualmente disgregare l’UE e la
NATO (che Mosca percepisce come insidie non solo per le proprie ambizioni
geopolitiche ma anche per la propria sicurezza e stabilità); 2) aumentare
l’instabilità socio-politica interna dei paesi europei e fomentare tensioni tra
Stati dell’area euro-atlantica; 3) alimentare la sfiducia dell’opinione
pubblica in Europa nei confronti della democrazia liberale e dei valori
fondamentali della “società aperta”. Mosca, inoltre, spesso si serve delle
forze populiste per amplificare le proprie campagne di disinformazione,
influenzare il dibattito politico in Europa a proprio favore, esercitare
pressioni nei confronti dei governi nazionali e dell’UE in merito a questioni
particolarmente importanti per la Russia. Il Cremlino ha altresì utilizzato
diversi partiti populisti per legittimare, a livello internazionale e talvolta
anche interno, le proprie scelte di politica estera (ad esempio, nel marzo
2014, in occasione del referendum in Crimea, vari esponenti politici della
destra populista europea si recarono sul posto come osservatori, mentre l’OSCE
non ne inviò alcuno). Il sostegno offerto a movimenti populisti di destra e di
sinistra s’inserisce in una più ampia strategia russa di influenza e soft power
in Europa, perseguita mediante strumenti quali campagne di disinformazione (che
sfruttano le più innovative tecnologie informatiche e i media digitali),
pressioni energetiche, attacchi cibernetici , investimenti in settori
strategici dell’economia, instaurazione di rapporti di affari con esponenti
delle élite politica ed economica, finanziamenti a favore di think tank e
istituti culturali. Le élite europee non hanno ancora dato una risposta
efficace alla rivolta populista e al sostegno ad essa offerto dalla Russia. Una
tale risposta non potrà prescindere dalla formulazione di politiche innovative
in diversi campi (economia, sicurezza e ordine pubblico, immigrazione
irregolare, lotta alla corruzione diffusa tra le élite, etc.) finalizzate ad
aggredire i problemi e i disagi che alimentano i movimenti “anti-sistema”. Sul
piano culturale, della comunicazione e dell’istruzione si rende sempre più
necessaria una strategia atta a difendere i valori e le norme della democrazia
liberale dagli attacchi delle forze populiste tesi a delegittimarli e
screditarli. Il contrasto alla propaganda populista dovrà essere accompagnato
dalla messa in atto di adeguate contromisure nei confronti della
disinformazione russa, quali la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al
problema, la rivelazione pubblica di specifiche operazioni disinformative, la
diffusione di una “contronarrativa” atta a controbattere le campagne
comunicative del Cremlino tese a minare la fiducia della popolazione nella
democrazia liberale e ad alimentarne l’ostilità nei confronti dell’UE. Infine,
sarà necessario rafforzare le attività di counterintelligence e altre misure
volte a contrastare i finanziamenti esteri occulti a favore di partiti politici
e qualsiasi forma di ingerenza destabilizzante nei processi politici dei paesi
europei.
°°° °°° °°°
Qualche commento
Gli interventi nel secondo convegno
sono stati tesi a fornire al Prof. Germani commenti sollecitati al pubblico. Ecco
alcune risposte, per esempio:
·
“ Il modello delineato certamente si adatta ai
paesi dell’est europeo (ex Comecon compresa la Germania dell’Est), ma non
sembra applicabile ai paesi del Sud Europa dove i populismi trovano alimento da
una evidente divergenza tra l’Europa Unita desiderata (dal popolo e dai padri
fondatori) e l’Europa di fatto realizzata”.
oppure:
·
“ "L’adombramento dell’ipotesi di un crescendo di una
vera e propria internazionale nera
che mira alla caduta delle democrazie liberali tradizionalmente intese.”
E’ difficile dire se sia casuale
che in data 1/6/2017, a valle dell’ultimo evento, importanti giornali nazionali abbiano riportato la seguente notizia “La Germania prepara un esercito Ue guidato dalla
Bundeswehr” (vedasi link seguente)
Ad ogni modo, le critiche
all’Istituto Germani non si sono fatte attendere, vedi ad es.
ma le posizioni dell’Istituto
Germani sembrano trovare altrove qualche conferma, vedi ad esempio
Non è comunque una novità che “nel
lungo periodo il grande sogno geopolitico del nazionalismo russo sarebbe quello
di sostituire all’Unione europea alleata con gli Stati Uniti una nuova Eurasia
che vada dalla costa atlantica dell’Europa a Vladivostok (Eurasia), e di cui la
Russia sarebbe egemone”.
Occorre ricordare che sin dall’inizio
degli studi di geopolitica si sosteneva da più parti, in Europa, che avrebbe
dominato il Mondo chi fosse riuscito a dominare sull’Eurasia.
Pertanto, le tesi orwelliane
andrebbero rilette alla luce dei moderni fatti geopolitici?
Etichette:
Antagonismi Globali,
Eurasia,
Populismi
martedì 30 maggio 2017
L'ESPERIENZA DELLA CASSA DEL MEZZOGIORNO: L'ESIGENZA DI DISCERNIMENTO PER UNA VERITA' STORICA
UN ESTRATTO DA :
On line il Quaderno monografico SVIMEZ numero 50 "Il Mezzogiorno nella storia economica d'Italia. Una questione aperta"
http://win.svimez.info/alert_acs/acs1.html
il ritardo del Sud non è un destino cinico e baro della storia, ma dipende piuttosto da precise scelte politiche, compiute o mancate.
Con il recupero dell’Archivio della Cassa del Mezzogiorno si rende disponibile un prezioso materiale storico e si forniscono efficaci strumenti di ricerca per una più approfondita riflessione sullo storia, per molti aspetti controversa, della Cassa. Controversa perché il ruolo della Cassa è stato a lungo sminuito o negato da una vulgata, e anche da una letteratura, che la presentava come il simbolo dell’assistenzialismo più retrivo o, nei casi migliori, come un esempio di inefficienza e di sprechi. Un ruolo che, invece, si sta ampiamente rivalutando alla luce degli studi fondati sulle nuove fonti rese disponibili dalla Banca Mondiale e dall’Archivio storico della Cassa stessa.
Non a caso, il citato volume curato dalla SVIMEZ nell’ambito del progetto ASET, si apre proprio con l’importante riflessione retrospettiva che nel 1981 l’ex Presidente della Cassa, Gabriele Pescatore, dedicò a quella esperienza, su quel quarto di secolo del più intenso sviluppo del Sud e della più alta convergenza tra Nord e Mezzogiorno.
L’esperienza della Cassa di Pescatore, dal momento della costituzione fino alla metà degli anni Settanta, si iscrive, infatti, nella fase magica dello sviluppo italiano ed ebbe una funzione cruciale per efficacia e capacità realizzativa, nel venticinquennio in cui il Sud, per la prima volta nella storia unitaria, contribuì in misura decisiva alla crescita dell’intero Paese e a realizzare il “miracolo economico”.
Miracolo al quale, parimenti alla Cassa, contribuì anche l’altro grande braccio dell’intervento pubblico che fu il sistema delle imprese a partecipazione statale, IRI ed ENI in testa. Ma la Cassa, con la sua natura peculiare dal punto di vista istituzionale, seppe via via conquistarsi un ruolo centrale, divenendo l’elemento del più ampio complesso di iniziative pubbliche che prese il nome di «intervento straordinario» nel Mezzogiorno. Al successo della prima Cassa diede una forte spinta la natura tecnico – ingegneristica dello strumento, che la mise al riparo da quella deriva politico burocratica che nella fase successiva l’ha snaturata.
Non a caso, tra il ’50 e il ’74, il Pil meridionale crebbe più che nei precedenti 90 anni unitari. Grazie alla Cassa si affermò un sistema che fu baluardo di un’azione programmata affidata per la sua realizzazione a presidi di personale tecnico di prim’ordine. In definitiva, la Cassa fu un’agenzia esemplare per tutta la fase della presidenza Pescatore e quell’esperienza può essere oggi riconsiderata proprio perché il tema dello sviluppo - e quindi del persistente dualismo -, come problema fondamentale dell’Italia, torni ad avere piena cittadinanza, se si vuole veramente governare l’uscita dalla lunga fase recessiva degli ultimi anni. Partendo proprio dall’assunto che, come negli anni ’50, il Sud è un ingrediente fondamentale della costruzione di un Paese che voglia avere un ruolo in Europa.
TUTTO CIO' ACCADE MENTRE ORGANI DI STAMPA ANNUNCIANO UN PROSSIMO REFERENDUM SULL'AUTONOMIA DELLA REGIONE LOMBARDIA.
http://www.lastampa.it/2017/05/29/italia/politica/maroni-firma-il-decreto-il-ottobre-referendum-per-lautonomia-della-lombardia-njX5zUljq1x45AI0JxGStN/pagina.html
Oh mia patria si bella e perduta!
On line il Quaderno monografico SVIMEZ numero 50 "Il Mezzogiorno nella storia economica d'Italia. Una questione aperta"
http://win.svimez.info/alert_acs/acs1.html
il ritardo del Sud non è un destino cinico e baro della storia, ma dipende piuttosto da precise scelte politiche, compiute o mancate.
Con il recupero dell’Archivio della Cassa del Mezzogiorno si rende disponibile un prezioso materiale storico e si forniscono efficaci strumenti di ricerca per una più approfondita riflessione sullo storia, per molti aspetti controversa, della Cassa. Controversa perché il ruolo della Cassa è stato a lungo sminuito o negato da una vulgata, e anche da una letteratura, che la presentava come il simbolo dell’assistenzialismo più retrivo o, nei casi migliori, come un esempio di inefficienza e di sprechi. Un ruolo che, invece, si sta ampiamente rivalutando alla luce degli studi fondati sulle nuove fonti rese disponibili dalla Banca Mondiale e dall’Archivio storico della Cassa stessa.
Non a caso, il citato volume curato dalla SVIMEZ nell’ambito del progetto ASET, si apre proprio con l’importante riflessione retrospettiva che nel 1981 l’ex Presidente della Cassa, Gabriele Pescatore, dedicò a quella esperienza, su quel quarto di secolo del più intenso sviluppo del Sud e della più alta convergenza tra Nord e Mezzogiorno.
L’esperienza della Cassa di Pescatore, dal momento della costituzione fino alla metà degli anni Settanta, si iscrive, infatti, nella fase magica dello sviluppo italiano ed ebbe una funzione cruciale per efficacia e capacità realizzativa, nel venticinquennio in cui il Sud, per la prima volta nella storia unitaria, contribuì in misura decisiva alla crescita dell’intero Paese e a realizzare il “miracolo economico”.
Miracolo al quale, parimenti alla Cassa, contribuì anche l’altro grande braccio dell’intervento pubblico che fu il sistema delle imprese a partecipazione statale, IRI ed ENI in testa. Ma la Cassa, con la sua natura peculiare dal punto di vista istituzionale, seppe via via conquistarsi un ruolo centrale, divenendo l’elemento del più ampio complesso di iniziative pubbliche che prese il nome di «intervento straordinario» nel Mezzogiorno. Al successo della prima Cassa diede una forte spinta la natura tecnico – ingegneristica dello strumento, che la mise al riparo da quella deriva politico burocratica che nella fase successiva l’ha snaturata.
Non a caso, tra il ’50 e il ’74, il Pil meridionale crebbe più che nei precedenti 90 anni unitari. Grazie alla Cassa si affermò un sistema che fu baluardo di un’azione programmata affidata per la sua realizzazione a presidi di personale tecnico di prim’ordine. In definitiva, la Cassa fu un’agenzia esemplare per tutta la fase della presidenza Pescatore e quell’esperienza può essere oggi riconsiderata proprio perché il tema dello sviluppo - e quindi del persistente dualismo -, come problema fondamentale dell’Italia, torni ad avere piena cittadinanza, se si vuole veramente governare l’uscita dalla lunga fase recessiva degli ultimi anni. Partendo proprio dall’assunto che, come negli anni ’50, il Sud è un ingrediente fondamentale della costruzione di un Paese che voglia avere un ruolo in Europa.
TUTTO CIO' ACCADE MENTRE ORGANI DI STAMPA ANNUNCIANO UN PROSSIMO REFERENDUM SULL'AUTONOMIA DELLA REGIONE LOMBARDIA.
http://www.lastampa.it/2017/05/29/italia/politica/maroni-firma-il-decreto-il-ottobre-referendum-per-lautonomia-della-lombardia-njX5zUljq1x45AI0JxGStN/pagina.html
Oh mia patria si bella e perduta!
venerdì 26 maggio 2017
TRATTATO sull’APOCALISSE di Isaac Newton : Interrogativi sulla natura della LUCE e della TRINITA’
Sin dai primi rudimenti di catechismo
e lungo tutto il percorso di crescita di un cristiano viene spesso sottolineato
il “valore profetico” delle Sacre Scritture e chi si avvicina ad esse ha anche
modo di ritrovare fatti, episodi, rispondenze, analisi che tendono a confermare
questo tipo di ermeneutica, al punto di percepire il nesso di continuità, quel
filo rosso, quel grande piano salvifico che presenta la tradizione cristiana e
sottende la storia dal momento della creazione sino all’instaurazione del regno messianico. Si
tratta di un messaggio sottile, acuto, ma universale, che tutti possono
comprendere e che non è nascosto, ma anzi destinato ai “piccoli” che, nella
fede, potranno comprenderlo proprio mentre sarà occultato ai “grandi”. Tutto
ciò non toglie, però, che punto oscuro di tutta la catena sequenziale che presentano
i Libri del Canone è e resta l’Ultimo
Libro.
Il Libro dell’Apocalisse, ultimo
libro del Nuovo Testamento, è veramente un Libro difficile. Un lettore
semplice, senza alcuna preparazione teologica, rischia di “perdersi” alla
ricerca di un senso sfuggente e che oscilla tra una generica, mera e rigida
interpretazione letterale, d’impronta millenarista sulla fine dei tempi, e tante
possibili interpretazioni allegoriche, che non si riesce a decidere quanto possano
escludere oppure integrare il significato letterale che se ne può cogliere in
senso stretto. Viene anche il dubbio se un libro di tali contenuti possa essere
destinato a quegli umili di cuore e poveri di spirito esaltati nel Discorso
della Montagna o non sia invece destinato, sebbene non in maniera esclusiva, a
particolari componenti oppure agli
stessi Pastori del Gregge.
Chi ha ricevuto una formazione
tecnico-scientifica e si ponga il problema di comprendere il Libro dell’Apocalisse
non può far a meno di far ricorso, alla fine, anche al Trattato sull’Apocalisse
di Isaac Newton. Quest’opera del grande scienziato e teologo inglese conduce
inevitabilmente ad una interpretazione posta alla base di una storica disputa,
ancora oggi presente in una parte del mondo protestante, che vede nell’Apocalisse
la caduta della Grande Meretrice identificata con la Chiesa di Roma.
L’argomento di questa breve nota
non vuole, comunque, entrare nel merito di questa difficilissima questione, da
sempre dibattuta a partire dal momento in cui il cristianesimo riformato si è
disperso in tanti rivoli, quanto porre l’accento su una singolare e netta posizione
dello scienziato che si scopre nel corso del citato trattato: la negazione
della natura trinitaria attribuita al Dio cristiano dal concilio di Nicea; elemento
esso stesso di condanna e caduta, secondo Newton, della Chiesa di Roma.
Affascina, però, pensare che proprio
Newton che propendeva per una teoria corpuscolare della luce, in
contrapposizione con Huygens, che invece propendeva per una teoria ondulatoria,
non abbia potuto compiacersi dei risultati cui è giunto, molto dopo, De Broglie
nella sua teoria duale della luce, mettendo praticamente d’accordo le due diverse impostazioni
che sembravano contrapposte. La luce, infatti, come è accertato dalla Fisica
moderna, in alcuni fenomeni mostra il suo aspetto corpuscolare, mentre in altri quello ondulatorio. Ma, in
entrambi i casi, la luce si manifesta come fenomeno energetico o comunque ad
esso riconducibile. Nel caso in cui emerge l’aspetto corpuscolare della luce
entrano in gioco le masse, le velocità delle particelle in interazione; mentre,
invece, quando emerge l’aspetto ondulatorio entrano in gioco la frequenza della
luce e la costante di Planck. In ogni caso tutte e due le manifestazioni sono
riconducibili a energia che si manifesta nell’uno e nell’altro modo.
Oggi in scritti di teologia (vedi
ad esempio Michael Mireau (1998) - God the Creator : Developing a Trinitarian
Understanding of Creation) si sostiene che lo Spirito (amore che esprime il
legame trinitario) è il potere unitivo all’interno della creazione e lo spazio
in cui le creature restano distinte una dall’altra; si parla, in maniera
esplicita ma analogica, del lavoro dello Spirito come campo di forza che tutto
permea e che mantiene ogni parte dell’intera creazione in uno stato di mutua
interazione per condurla verso i propri fini. Tutto questo appare molto
convincente nella sfera macro della realtà, ma appena si giunge al livello
micro, la natura della luce riaffiora e allora ci si domanda se non sia lecita
anche qui una esplicita analogia esplicativa della natura trinitaria. La
particella di luce, il suo relativo pacchetto di onde e l’energia che essi
esprimono, non possono ben rappresentare una triade di un’unica natura
(energetica) pur restando tre distinte entità intimamente connesse?
Newton - che taluni, per tracciarne ed enfatizzarne i
tratti, hanno esageratamente paragonato ad un teologo che incidentalmente si
occupava di fisica – se fosse vissuto ai nostri tempi si sarebbe certamente occupato
di questi argomenti e chissà se le sue argomentazioni intorno alla Trinità non
sarebbero mutate?
Etichette:
Natura della Luce,
Trattato sull'Apocalisse di Newton,
Trinità
domenica 30 aprile 2017
SOFISMI E MODELLI EURISTICI SU UNA PRESUNTA REALTA’ DUALE
Estratto da una lettera
ad un amico mai riscontrata
Nel corso del nostro incontro ti
ho ascoltato con molta attenzione mentre sostenevi, sulla base di una
scientifica visione duale della realtà, che necessariamente l’Essere deve “contenere”
il positivo ed il negativo insieme, ovvero l’Essere ed il suo contrario Non
Essere.
Ti ho ascoltato e non ho potuto
obiettare, perché oggettivamente la materia e noi stessi conteniamo cariche di
entrambi i segni; ma, anche perché, da ipotesi scientifiche sappiamo, che l’universo intero potrebbe esistere solo perché prevale la materia sull’antimateria –
anche se di poco – dal momento che, come qualcuno sostiene, per effetto di “una
fluttuazione quantistica”, il cosiddetto “vuoto ( mare di Dirac)” ha prodotto
il Big-Bang, ovvero la creazione dello spazio-tempo e tutto ciò che esso
contiene.
Ciononostante, l’idea duale, che
può sembrare “oggettiva”, stona un poco con insegnamenti teologici correnti! Mi
sono, poi, imbattuto per caso nel “De Casu Diaboli” di S. Anselmo da cui ho
estratto questo pezzo che ti invio, perché mi piacerebbe sentire quali siano le
tue obiezioni alla tesi che sostiene.
Ti segnalo che, a mio modo di
vedere - seguendo l’ipotesi del Punto Omega
del Prof. J.F. Tipler (vedi Fisica dell’Immortalità e Fisica del
Cristianesimo dello stesso autore – ediz. Mondadori) come :
Essere = fine teleologico di ogni onda/particella
dell’universo la cui esistenza nello spazio-tempo è modulata dall’Essere stesso
-
l’impostazione di S.Anselmo non sembra affatto
erronea. Che ne pensi? A me non sembra un “sofisma”.(Scusa se il pezzo è in
inglese – facilmente comprensibile - ma non dispongo di una versione in
Italiano).
……………………………………………………….
But if you
consider existing things: when they pass to not-being,
God does not
cause them not to be. For not only does no other
being exist except by
His creating, but also a being cannot at all
remain what it was
made except by His conserving. Therefore,
when He ceases to
conserve what He has created, then that thing
which existed returns
to not-being, not because He causes it not to
be but because He
ceases to cause it to be. For when as though angered,
God removes being by
destroying something, not-being is
not from Him. But when
He reclaims as His own what He had bestowed,
then that thing which
was created by Him, and by Him was
being conserved in
existence, returns unto not-being, which it had
not from Him but from
itself before it was created. For example,
if from someone you
reclaim a tunic which you willingly gave for
a while to him, who
was naked, he does not have his state of nakedness
from you; but when you
reclaim what was yours, the man returns
into the state he was
in before having been clothed by you.
Assuredly, just as
from the Supreme Good comes only good,
and just as every good
is from the Supreme Good, so from the
Supreme Being comes
only being, and every being is from the
Supreme Being. Thus,
since the Supreme Good is the Supreme
Being, it follows that
every good thing is a being and every being
a good thing. Therefore, nothing and not-being are not goods,
even as they
are not beings. And so nothing and not-being are not
from Him
from whom comes only good and being.
----------------------------------------
Peraltro, dato che lo
spazio-tempo è una realtà percorribile e l’antimateria è anch’essa una realtà
identificata come “materia che risale il tempo”, ovvero con freccia temporale
invertita, si dovrebbe presumere che il
Big-Bang sia lo scontro di due masse, una di materia (più grande) e l’altra di
antimateria più piccola, che dopo l’annichilimento totale di quest’ultima e
parziale della prima, nonché dopo la relativa emissione di energia (raggi gamma), abbia
dato luogo all’universo che conosciamo, e a quello che non conosciamo ancora
(non solo perché ce lo esclude il cono di luce). Infatti, per effetti di
“simmetria” al Big-Bang – dall’altra parte, per così dire, su un piano spazio
temporale bidimensionale, deve opporsi un “Big-Crunch” (insomma Buco
Bianco/Buco Nero viaggiano insieme) anche se essendo i raggi di curvatura
estremamente ampi ed in continua espansione noi percepiamo l’universo come
piatto e composto solo di materia, non riuscendo più a vedere l’energia “annichilita”
che si conserva sotto varie forme radiative e non radiative (per es. cinetica
in prossimità del Chrunch, etc.). In sostanza c’è una singolarità
nell’universo, li dove è avvenuto il Big-Bang, più singolare delle altre, che
separa il mondo della materia da quello dell’antimateria, il mondo che si
espande da quello che implode (struttura toroidale : la mela sezionata!) e
quella singolarità è il Punto Alfa, ma al tempo stesso (dall’altra parte –
ovvero dalla parte prospettica del Buco Nero) è il punto Omega da cui tutto
nasce e tutto ritorna “per fare nuova ogni cosa” attraverso lo sgretolamento, da
un lato, dovuto all’effetto marea gravitazionale e all’emissione di “energia
finissima” dall’altro, che superata una certa fase di opacità radiativa
condensa poi in materia come la conosciamo. Questa singolarità più singolare
delle altre - a guisa della quale si
realizzano localmente nello spazio-tempo altre “singolarità minori”
dipendentemente dalla quantità locale di materia/energia (in teoria percepibile
nella nostra realtà) ed antimateria/anti-energia (non percepibile) – è l’unico punto
nell’universo che attraverso la struttura della spazio tempo (un reticolo fatto
da elementi di dimensione della scala di Planck e dove la propagazione delle
sue vibrazioni/deformazioni viaggiano a velocità superluminale essendo la massa
coinvolta nulla) è in contatto con ciascun altro punto esistente nello spazio
tempo e permea anche gli interstizi subnucleari (membrane di Bloch senza limiti fisici). Siamo abituati a
pensare a questa singolarità del Big Bang in termini “statici”, come ad un
fenomeno “contingente” piuttosto che “immanente”. Se fosse vero, invece, come
le mie congetture suggeriscono che si tratti di un processo dinamico,
quasi-ciclico, si avrà sempre in determinate condizioni e ad una certa distanza
spazio-temporale dalla singolarità, dalla nostra parte sensibile, si formeranno
mondi abitabili dove si svilupperanno esseri intelligenti capaci di osservare
l’universo, comprenderlo ed apprezzarne la maestosità, piegando le ginocchia al pensiero di quel Punto Alfa-Omega che nel corso del processo raccoglie “informazioni”
dalla materia che precipita su Esso e riemette, vede tutto e sa tutto essendo
in contatto con ogni punto dello spazio-tempo, agendo da Collettore di
Conoscenza che può mettere a disposizione di “esseri creati” al fine di evolverli secondo un Suo piano
evolutivo dell’intero universo.
Un simile
modello euristico - non so se modellabile matematicamente – non implica un
Essere che include il Suo Contrario; semmai glielo pone come “Subordinato” (per
effetto di materia > antimateria) mette insieme i tradizionali modelli della
Creazione Continua, degli Universi Aperti o Chiusi o Piatti, dà la possibilità
di spiegare l’energia oscura e soprattutto, attraverso la coincidenza di
Alfa/Omega come centro della Creazione realizza la Coincidentia Oppositorum, e
apre immediatamente una sorta di connessione tra ogni possibile spiegazione
scientifica e contesti filosofico-teologici. La Singolarità origina e sostiene
tutte le cose, le permea in ogni momento e possiede in ogni momento tutta la
conoscenza. Il Modello propone un Essere che evolve e supera l’evoluzionismo
spenceriano e darwiniano inglobandoli e collocandosi vicino ai punti di vista
di Teilhard de Chardin, sostanzia quel
passaggio sequenziale dall’energia alla materia, per trasformarsi attraverso
l’evoluzione prima in biosfera e poi in noosfera, fino a giungere a una
configurazione cristica che solo lontanamente, se male intesa, può richiamare impostazioni panteistiche alla
maniera di Spinoza o Giordano Bruno.
mercoledì 19 aprile 2017
Articoli Interessanti di cui tenere memoria per l'UE sul surplus tedesco e sulle regole per un serio dibattito sull'euro
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-04-18/dova-va-surplus-tedesco-182941.shtml?uuid=AEmHtJ7
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-04-15/euro-si-o-no-dibattito-serio-e-costruttivo-220217.shtml?uuid=AE7B765
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-04-15/euro-si-o-no-dibattito-serio-e-costruttivo-220217.shtml?uuid=AE7B765
mercoledì 12 aprile 2017
INTERROGATIVI
1) IL DEBITO E' RICCHEZZA CHE GLI STATI HANNO POSTO NELLE MANI DEI PRIVATI?
Il Sole 24 Ore pubblica un articolo dal titolo "Una montagna alta 44mila miliardi di dollari. Ecco la mappa del debito pubblico mondiale" al link :
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-02-28/una-montagna-alta-44mila-miliardi-dollari-ecco-mappa-debito-pubblico-mondiale-104035.shtml?uuid=AEyJsze
2) NELLA MASSA DI RICCHEZZA CIRCOLANTE (carta moneta, titoli, moneta elettronica, etc.) NON DOVREBBERO ESSERE CONSIDERATI ANCHE I "DERIVATI" VALUTATI INTORNO A 700 MILA MILIARDI DI DOLLARI ( di fronte ai quali il problema del debito quasi scompare)?
3) CON LE ECONOMIE EMERGENTI QUESTA MASSA MONETARIA NON TENDERA' ALL'ESPANSIONE? E QUALI SONO I RISCHI (OLTRE CHE PER LE RISORSE DEL PIANETA) DI UNA TALE ESPANSIONE?
4) LA SOLIDARIETA' E CONDIVISIONE DELLA RICCHEZZA TRA I POPOLI - VISTI GLI EFFETTI DELLA CRISI - E' UNA VIA PRATICABILE?
5) DA QUESTO PUNTO DI VISTA LA GLOBALIZZAZIONE COME E' GOVERNATA?
6) CHI PUO' RISPONDERE A QUESTE DOMANDE?
Il Sole 24 Ore pubblica un articolo dal titolo "Una montagna alta 44mila miliardi di dollari. Ecco la mappa del debito pubblico mondiale" al link :
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-02-28/una-montagna-alta-44mila-miliardi-dollari-ecco-mappa-debito-pubblico-mondiale-104035.shtml?uuid=AEyJsze
2) NELLA MASSA DI RICCHEZZA CIRCOLANTE (carta moneta, titoli, moneta elettronica, etc.) NON DOVREBBERO ESSERE CONSIDERATI ANCHE I "DERIVATI" VALUTATI INTORNO A 700 MILA MILIARDI DI DOLLARI ( di fronte ai quali il problema del debito quasi scompare)?
3) CON LE ECONOMIE EMERGENTI QUESTA MASSA MONETARIA NON TENDERA' ALL'ESPANSIONE? E QUALI SONO I RISCHI (OLTRE CHE PER LE RISORSE DEL PIANETA) DI UNA TALE ESPANSIONE?
4) LA SOLIDARIETA' E CONDIVISIONE DELLA RICCHEZZA TRA I POPOLI - VISTI GLI EFFETTI DELLA CRISI - E' UNA VIA PRATICABILE?
5) DA QUESTO PUNTO DI VISTA LA GLOBALIZZAZIONE COME E' GOVERNATA?
6) CHI PUO' RISPONDERE A QUESTE DOMANDE?
Etichette:
Debito Mondiale,
Derivati,
Globalizzazione,
Solidarietà
Iscriviti a:
Post (Atom)